Genesi 2:19-21
- Maryam Bat Hagar
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Genesi 2:19-21
Shalom Armando
provo a spiegarlo sulla base di quello che ho compreso
potrebbe non essere corretto(al massimo mi correggono )
la parola che viene inopportunamente tradotta con "costola" in realtà significa "lato" o "parte".
secondo me il non creare l'uomo e la donna separati e contemporaneamente è stata voluto da D-O perché ha un significato molto profondo.
non credenti, misogini, e pseudo-femministe hanno per secoli deriso questo passo come un'incapacità di D-O di dare la vita a due umani nello stesso tempo; oppure come un'aperta dichiarazione di inferiorità/sottomissione ontologica della donna rispetto all'uomo.
Gianni nel suo studio scrive:
Il racconto della creazione della donna contiene invece un grande insegnamento. Creando la donna, Dio non la fece separata e distinta dall’uomo formandola dalla polvere della terra, come aveva fatto con Adamo. Dicendo che la fece prendendo la metà (צלע, tzelà) di Adamo, s’intende insegnare che la donna era davvero “come una che gli sta di fronte” (כְּנֶגְדֹּו, kenegdò – Gn 2:18) ed era, nel contempo, ‘ossa delle sue ossa e carne della sua carne’ (Gn 2:23). Non era sottomessa al maschio; essendo della stessa natura, ne era “metà”.
Ancora oggi si usa parlare della propria moglie come della propria metà. Ciò è conforme non solo al secondo racconto della creazione che abbiamo appena esaminato, ma è conforme anche al primo racconto della creazione: “Dio creò l’uomo [= l’essere umano] a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. – Gn 1:27.
un'abbraccio in Cristo
provo a spiegarlo sulla base di quello che ho compreso
potrebbe non essere corretto(al massimo mi correggono )
la parola che viene inopportunamente tradotta con "costola" in realtà significa "lato" o "parte".
secondo me il non creare l'uomo e la donna separati e contemporaneamente è stata voluto da D-O perché ha un significato molto profondo.
non credenti, misogini, e pseudo-femministe hanno per secoli deriso questo passo come un'incapacità di D-O di dare la vita a due umani nello stesso tempo; oppure come un'aperta dichiarazione di inferiorità/sottomissione ontologica della donna rispetto all'uomo.
Gianni nel suo studio scrive:
Il racconto della creazione della donna contiene invece un grande insegnamento. Creando la donna, Dio non la fece separata e distinta dall’uomo formandola dalla polvere della terra, come aveva fatto con Adamo. Dicendo che la fece prendendo la metà (צלע, tzelà) di Adamo, s’intende insegnare che la donna era davvero “come una che gli sta di fronte” (כְּנֶגְדֹּו, kenegdò – Gn 2:18) ed era, nel contempo, ‘ossa delle sue ossa e carne della sua carne’ (Gn 2:23). Non era sottomessa al maschio; essendo della stessa natura, ne era “metà”.
Ancora oggi si usa parlare della propria moglie come della propria metà. Ciò è conforme non solo al secondo racconto della creazione che abbiamo appena esaminato, ma è conforme anche al primo racconto della creazione: “Dio creò l’uomo [= l’essere umano] a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”. – Gn 1:27.
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il nostro nemico non è né l'ebreo né il cristiano
il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza
Ali ibn Abi Talib(599- 661)
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Re: Genesi 2:19-21
Forse Dio attendeva che Adamo riconoscesse il vuoto creato dalla mancanza della sua metà.
- francesco.ragazzi
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Re: Genesi 2:19-21
Caro Armando,
Potrebbe anche essere che per gli animali fù eseguita una creazione (per così dire) inferiore in quanto non suscettibili di vita eterna avevano bisogno di riprodursi, per l'uomo forse aveva in mente un'idea diversa, una creatura eterna che Gli facesse compagnia posta in mezzo fra Dio e gli animali.- Possibilmente Adamo non era in origine maschio, ma lo divenne con la creazione di Eva in vista del futuro decadimento .-
Eva infatti ha come donna cromosomi dello stesso tipo mentre Adamo come uomo non ha cromosomi dello stesso dipo (e diversi dalla donna) ma ha due tipi di cromosomi : con la metà di quelli maschili (tipo Y) creò la donna.-
Daltronde in Mt 22:30 è riportato : "...Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli..." forse come era Adamo prima del peccato .-
Potrebbe anche essere che per gli animali fù eseguita una creazione (per così dire) inferiore in quanto non suscettibili di vita eterna avevano bisogno di riprodursi, per l'uomo forse aveva in mente un'idea diversa, una creatura eterna che Gli facesse compagnia posta in mezzo fra Dio e gli animali.- Possibilmente Adamo non era in origine maschio, ma lo divenne con la creazione di Eva in vista del futuro decadimento .-
Eva infatti ha come donna cromosomi dello stesso tipo mentre Adamo come uomo non ha cromosomi dello stesso dipo (e diversi dalla donna) ma ha due tipi di cromosomi : con la metà di quelli maschili (tipo Y) creò la donna.-
Daltronde in Mt 22:30 è riportato : "...Perché alla risurrezione non si prende né si dà moglie; ma i risorti sono come angeli nei cieli..." forse come era Adamo prima del peccato .-
Ultima modifica di francesco.ragazzi il domenica 1 febbraio 2015, 19:03, modificato 2 volte in totale.
Re: Genesi 2:19-21
Ciao Armando.
Interessante la tua riflessione!
Provo a dare un mio pensiero che fa capo alle Scritture e alla letteratura ebraica.
Analizzando le Scritture si può notare che D-o ha creato l’universo e gli esseri viventi con un ordine verbale: e D-o disse… furono creati a coppie maschi e femmine. Soltanto per l’uomo viene specificato dalle Scritture diversamente dal resto del regno animale proprio per mettere in risalto che entrambi i sessi, uomo e donna, furono creati a immagine di D-o. Tra parentesi aggiungerei che l’uomo e la donna in origine sono considerati davanti a D-o una sola carne; questo viene altresì detto solo per l’essere umano.
Per l’uomo invece è scritto che lo formò dalla polvere della terra. A immagine di D-o lo creò.
Eva viene creata più tardi ma pur sempre nel 6° giorno come Adamo. Infatti, successivamente al completamento della creazione dell’uomo D-o entrò nel suo riposo.
Adamo ed Eva quindi vengono formati per ultimi nell’atto della creazione in prossimità del settimo giorno, lo Shabbath.
L’uomo viene posto quindi come un ponte tra il mondo della creazione terrestre dei sei giorni e il mondo spirituale dello Shabbath.
Questo era il compito dell’uomo e della donna che insieme, in una sola carne, dovevano compiere: avvicinare il mondano allo spirituale, ossia presentare ciò che è nel mondo al servizio di D-o.
Adamo ed Eva hanno fallito tale compito. Spetterà in seguito alla progenie della donna, ossia al secondo Adamo , cioè il messia, ricondurre l’uomo a tale servizio.
Marco S.
Interessante la tua riflessione!
Provo a dare un mio pensiero che fa capo alle Scritture e alla letteratura ebraica.
Analizzando le Scritture si può notare che D-o ha creato l’universo e gli esseri viventi con un ordine verbale: e D-o disse… furono creati a coppie maschi e femmine. Soltanto per l’uomo viene specificato dalle Scritture diversamente dal resto del regno animale proprio per mettere in risalto che entrambi i sessi, uomo e donna, furono creati a immagine di D-o. Tra parentesi aggiungerei che l’uomo e la donna in origine sono considerati davanti a D-o una sola carne; questo viene altresì detto solo per l’essere umano.
Per l’uomo invece è scritto che lo formò dalla polvere della terra. A immagine di D-o lo creò.
Eva viene creata più tardi ma pur sempre nel 6° giorno come Adamo. Infatti, successivamente al completamento della creazione dell’uomo D-o entrò nel suo riposo.
Adamo ed Eva quindi vengono formati per ultimi nell’atto della creazione in prossimità del settimo giorno, lo Shabbath.
L’uomo viene posto quindi come un ponte tra il mondo della creazione terrestre dei sei giorni e il mondo spirituale dello Shabbath.
Questo era il compito dell’uomo e della donna che insieme, in una sola carne, dovevano compiere: avvicinare il mondano allo spirituale, ossia presentare ciò che è nel mondo al servizio di D-o.
Adamo ed Eva hanno fallito tale compito. Spetterà in seguito alla progenie della donna, ossia al secondo Adamo , cioè il messia, ricondurre l’uomo a tale servizio.
Marco S.
- Gianni
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Re: Genesi 2:19-21
Io credo che accostando le prime pagine di Genesi, quelle relative alla creazione della specie umana, si è vittime inconsapevoli di un pregiudizio dovuto alla nostra lingua.
Che cosa capisce il comune lettore leggendo che “Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno e, mentre dormiva, prese una delle sue costole e chiuse quindi la carne sul posto d’essa ... Dio edificava dalla costola che aveva preso dall’uomo una donna e la conduceva all’uomo” (Gn 2:21,22, TNM)? Il comune lettore si immagina – sbagliando totalmente – che il primo essere creato fosse maschio e che poi la donna fu ricavata da una sua presunta costola.
Questo pregiudizio si crea perché la parola usata è “uomo”: “Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno”. Lo stesso pregiudizio si era già formato leggendo Gn 1:27: “Dio creò l'uomo”. Il lettore sprovveduto si immagina questo “uomo” come maschio.
Chi leggeva la traduzione greca della LXX non poteva cadere in questo equivoco, perché qui i dotti ebrei alessandrini tradussero “l’adàm” con τὸν ἄνθρωπον (tòn ànthropon). Il greco, lingua precisa, ha per l’essere umano tre termini: ànthropos, l’essere umano in sé, uomo o donna che sia (da cui deriva il nostro termine antropologia); anèr, l’essere umano maschio (da cui deriva il nostro termine andrologia); ghynè, l’essere umano femmina (da cui deriva il nostro termine ginecologia). Anche se traduciamo ànthropos con “essere umano”, manteniamo pur sempre un maschile. Deve però essere chiaro che l’ànthropos è l’essere umano indifferenziato. La Scrittura afferma che “Dio creò [יִּבְרָא (yivrà)] l'uomo [אָדָם (adàm), essere umano indifferenziato; ànthropos]”.
Quando si parla di uomo come maschio? Questo è interessante. Vediamo.
Nonostante il pregiudizio che si crea nella mente del lettore leggendo “uomo”, il lettore meno superficiale avverte una certa differenza - al di là dei nomi che sono gli stessi - leggendo il testo:
“Dio fece cadere sull’uomo [אָדָם (adàm)] un profondo sonno e, mentre dormiva, prese una delle sue costole e chiuse quindi la carne sul posto d’essa ... Dio edificava dalla costola che aveva preso dall’uomo [אָדָם (adàm)] una donna e la conduceva all’uomo [אָדָם (adàm)]”. - Gn 2:21,22, TNM.
Il termine adàm (אָדָם) è sempre lo stesso, ma è evidente che l’adàm che viene fatto cadere in un sonno inconsapevole non è lo stesso adàm a cui Dio conduce poi la donna. È del tutto chiaro, comunque, che la donna non è tratta dal maschio ma dall’adàm indifferenziato.
Non è l’adàm primigenio che riconosce nella donna una sua simile, ma è l’adàm ora privato della sua metà: “L'uomo [הָאָדָם (haadàm)] disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna [אִשָּׁה (ishàh)] perché è stata tratta dall'uomo [אִישׁ (iysh)]»” (Gn 2:23). In italiano abbiamo due parole diverse – “uomo”, “donna” – ma in ebraico è la stessa parola, al maschile e al femminile; come se per noi fosse “uomo” e “uoma”.
Va notato che le interpretazioni di Dio non coincidono con quelle dell’adàm. Dio, infatti, non nomina mai l’uomo in base al suo genere: non lo chiama iysh ma fa riferimento a lui come a essere umano tratto dalla terra, adàm, appunto, tratto dall’adamàh. Il termine maschile iysh, “uomo”, compare per la prima volta sulle labbra dell’adàm privato della sua metà, che nomina se stesso di fronte alla nuova presenza femminile: “Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna [אִשָּׁה (ishàh)] perché è stata tratta dall'uomo [אִישׁ (iysh)]” (Gn 2:23). In tal modo l’uomo iysh si differenzia emergendo dalla sua condizione di adàm. Si presti però attenzione a come egli dà un’interpretazione al rovescio. Logica vorrebbe che egli dicesse: ‘Io scopro di essere uomo perché ti percepisco e ti riconosco donna’. Egli dice invece: “Lei sarà chiamata uoma perché è stata tratta dall'uomo”.
Come fa l’adàm privato della sua metà a sapere che adàm e iysh sono uguali? Il racconto non lo dice. E come fa lui a sapere che lei è stata tratta da lui? È il narratore genesiaco che deduce nella sua sequenza narrativa. Così aveva sempre fatto riguardo alle diverse fasi della creazione: la terra desolata iniziale e carente della presenza della vita era stata oggetto dell’azione divina. Dio era intervenuto differenziando progressivamente in modo di portare la perfezione. Alla fine tutto, nel creato, era interdipendente. Dio lavorò sulla terra, facendola emergere dalle acque, rendendola produttiva e abitabile, traendone la flora e la fauna, e anche l’umano adàm, tratto appunto dall’adamàh. Ciò che non scopre però l’umano generico adàm e neppure l’uomo iysh è che anche la donna ha a che vedere con la terra. Curiosamente, nei miti antichi comuni ai popoli, compreso quello ebraico, è la donna e non l’uomo che è più vicina alla terra; la terra stessa fu vista come madre, non come padre. Il racconto successivo di Gn colloca la donna in un’altra dimensione.
Quando l’uomo inizia a parlare, inizia a differenziare, a somiglianza di Dio.
A ben vedere, si ha nella creazione una progressione che è costantemente orientata al “meglio”.
Tutto volge al perfettibile, si passa dall’indifferenziato al differenziato. Nella narrazione di Gn si nota una progressione: nella creazione avviene via via una differenziazione. Durante i primi cinque giorni creativi la differenziazione avviene tramite la separazione, poi diversamente.
È tutto un crescendo, verso vette sempre più alte. L’ultimo atto creativo di Dio è donna: il suo capolavoro.
Che cosa capisce il comune lettore leggendo che “Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno e, mentre dormiva, prese una delle sue costole e chiuse quindi la carne sul posto d’essa ... Dio edificava dalla costola che aveva preso dall’uomo una donna e la conduceva all’uomo” (Gn 2:21,22, TNM)? Il comune lettore si immagina – sbagliando totalmente – che il primo essere creato fosse maschio e che poi la donna fu ricavata da una sua presunta costola.
Questo pregiudizio si crea perché la parola usata è “uomo”: “Dio fece cadere sull’uomo un profondo sonno”. Lo stesso pregiudizio si era già formato leggendo Gn 1:27: “Dio creò l'uomo”. Il lettore sprovveduto si immagina questo “uomo” come maschio.
Chi leggeva la traduzione greca della LXX non poteva cadere in questo equivoco, perché qui i dotti ebrei alessandrini tradussero “l’adàm” con τὸν ἄνθρωπον (tòn ànthropon). Il greco, lingua precisa, ha per l’essere umano tre termini: ànthropos, l’essere umano in sé, uomo o donna che sia (da cui deriva il nostro termine antropologia); anèr, l’essere umano maschio (da cui deriva il nostro termine andrologia); ghynè, l’essere umano femmina (da cui deriva il nostro termine ginecologia). Anche se traduciamo ànthropos con “essere umano”, manteniamo pur sempre un maschile. Deve però essere chiaro che l’ànthropos è l’essere umano indifferenziato. La Scrittura afferma che “Dio creò [יִּבְרָא (yivrà)] l'uomo [אָדָם (adàm), essere umano indifferenziato; ànthropos]”.
Quando si parla di uomo come maschio? Questo è interessante. Vediamo.
Nonostante il pregiudizio che si crea nella mente del lettore leggendo “uomo”, il lettore meno superficiale avverte una certa differenza - al di là dei nomi che sono gli stessi - leggendo il testo:
“Dio fece cadere sull’uomo [אָדָם (adàm)] un profondo sonno e, mentre dormiva, prese una delle sue costole e chiuse quindi la carne sul posto d’essa ... Dio edificava dalla costola che aveva preso dall’uomo [אָדָם (adàm)] una donna e la conduceva all’uomo [אָדָם (adàm)]”. - Gn 2:21,22, TNM.
Il termine adàm (אָדָם) è sempre lo stesso, ma è evidente che l’adàm che viene fatto cadere in un sonno inconsapevole non è lo stesso adàm a cui Dio conduce poi la donna. È del tutto chiaro, comunque, che la donna non è tratta dal maschio ma dall’adàm indifferenziato.
Non è l’adàm primigenio che riconosce nella donna una sua simile, ma è l’adàm ora privato della sua metà: “L'uomo [הָאָדָם (haadàm)] disse: «Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna [אִשָּׁה (ishàh)] perché è stata tratta dall'uomo [אִישׁ (iysh)]»” (Gn 2:23). In italiano abbiamo due parole diverse – “uomo”, “donna” – ma in ebraico è la stessa parola, al maschile e al femminile; come se per noi fosse “uomo” e “uoma”.
Va notato che le interpretazioni di Dio non coincidono con quelle dell’adàm. Dio, infatti, non nomina mai l’uomo in base al suo genere: non lo chiama iysh ma fa riferimento a lui come a essere umano tratto dalla terra, adàm, appunto, tratto dall’adamàh. Il termine maschile iysh, “uomo”, compare per la prima volta sulle labbra dell’adàm privato della sua metà, che nomina se stesso di fronte alla nuova presenza femminile: “Questa, finalmente, è ossa delle mie ossa e carne della mia carne. Ella sarà chiamata donna [אִשָּׁה (ishàh)] perché è stata tratta dall'uomo [אִישׁ (iysh)]” (Gn 2:23). In tal modo l’uomo iysh si differenzia emergendo dalla sua condizione di adàm. Si presti però attenzione a come egli dà un’interpretazione al rovescio. Logica vorrebbe che egli dicesse: ‘Io scopro di essere uomo perché ti percepisco e ti riconosco donna’. Egli dice invece: “Lei sarà chiamata uoma perché è stata tratta dall'uomo”.
Come fa l’adàm privato della sua metà a sapere che adàm e iysh sono uguali? Il racconto non lo dice. E come fa lui a sapere che lei è stata tratta da lui? È il narratore genesiaco che deduce nella sua sequenza narrativa. Così aveva sempre fatto riguardo alle diverse fasi della creazione: la terra desolata iniziale e carente della presenza della vita era stata oggetto dell’azione divina. Dio era intervenuto differenziando progressivamente in modo di portare la perfezione. Alla fine tutto, nel creato, era interdipendente. Dio lavorò sulla terra, facendola emergere dalle acque, rendendola produttiva e abitabile, traendone la flora e la fauna, e anche l’umano adàm, tratto appunto dall’adamàh. Ciò che non scopre però l’umano generico adàm e neppure l’uomo iysh è che anche la donna ha a che vedere con la terra. Curiosamente, nei miti antichi comuni ai popoli, compreso quello ebraico, è la donna e non l’uomo che è più vicina alla terra; la terra stessa fu vista come madre, non come padre. Il racconto successivo di Gn colloca la donna in un’altra dimensione.
Quando l’uomo inizia a parlare, inizia a differenziare, a somiglianza di Dio.
A ben vedere, si ha nella creazione una progressione che è costantemente orientata al “meglio”.
Tutto volge al perfettibile, si passa dall’indifferenziato al differenziato. Nella narrazione di Gn si nota una progressione: nella creazione avviene via via una differenziazione. Durante i primi cinque giorni creativi la differenziazione avviene tramite la separazione, poi diversamente.
È tutto un crescendo, verso vette sempre più alte. L’ultimo atto creativo di Dio è donna: il suo capolavoro.
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Genesi 2:19-21
È tutto un crescendo, verso vette sempre più alte. L’ultimo atto creativo di Dio è donna: il suo capolavoro.[/quote]
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il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza
Ali ibn Abi Talib(599- 661)
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Re: Genesi 2:19-21
Gianni, molto bella questa tua trattazione. Persino gli esoteristi parlano della forma originale umana, l'Adam Kadmon cabalistico, o Adam Qadmon, l'uomo primordiale non "maschio" ma "essere umano". Poi, con l'Ein Sof e i Sephirot si creano la loro triste dottrina.
Scrive Leo Meurin: "L'idea di Dio è la pienezza di tutte le perfezioni possibili. L'Ensoph cabalistico è il vuoto, uno zero, il Nulla infinito. Dio è l'essere supremo; lo Zohar Sefiroth Ensoph è un'astrazione puramente mentale, un idolo immaginario, scioccamente adorato dagli Ebrei cabalisti e dai massoni come causa prima" (La franc-maçonnerie, synagogue de Satan, Paris, 1893)
Scrive Leo Meurin: "L'idea di Dio è la pienezza di tutte le perfezioni possibili. L'Ensoph cabalistico è il vuoto, uno zero, il Nulla infinito. Dio è l'essere supremo; lo Zohar Sefiroth Ensoph è un'astrazione puramente mentale, un idolo immaginario, scioccamente adorato dagli Ebrei cabalisti e dai massoni come causa prima" (La franc-maçonnerie, synagogue de Satan, Paris, 1893)
Re: Genesi 2:19-21
Bellissimo l’intervento di Gianni, e mi viene la nostalgia del vecchio forum quando per parecchi mesi abbiamo trattato i capitoli di genesi 1 e 2. Nel frattempo è nato il nuovo forum e abbiamo ripreso il commento a bereshit da Noàch in poi.
In aggiunta a quello che scrive Gianni, provo a contribuire con uno stralcio dello studio di bereshit che non è mai concluso.
Shalom
Noiman
“ Poi il Signore disse: non è bene che l’uomo rimanga solo, farò per lui un aiuto che gli si confaccia” (Bereshit 2/18) (Genesi).
In realtà la giusta traduzione potrebbe essere :” Gli farò un aiuto simile a lui” Oppure :”Gli farò un aiuto contro di lui” le lettere ebraiche senza vocalizzazione non escludono le due possibilità.
Ci piacerebbe anche approfondire l’affermazione “non è bene che l’uomo rimanga solo” nel testo ebraico è la prima volta che compare l’affermazione: א טובל, “non è buono”; precedentemente questa espressione è usata per sette volte ma solo in senso positivo, perche la stessa parola viene utilizzata in senso negativo, quale è l’elemento che D-o considera non soddisfacente o incompleto che non consente al Creatore di approvare l’opera nella sua definizione .
Quale senso ha l’affermazione che : “non è bene che l’uomo rimanga solo” questa affermazione ha forse a che fare con l’UNICITA del Santo?
Queste parole potrebbero essere interpretata come: “non è bene che l’uomo sia unico come D-o” , in definitiva Adam è stato creato ha immagine e somiglianza di
D-o, un vero campione di unicità.
Ma abbiamo letto che tutto il creato è stato formato duplice e molteplice , tutto è in coppia mentre l’uomo è nato singolo e non ha ancora trovato un aiuto che si convenga tra le creature che D-o gli ha mostrato. Adamàh è una eccezione nel creato dove tutto è stato stabilito attraverso la natura degli opposti, maschio e femmina.
Quale è l’aiuto che il Santo ritiene utile per l’uomo?
Questa affermazione è una precisazione di un destino futuro, dove l’immagine e somiglianza si debba completare nella sua vera definizione, una realtà che appartiene alla ultima forma assegnata.
Il progetto è stato ridisegnato e ha preso la sua vera forma solo quando il Santo ha deciso per l’ultima separazione.
Adamàh è di fatto unico in questa creazione, la sua natura duplice è un limite nel progetto di questa creazione.
D-o allora decide che è ora di estrarre da Adamàh la parte femminile che è presente fin dall’inizio nel sesto giorno, quando fu creato a immagine e somiglianza.
Quindi viene spezzata l’unicità del primo uomo.;a rimanere unico è solo più D-o.
Ma tutto è stato progettato fin dall’inizio e doveva ancora essere adempiuto il primo comandamento : “ Dio li benedisse e Dio stesso disse loro:”prolificate e moltiplicatevi” (bereshit 9/7)(genesi)
Dopo essere stati separati Adam e Chavà (Eva ) si integrano nella creazione che è stata concepita in coppie, dove maschio e femmina garantiscono attraverso la loro unione la discendenza della specie a garanzia del mondo futuro, questo leggeremo quando Noàch si appresta a fare salire le coppie di animali sull’arca, e le parole usate sono :“hish ve ishtò” letteralmente traducibile come marito e moglie, anche se le traduzioni riportano: maschio e femmina.
Questo particolare ha una sua chiave di lettura, nel salvare l’umanità e la natura il Santo ripropone ai sopravissuti il modello iniziale della creazione, tutte le creature che entreranno nell’Arca saranno in piena legalità sessuale.
“Il Signore Dio fece cader sonno sull’uomo che si addormentò; gli prese una costola e nel suo posto chiuse la carne” (genesi 2/21)
תרדמה “tardemà” è la parola scelta per indicare il sonno profondo di Adam; la prima anestesia della storia.
Il valore numerico di questa parola è 649, identico al valore della parola תרגום “targùm” che significa traduzione, Chavà fu tradotta .
Come Adam , anche la donna aveva bisogno di una nuova “interpretazione”; tradurre significa trovare un significato simile all’originale Adam chiamò la donna “ossa delle sue ossa, carne della sua carne.
L’espressione che usa Adamàh :
ויאמר האדם זאת הפעם עצם מעצמי ובשר מבשרי לזאת יקרא אשה כי מאיש לקחה זאת
“ Questa volta è osso delle mie ossa e carne della mia carne, pertanto si chiamerà ishà (donna), essendo tratta da ish (uomo).(bereshit 2/23)(genesi).
L’espressione questa volta ci induce a pensare che non fosse la prima volta che la volta che la donna veniva estratta, oppure possiamo comprendere questa espressione tramite l’affermazione precedente: “ che Adamah non trovo un aiuto che si confacesse”.
Altre leggende e il Midrash commentano a più livelli queste parole nell’opera: “L’Alfabeto di Ben Sira”, composto probabilmente nell’ottavo secolo e.v. è scritto : “Che quando Il Santo, sia Egli benedetto, ebbe creato il primo uomo, disse non è bene che rimanga senza compagnia e creò quindi per lui una donna, anch’essa tratta dalla terra, cui diede il nome di “Lilit”. L’anima ribelle di “Lilit” cominciò a litigare con il proprio compagno, dicendo : non voglio giacere sotto, ma di sopra, mentre lui di rimando, sosteneva: Sono io che non voglio giacere sotto, ma di sopra, giacché tu sei destinata a stare sotto e io sopra. Essa rispose:Non siamo diversi l’uno dall’altro, poiché entrambi proveniamo dalla terra, Ma non vennero a un accordo e quando “Lilit “se ne accorse pronunciò il nome ineffabile e se ne andò volando per il mondo”
La storia continua quando su richiesta di Adam, D-o la fece inseguire da tre angeli , il loro nomi sono: “Snwj, Snsnwj, e Smnglf.
noiman
In aggiunta a quello che scrive Gianni, provo a contribuire con uno stralcio dello studio di bereshit che non è mai concluso.
Shalom
Noiman
“ Poi il Signore disse: non è bene che l’uomo rimanga solo, farò per lui un aiuto che gli si confaccia” (Bereshit 2/18) (Genesi).
In realtà la giusta traduzione potrebbe essere :” Gli farò un aiuto simile a lui” Oppure :”Gli farò un aiuto contro di lui” le lettere ebraiche senza vocalizzazione non escludono le due possibilità.
Ci piacerebbe anche approfondire l’affermazione “non è bene che l’uomo rimanga solo” nel testo ebraico è la prima volta che compare l’affermazione: א טובל, “non è buono”; precedentemente questa espressione è usata per sette volte ma solo in senso positivo, perche la stessa parola viene utilizzata in senso negativo, quale è l’elemento che D-o considera non soddisfacente o incompleto che non consente al Creatore di approvare l’opera nella sua definizione .
Quale senso ha l’affermazione che : “non è bene che l’uomo rimanga solo” questa affermazione ha forse a che fare con l’UNICITA del Santo?
Queste parole potrebbero essere interpretata come: “non è bene che l’uomo sia unico come D-o” , in definitiva Adam è stato creato ha immagine e somiglianza di
D-o, un vero campione di unicità.
Ma abbiamo letto che tutto il creato è stato formato duplice e molteplice , tutto è in coppia mentre l’uomo è nato singolo e non ha ancora trovato un aiuto che si convenga tra le creature che D-o gli ha mostrato. Adamàh è una eccezione nel creato dove tutto è stato stabilito attraverso la natura degli opposti, maschio e femmina.
Quale è l’aiuto che il Santo ritiene utile per l’uomo?
Questa affermazione è una precisazione di un destino futuro, dove l’immagine e somiglianza si debba completare nella sua vera definizione, una realtà che appartiene alla ultima forma assegnata.
Il progetto è stato ridisegnato e ha preso la sua vera forma solo quando il Santo ha deciso per l’ultima separazione.
Adamàh è di fatto unico in questa creazione, la sua natura duplice è un limite nel progetto di questa creazione.
D-o allora decide che è ora di estrarre da Adamàh la parte femminile che è presente fin dall’inizio nel sesto giorno, quando fu creato a immagine e somiglianza.
Quindi viene spezzata l’unicità del primo uomo.;a rimanere unico è solo più D-o.
Ma tutto è stato progettato fin dall’inizio e doveva ancora essere adempiuto il primo comandamento : “ Dio li benedisse e Dio stesso disse loro:”prolificate e moltiplicatevi” (bereshit 9/7)(genesi)
Dopo essere stati separati Adam e Chavà (Eva ) si integrano nella creazione che è stata concepita in coppie, dove maschio e femmina garantiscono attraverso la loro unione la discendenza della specie a garanzia del mondo futuro, questo leggeremo quando Noàch si appresta a fare salire le coppie di animali sull’arca, e le parole usate sono :“hish ve ishtò” letteralmente traducibile come marito e moglie, anche se le traduzioni riportano: maschio e femmina.
Questo particolare ha una sua chiave di lettura, nel salvare l’umanità e la natura il Santo ripropone ai sopravissuti il modello iniziale della creazione, tutte le creature che entreranno nell’Arca saranno in piena legalità sessuale.
“Il Signore Dio fece cader sonno sull’uomo che si addormentò; gli prese una costola e nel suo posto chiuse la carne” (genesi 2/21)
תרדמה “tardemà” è la parola scelta per indicare il sonno profondo di Adam; la prima anestesia della storia.
Il valore numerico di questa parola è 649, identico al valore della parola תרגום “targùm” che significa traduzione, Chavà fu tradotta .
Come Adam , anche la donna aveva bisogno di una nuova “interpretazione”; tradurre significa trovare un significato simile all’originale Adam chiamò la donna “ossa delle sue ossa, carne della sua carne.
L’espressione che usa Adamàh :
ויאמר האדם זאת הפעם עצם מעצמי ובשר מבשרי לזאת יקרא אשה כי מאיש לקחה זאת
“ Questa volta è osso delle mie ossa e carne della mia carne, pertanto si chiamerà ishà (donna), essendo tratta da ish (uomo).(bereshit 2/23)(genesi).
L’espressione questa volta ci induce a pensare che non fosse la prima volta che la volta che la donna veniva estratta, oppure possiamo comprendere questa espressione tramite l’affermazione precedente: “ che Adamah non trovo un aiuto che si confacesse”.
Altre leggende e il Midrash commentano a più livelli queste parole nell’opera: “L’Alfabeto di Ben Sira”, composto probabilmente nell’ottavo secolo e.v. è scritto : “Che quando Il Santo, sia Egli benedetto, ebbe creato il primo uomo, disse non è bene che rimanga senza compagnia e creò quindi per lui una donna, anch’essa tratta dalla terra, cui diede il nome di “Lilit”. L’anima ribelle di “Lilit” cominciò a litigare con il proprio compagno, dicendo : non voglio giacere sotto, ma di sopra, mentre lui di rimando, sosteneva: Sono io che non voglio giacere sotto, ma di sopra, giacché tu sei destinata a stare sotto e io sopra. Essa rispose:Non siamo diversi l’uno dall’altro, poiché entrambi proveniamo dalla terra, Ma non vennero a un accordo e quando “Lilit “se ne accorse pronunciò il nome ineffabile e se ne andò volando per il mondo”
La storia continua quando su richiesta di Adam, D-o la fece inseguire da tre angeli , il loro nomi sono: “Snwj, Snsnwj, e Smnglf.
noiman
Re: Genesi 2:19-21
Profonda la trattazione di Gianni e Noiman.
Grazie. Con tutti voi trovo spesso spunti di riflessione.
Grazie. Con tutti voi trovo spesso spunti di riflessione.
Ultima modifica di AKRAGAS il martedì 13 ottobre 2015, 16:52, modificato 1 volta in totale.
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Re: Genesi 2:19-21
Tutta la creazione è l'altra metà su cui Dio può plasmare il suo amore e avere ragione del suo stesso essere, perché l'amore non può essere espresso su se stesso