Bibbia e... approcci.

Antonio LT
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Antonio LT »

Stefanotus vorrei chiederti una cosa...
Se ci troviamo davanti una persona che è legata a dogmi religiosi errati secondo quanto detto finora può da sola e con la sola scrittura arrivare a comprendere se sono o meno giusti questi dogmi?
O in quel caso la torah orale può aiutare?Il sapere la lingua in cui è scritta ecc?
Però a quel punto ci dovremmo chiedere la purezza e limpidezza della scrittura è accessibile solo a chi ha I mezzi per fare questi studi....è ciò che veramente Dio ci chiede e vuole che facciamo per conoscerlo?
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Ti parlo da ex incatenato da dogmi religiosi: si, si può da soli arrivare a comprendere se queste cose siano giuste o no.
Si può perché alcuni dogmi sono proprio falsi. Maria vergine, Maria ascesa in cielo, Maria madre di Dio, Maria che intercede per noi... tutte cose che non hanno riscontro biblico.
La torah orale non serve a niente in questo caso.

Poi nella Bibbia è scritto a chiare lettere:
"Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore..." - Geremia 29:13

Non mi pare che Dio dica "mi troverete perchè studierete la tradizione orale e capirete la mia Bibbia".
Si parla di un rapporto spirituale, di un contatto con Dio che va aldilà dello scritto stesso.

Si parte dallo scritto (io ho citato Geremia no?) ma si arriva ad un esperienza diretta con questo Dio.

"Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne darà la ricompensa." - Matteo 6:6

"Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" - Matteo 28:20

Vedi caro Antonio, una delle cose che si impara semplicemente leggendo i Vangeli, che il Dio di cui si parla in questi testi è vivo. Vivente. Eterno. Capace di pensare, ragionare, muoversi, agire. E' un Dio che viene incontro all'uomo, non è una filosofia o un'esercizio esegetico.

Questo Dio esiste e chiede di avvicinarsi.
Quindi tu da solo/sola puoi leggere la Bibbia e conoscere il Suo carattere, il Suo volere, il Suo modo di fare...e puoi pregare affinché Egli ti venga vicino e trasformi la tua vita.
Nella Bibbia Dio non è un idea, ma un'essere vivente. Sovrannaturale (cioè al di sopra della nostra dimensione naturale) ma comunque vivente, quindi può farsi conoscere dalle persone che lo cercano.

Se un Dio del genere esistesse davvero... cosa pensi tu?
Io personalmente faccio un pò di fatica a pensare che un Dio simile ci chieda di studiarci la tradizione orale per comprendere il Suo volere.
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Gianni
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Giorgia, molto appropriata la tua citazione di quell’articolo in rete. Grazie.

E veniamo a Stefanotus.
Su una cosa hai ragione: non ho letto la tua risposta ad Antonio. E ti dico anche perché. Appena iniziato a leggere, mi sono poi reso conto dell’eccessiva lunghezza e ho abbandonato. È mia prassi.

1Ts 5:16-22. Riporto dall’interlineare di Arnaldo Vianello:
“Sempre gioite. Del continuo pregate; in tutto ringraziate; questa infatti volontà di Dio in Cristo Gesù in voi. Lo spirito non spegnete; la profezia non disprezzate, ogni cosa poi provate, al bene attenetevi, da ogni apparenza di malvagità astenetevi”.
Segnalo alcuni errori commessi dal Vianello:
- “la profezia”; il testo originale ha profetèias, al plurale e senza articolo; va tradotto “[le] profezie non disprezzate”.
- “al bene attenetevi”; il testo originale ha “il buono ritenete”.
In più, io avrei messo [è] al v. 18: “Questa infatti [è] volontà di Dio”. E avrei tradotto “verso voi” e non “in voi”, perché il greco ha eis.
Stabilita la corretta traduzione, passiamo all’esegesi.
Qui Paolo non fa richiami né rimproveri, ma esprime solo frasi positive tese ad incoraggiare. Egli si sta infatti avviando verso la conclusione della lettera. La comunità di Tessalonica (l’attuale Salonicco, in Grecia) non aveva particolari problemi. Paolo li loda anzi per la loro fedele perseveranza (1Ts 1:2-10;2:14;3:6-10) e li incoraggia a perseverare. Non vi si para di falsi dottori né tantomeno di falsi profeti. Un presunto avvertimento di mettere alla prova le profezie non ha quindi ragion d’essere. Inoltre, in tutte quelle frasi positive stonerebbe un richiamo simile (e poi, alla fine della lettera?! Lo avrebbe casomai fatto prima). In più, il contesto grammaticale e sintattico non lo consente: dopo aver detto “[le] profezie non disprezzate”, non sarebbe da Paolo (che usa un buon greco) dire “ogni cosa esaminate”; casomai avrebbe dovuto dire ‘[le] profezie non disprezzate ma (greco allà) provate esse’ oppure ‘provate ogni profezia’, e non “ogni cosa poi provate”, come in effetti dice. Se si fosse trattato di profezie, dovremmo trovare poi trovare πάντας (pàntas), accusativo femminile plurale concordato con προφητείας (profetèias) e non πάντα (pànta), “ogni cosa”, al neutro plurale. Infine, il δὲ () è dubbio: il testo critico di Westcott & Hort lo mette infatti fra quadre; in ogni caso avrebbe qui il senso di “poi” e non di “ma” (greco allà), senza alcuna contrapposizione.

Infine le risposte corrette alle domande che avevo posto a Stefanotus.

Il popolo giudaico aveva cercato di interpretare il Comandamento del sabato attraverso la cosiddetta Toràh orale, che si credeva trasmessa a voce da Dio a Mosè sul monte Sinày con la Toràh scritta conservata nella Bibbia. La Toràh orale serviva a chiarire i punti oscuri della Toràh scritta, permettendo così al popolo di ubbidire alle richieste di Dio. Perché mai sarebbe stata necessaria una legge orale? La risposta che i maestri d’Israele davano era: perché ce n’era una scritta.
Yeshùa, va osservato, non trattò la domanda accusatrice dei farisei con disprezzo. Piuttosto, rispose con un’ottima argomentazione squisitamente tecnica. Egli si avvalse di quella che poi sarebbe stata chiamata halakàh (che significa “sentiero”) e che si occupa del diritto tradizionale basandosi sull’interpretazione rabbinica della Toràh. Yeshùa dimostrò grande profondità nella conoscenza della legge orale, che era un rigido codice legalistico con più di un’interpretazione (la tradizione orale permetteva la discussione e diversità di pensiero). Sebbene alcuni fossero più legalisti di altri, tutti riconoscevano che il sabato doveva essere osservato.
Con la Toràh orale si risolvevano tutte le questioni difficili. La circoncisione di un maschietto nell’ottavo giorno richiedeva il taglio del suo prepuzio; cosa veniva prima, se quell’ottavo giorno cadeva di sabato, la circoncisione o il riposo sabatico? In questo caso particolare, osservando la legge del sabato si violava quella della circoncisione; osservando la legge della circoncisione, si violava quella del sabato. La Toràh scritta non si occupava della questione, ma quella orale risolveva il problema, perché stabiliva che la legge della circoncisione aveva la precedenza sul sabato. Un bambino, quindi, poteva e doveva essere circonciso l’ottavo giorno anche se era sabato e anche se bisognava tagliare, cosa considerata un lavoro (Talmud Babilonese, Yoma 85b). Questa decisione halakitica è menzionata in Gv 7:22-24 da Yeshùa stesso che cita la Toràh orale: “Mosè vi ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato. Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro di me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia”.

Yeshùa fece un altro riferimento alla tradizione orale quando menzionò i sacerdoti e i divieti del sabato: “Non avete letto nella legge che ogni sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne sono colpevoli?” (Mt 12:5). Egli fece notare che i sacerdoti, eseguendo i loro compiti nel Tempio di sabato, compivano un lavoro e che perciò violavano il sabato. Ma si noti che aggiunse: “Non ne sono colpevoli”. E qui si rifece alla tradizione orale, perché quei lavori sarebbero rimasti proibiti se non ci fosse stata l’interpretazione corretta data dalla Toràh orale. Come se non bastasse, le parole usate da Yeshùa sono le stesse identiche che si rinvengono nella tradizione orale giudaica (Shabàt 15b; Yoma 85b). Yeshùa usò la tradizione orale per rispondere a quelli che avevano messo in discussione le azioni dei suoi discepoli, mostrando di avere una profonda conoscenza della Toràh, sia scritta sia orale.
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

L'eccessiva lunghezza è una qualita che condividiamo caro Gianni.
Ma se dovessi applicarla adesso con te, la discussione si fermerebbe qui.
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Caro Gianni, ho letto il tuo testo e mi domando: con quale autorità tu giudichi biblicamente corrette le tue risposte e quindi implicitamente scorrette le mie?

Tu scrivi:
1Ts 5:16-22. Riporto dall’interlineare di Arnaldo Vianello:
“Sempre gioite. Del continuo pregate; in tutto ringraziate; questa infatti volontà di Dio in Cristo Gesù in voi. Lo spirito non spegnete; la profezia non disprezzate, ogni cosa poi provate, al bene attenetevi, da ogni apparenza di malvagità astenetevi”.
Segnalo alcuni errori commessi dal Vianello
Anche qui non capisco qui con quale autorità tu dica che Vianello abbia sbagliato. Non potrebbero essere semplicemente sue diverse posizioni entrambe possibili?
E avrei tradotto “verso voi” e non “in voi”, perché il greco ha eis.
Avresti tu tradotto così, ma è lecito tradurre anche come fece lui?
Il popolo giudaico aveva cercato di interpretare il Comandamento del sabato attraverso la cosiddetta Toràh orale, che si credeva trasmessa a voce da Dio a Mosè sul monte Sinày con la Toràh scritta conservata nella Bibbia.
Ehm, questa tua assunzione la trovi nella Bibbia o te la sei inventata tu?
La Toràh orale serviva a chiarire i punti oscuri della Toràh scritta, permettendo così al popolo di ubbidire alle richieste di Dio.
questa affermazione è biblica, voluta da Dio oppure è stata introdotta dagli uomini?
Perché mai sarebbe stata necessaria una legge orale? La risposta che i maestri d’Israele davano era: perché ce n’era una scritta.
Questi maestri d'Israele sono citati nella Bibbia o si autoreferenziarono da se stessi?
Per caso erano le stesse persone che dimostrarono di comprendere così bene la Bibbia da non riconoscere il Cristo quale Messia di Dio?
Yeshùa, va osservato, non trattò la domanda accusatrice dei farisei con disprezzo. Piuttosto, rispose con un’ottima argomentazione squisitamente tecnica. Egli si avvalse di quella che poi sarebbe stata chiamata halakàh (che significa “sentiero”) e che si occupa del diritto tradizionale basandosi sull’interpretazione rabbinica della Toràh.
Questo lo trovi scritto nella Bibbia o è ancora un'altra tua deliberata presa di posizione interpretativa priva di fondamento biblico?

Yeshùa fece un altro riferimento alla tradizione orale quando menzionò i sacerdoti e i divieti del sabato: “Non avete letto nella legge che ogni sabato i sacerdoti nel tempio violano il sabato e non ne sono colpevoli?” (Mt 12:5).
Questa tua ennesima osservazione è basata sulla Bibbia o l'hai presa sempre tu secondo una tua convinzione preconcetta ben precisa?

In termini biblici perché la tua spiegazione è corretta e la mia invece no?
... usò la tradizione orale per rispondere a quelli che avevano messo in discussione le azioni dei suoi discepoli, mostrando di avere una profonda conoscenza della Toràh, sia scritta sia orale.
Perché nessuno degli scrittori sacri ne fa alcun riferimento esplicito ?
Se lo dimenticarono?
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Gianni
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Stefanotus, l’autorità con cui dico che il Vianello ha sbagliato nei punti che ho segnalato è il testo biblico originale. La grammatica è grammatica, non un’opinione. Una interlineare deve rispettare assolutamente il testo biblico. Può certo aggiungere articoli e copule per chiarire, ma deve metterli tra quadre. Non può trasformare un plurale in singolare e viceversa.
Non possono esserci assolutamente due diverse posizioni entrambe possibili. Ripeto: la grammatica è grammatica, non un’opinione.

Tradurre “in voi” non è corretto, perché “in” si dice il greco en. La preposizione eis indica il moto a luogo, non lo stato in luogo.

“Il popolo giudaico aveva cercato di interpretare il Comandamento del sabato attraverso la cosiddetta Toràh orale, che si credeva trasmessa a voce da Dio a Mosè sul monte Sinày con la Toràh scritta conservata nella Bibbia”.
Questa mia dichiarazione non me la sono inventata: è storicamente attestata e il Talmùd è lì a testimoniarlo. Nella Bibbia ne troviamo tracce, come nei passi che ho citato.

Per il resto non commento perché potrei solo ripetermi.
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Per il resto non hai MAI risposto, se non giustificando perché pensi sia giusto fare così.

Ma le domande che faccio sono chiare e precise e richiedono altre risposte. Hai scelto tu di interpretare così certi passaggi o è il testo biblico che ti invita a farlo?

Mi dici che ti permetti di correggere Vianello e altri perché la grammatica non è un opinione e quindi è il testo biblico a supportarti. Ma per il resto?

Inoltre mi domando, quanti sono quelli che la pensano come te nel mondo, su questo o altri argomenti?
Sbagliano tutti? Sono tutti falsi maestri al servizio del nemico?
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Gianni »

Stefanotus, ho risposto e ho fatto molto di più, entrando in dettaglio. Posso solo incoraggiarti a studiare meglio la Sacra Scrittura. Mi rendo conto che ci vogliono anni e anni per studiare Scienze Bibliche, ma così è. Vedi, un contadino ignorante o un pescatore illetterato del primo secolo non aveva bisogno di studi. La Bibbia parlava non solo nella sua lingua ma anche con il suo linguaggio, esprimendosi nel modo di pensare mediorientale. Ha quasi del comico (anzi tragicomico) sentire oggi predicatori o ministri religiosi occidentali che spiegano la Bibbia analizzando parole tradotte magari in inglese.

Sbagliano tutti? Ma no. Sbagliano in molti e spesso molto. Mi verrebbe da citarti l’esortazione paolina a esaminare ogni cosa, ma … ;)
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

A me pare che tu non hai risposto. Anzi mi stai dando pure dell'ignorante scherzando.
Antonio LT
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Antonio LT »

Gianni nel mondo occidentale non esiste solo chi segue dei ministri o predicatori per conoscere le scritture!

Il segreto sta nel non farsi abbindolare da alcuni che insegnano il contrario, lo Spirito Santo non è prerogativa di pochi, ma riguarda ogni vero credente che ha posto la propria fede in Cristo, ricevendolo come personale salvatore. E non farsi poi prendere dalla pigrizia preferendo credere a chi vuole usurpare il posto dello Spirito di Dio e deferisce ad un'organizzazione o ad una gerarchia il monopolio della comprensione della Parola di Dio.
Mi chiedo poi il credente deve credere o meno in Cristo?
Cosa centra la tradizione ebraica che non ha mai creduto nel messia Yeshua con un nuovo innestato?
Dire che la tradizione cattolica è sbagliata nonostante crede in Cristo va bene...ma dire che sia edificante spiritualmente,in alternativa,una tradizione che non riconosce la salvezza in Cristo è peggio a mio parere!
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