Cara Stella, tu ti riferisci al mio articolo pubblicato domenica scorsa qui:
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e intitolato
Perché cambiare.
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Dunque la vergogna. Ovviamente ci sono tanti tipi di vergogna per diversi motivi. Ci si può vergognare anche per una sciocchezza o per qualcosa di meno sciocco, provando imbarazzo; questi tipi di vergogna sono legati al momento e sono più o meno passeggeri. Fanno parte della vita. Per fare degli esempi: un bambino prende di nascosto un cioccolatino e qualcuno lo vede; una persona ha dichiarato che ha smesso di fumare e poi viene colto mentre accende una sigaretta di nascosto.
Nel mio articolo parlo però di un diverso tipo di vergogna, più profondo e più dannoso, legato a qualcosa che ci è accaduto nell’infanzia. Scrivo:
Incontrando una persona infelice, la prima cosa da cercare è la sua paura e la sua vergogna. Possiamo non sapere cosa sia accaduto a quella persona nella sua infanzia, ma qualcosa è accaduto, e si tratta di qualcosa che l’ha privata della sua sicurezza psicologica. Priva di protezione, ha avuto paura. Per reazione ha provato rabbia ed è cresciuta nella paura. Crescendo ha cercato allora di controllare la paura; assumendo questo comportamento difensivo, ha cercato anche una sicurezza sempre maggiore. Non toccare certe questioni irrisolte che tormentano fa parte del controllo: se si toccano, si ripropongono. Ecco allora la vergogna.
Tu chiedi un esempio. Eccolo. Un bambino o una bambina di circa 5 anni assiste impaurita ad una furibonda lite dei genitori. Lui o lei sa benissimo che lei non c’entra, tuttavia prova molta paura. Ad un certo punto la madre dice al marito: Basta! Me ne vado!
Il bambino o la bambina prende molto sul serio la dichiarazione della mamma. Piangendo potrebbe perfino dire: Mamma, non te ne andare! A quel punto alla madre scappa quasi da ridere; è nervosa, è sempre arrabbiata, ma di fronte a quella reazione implorante coglie tutto il paradosso della situazione e ha una reazione nervosa che si manifesta in una specie di sorriso isterico.
Che cosa succede al quel bambino o bambina? Un forte trauma psicologico. Piomba nella paura, la sua sicurezza è profondamente minata, si sente del tutto priva protezione. Per tutte queste sensazioni sconvolgenti aumenta la sua paura. Da quel momento starà sempre sulla difensiva e sarà diffidente. La sua diffidenza la proietterà sul mondo intero, sugli altri. Potrà mai fidarsi di qualcuno? Se si affiderà a qualcuno, c’è il rischio di un tradimento e di abbandono?
Per gestire la sua paura cercherà allora, screscendo, sicurezza. Dentro di sé sa di essere molto fragile e teme che la sua paura traspaia. Ecco la vergogna.
A ben vedere è una vergogna ingiusta perché non si tratta di ciò che ha fatto ma di ciò che gli o le hanno fatto.
Scrivo ancora nell’articolo:
Chi ha dietro di sé una lunga storia di paura e di vergogna ha imparato a resistere presentando un’immagine falsata di sé. Vuole apparire autosufficiente, far credere che tutto va bene, ma dentro ha un subbuglio di sofferenza. La verità è che ciò che la persona crede di essere, comprese tutte le sue insicurezze, deriva dalla vergogna che è stata interiorizzata 2 e dalla reazione difensiva che è stata messa in atto per fronteggiare la sofferenza. Sarebbe ora di cambiare, ma per farlo occorre affrontare il dolore interiore e tutte le sensazioni che si provano.
Cambiare non significa cambiare noi stessi, ma spogliarci di ciò che non siamo.
Altra cosa è la vergogna che possiamo provare davanti a Dio in preghiera. Questa vergogna è molto salutare. Vergognosi davanti all’Altissimo, chiniamo il capo, non osiamo neppure alzare gli occhi, come il pubblicato dei Vangeli. Ma è una vergogna che ci fa bene. Completamente nudi davanti all’Eccelso, tutta la nostra interiorità è messa a nudo. Non possiamo che implorare. Ed essere confortati dal grande e sconfinato amore di Dio.