Bibbia e... approcci.

Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Buongiorno a tutti.
Gianni, che strano... ho la sensazione che tu stia iniziando a perdere alcuni colpi. Non mi sembri più pronto a risposte decise ed esaustive come un tempo. Forse hai bisogno di ferie? :P
Scherzi a parte, permettimi la battuta e cerca di capire cosa voglio dire. Per esempio la risposta che mi hai dato riguardo le profezie secondo me non è da te.
Io ho citato dei versi biblici che esponevano il giudizio che la chiesa, i credenti, dovrebbero dare alle profezie esposte in un assemblea pubblica, mi sembra piuttosto chiaro. In quel contesto, mi pare sia evidente che si parli di profezie date certamente a voce e non per iscritto. Sono queste che vanno giudicate prendendo il bene.
Tu in risposta cosa fai? Citi 2 Pietro 1:20-21 che non c'entra nulla, perché parla di profezie della scrittura e di illuminazione dall'alto. Per me non c'entra niente e chiunque leggendo se ne può rendere conto.

Sull'unico commento che hai fatto in topic, ossia sulla tradizione orale, tu sostieni che:
non è ragionevole prendere una posizione estrema: né prenderla tutta come ispirata né buttarla tutta nel cestino.
Comprendo la tua posizione. La capisco. Ma mi nasce un grande dubbio sulla serietà delle argomentazioni bibliche che spesso noi esponiamo come certe e ragionevoli ma che così in verità non sono. Mi spiego meglio. Siamo in un forum biblico no?

Quindi credo che tutti dovremmo dare risalto PRIMA di ogni altra cosa al messaggio biblico, dico bene?
In questo senso quindi, non mi aspetto che parlando di tradizione orale e sua necessità tu risponda chiedendo "buon senso" o "ragionevolezza". Il buon senso e la ragionevolezza sono soggettive.
In un forum biblico mi aspetto che mi si diano motivazioni scritturali, bibliche che giustifichino una modalità interpretativa o di studio in generale.
Questo fa notare quindi come in realtà, per accettare la tua posizione io debba condividere il tuo punto di vista, la tua visione, la tua idea di ragionevolezza... e non cosa invece dice la Bibbia a riguardo.
Ecco uno dei principali motivi del perchè la pensiamo diversamente: io tendo ad eleggere come norma di vita, di condotta etica e spirituale il testo biblico, cercando di "liberarlo" da qualsiasi vincolo religioso o strumentale introdotto dall'uomo. Tu invece mi proponi di applicare alla Bibbia una modalità interpretativa basata sul tuo buon senso o la tua ragionevolezza. E perdonami, sai meglio di me che si tratta quindi di assoggettarsi ad un "mediatore" interpretativo, in questo caso tu.
Non posso accettare questo approccio, non lo ritengo biblico in sè. Mi comprenderai di certo, visto che in fondo hai fatto lo stesso percorso anche tu in passato, rigettando altri "mediatori".

Il forum si prefigge di non aderire ad alcuna corrente religiosa e questa premessa dovrebbe essere garanzia
che il testo biblico venga considerato autorevole più di ogni altra cosa. Sulla base di questo, se rileggeste quanto ho chiesto inizialmente, io mettevo in dubbio il valore della tradizione rabbinica orale in termini di necessità per interpretare il testo biblico o altro (applicazione ad esempio). Io chiedendo lumi, riflessioni e osservazioni ma ho anche esplicitamente chiesto di basarci principalmente sul contenuto e sul messaggio biblico. Questo non viene fatto e siamo già a 7 pagine.

La mia domanda rimane aperta: "Esistono passi biblici che supportano, stimolano, richiedono al credente la conoscenza o meglio l'applicazione della torah orale?".
Secondo me no. E nessuno in questo momento è riuscito a dire il contrario biblicamente.
Di conseguenza se tutti fossimo d'accordo su questo, potremmo chiudere questa discussione dicendo: non esiste biblicamente nessun riferimento esplicito alla torah orale, tale da giustificarne lo studio, l'approfondimento o l'applicazione in termini devozionali.
Questa chiusura, se condivisa, sarebbe un'ottimo risultato.

Tu, consapevole di questo, non mi stai dando risposta (nemmeno Antonio a dire il vero) mi dici invece che non è ragionevole prendere una posizione estrema. Credimi, mi pare evidente che io sto cercando di non farlo, Io volevo solo cercare insieme a voi di delinearne i contorni. Ho detto fin dal principio che volevo ragionare con voi, in termini di "perdita di tempo" e del fare quattro chiacchiere.

Di irragionevole ho trovato invece il consenso che riceve Antonio da te con le sue traduzioni. Le religioni mondiali (tanto disprezzate da molti di voi come da me) basate sulla Bibbia si dividono per questa o quella dottrina, su questa o quella parola tradotta in un modo piuttosto che in un altro. Abbiamo per questo diverse versioni della bibbia, le protestanti, le cattoliche, quelle del nuovo mondo... Traduzioni che si assomigliano tutte per un buon 90% e che differiscono qui e là per qualche scelta di traduzione.

[Moderazione G.]
Potremmo "ragionevolmente" dire che si possa protendere per una o l'altra posizione, ma almeno cerchiamo tutti di avere il "buon senso" di stabilire che esistono diverse possibilità. Incolpare di superficialità o di mala fede questa o quella traduzione... è ridicolo. Un atteggiamento secondo me poco serio dai.

Credo che sia ovvio che la "Traduzione del Nuovo Mondo dei testimoni di Geova" sia "coerente" con la visione di Antonio su un "ritenere il bene" come messaggio assoluto anziché specificatamente riferito alle profezie. La religione dei TDG non crede nell'attualità delle manifestazioni carismatiche di conseguenza è ovvio che abbiano tradotto questo testo con una loro personalizzazione. Giustificabile si, con senso si, ma non certo. In fondo sappiamo le contestazioni che avete vissuto e mostrato anche su questo forum parlando di Giovanni 1:1 no?

Da quel che avevo letto io in passato, il verbo "esaminate" (dokimazete) è preceduto dalla particella "ma" (de) che lo collega al vs. precedente "Non disprezzate le profezie; ma ...". Personalmente mi sembra anche molto logico, razionale che Paolo chieda mettere alla prova se ciò che viene profetizzato (oralmente) provenga da Dio, nel senso che sia in armonia con l'intera Parola di Dio. Giovanni nella sua prima epistola fa la stessa identica cosa ed esorta i credenti ad esaminare o provare attentamente le varie manifestazioni dello spirito (dokimazete ta pneumata) e spiega il perchè: "perchè molti falsi profeti sono sorti nel mondo" (1 Giovanni 4:1). Ma non vado oltre in questo senso.

Al contrario vorrei invece sottolineare un'altro dettaglio.
Parlavamo di tradizione orale, la discussione prende una digressione e come si finisce? A dover discutere di greco ed ebraico e dover discutere su quale traduzione sia più accettabile e quale no secondo quello che traducete voi! In pratica ponete le vostre conoscenze e le vostre traduzioni e interpretazioni contro il resto del mondo.
Capitemi, concordo con il discorso che Gianni fa sul fatto che bisognerebbe studiare la Bibbia in originale in modo approfondito e non sulle traduzioni.E' certamente utile. E concordo con il fatto che le traduzioni non sono ispirate mentre il testo originale si.

Ma è anche vero che questa espressione nasconde un problema grande come una casa che altre volte ho fatto notare e si fa sempre finta di non capire: "Può mai il Sovrano dell'universo, Dio creatore, infinito nel Suo essere e nella Sua conoscenza, aver nascosto il suo messaggio in lingue così lontane? Può mai Dio aver delegato solo agli esperti come te e Antonio in questo caso il Suo messaggio? Può mai Dio aver deciso di trasmettere la Sua verità solo per coloro che studiano per tutta la vita le lingue bibliche?"

Secondo me no. Non ha senso.
Al contrario, rispondendo si, si genera una grandissima conseguenza a queste affermazioni.
Chiunque volesse comprendere il messaggio di Dio dovrebbe non solo studiare le lingue originali, ma dovrebbe anche accettare o condividere la vostra traduzione dei vari testi.
Per studiare una lingua in generale si viene seguiti da un insegnante. Questo ci indirizza e ci aiuta a dare le giuste interpretazioni testuali. A lui ci si sottomette e da lui si impara.
[Moderazione G.]


Posso accettare che Antonio, [moderazione] abbia una sua visione e interpretazione del testo. Ma eleggerlo a verità assoluta, quando nel mondo accademico si sa che non esistono verità assolute (vi sono in realtà solo tante diverse opinioni tutte sostenibili) no. Questo no. Non va bene.

Quelle di Antonio sono possibili traduzioni e interpretazioni, ma non sono certe e assolute [Moderazione G.]
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bgaluppi
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Re: Bibbia e... approcci.

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Stefano, sai benissimo che il greco, come ogni altra lingua, ha delle regole grammaticali e sintattiche dalle quali non si può prescindere. A volte, le traduzioni prescindono da queste regole per far passare una certa dottrina teologica. Con loro dovresti polemizzare, e chiederti se questo sia giusto. Ti ho dimostrato come le traduzioni traducano epistrèfo in modo incorretto e, soprattutto, incoerente a seconda del messaggio che vogliono lasciar passare. Allora, tu dovresti chiederti perché i grecisti della NR traducano il verbo in modi diversi quando la costruzione grammaticale è la stessa e in modo diverso dalla CEI, ad esempio. Chi ha ragione? La NR o la CEI? È importante saperlo, perché il senso del discorso cambia parecchio.

Altrimenti, scegli pure quella che ti piace a te e soddisfa la tua idea teologica e il discorso finisce lì; ma non è cosí che si studia la Scrittura.

Dici, può mai Dio "aver nascosto il suo messaggio in lingue così lontane?" Di fatto, il messaggio è stato trasmesso in quelle lingue: ebraico e greco, non in italiano. È stato tradotto in italiano, ma la traduzione non è affatto ispirata; solo il testo come uscito dalla mano dell'agiografo lo è, ed è scritto in ebraico e in greco. Inutile girarci tanto intorno. Anche le scuole bibliche protestanti insegnano ad analizzare il testo originale. Ma poi lo fanno veramente oppure, a volte, restano condizionati dalla loro impostazione teologica? Le loro traduzioni dimostrano la seconda delle ipotesi.

Per chi vive la fede in modo personale vanno benissimo le traduzioni; per chi vuole andare davvero a fondo nella comprensione del messaggio rivelato, è necessario apprendere certi strumenti linguistici di base che consentano un'analisi accurata. Se potessimo fidarci dei traduttori religiosi al 100% non ci sarebbero problemi, ma purtroppo non possiamo farlo, per colpa delle molte dottrine apostate che sono state introdotte già a partire dall'epoca apostolica, come testimoniato dalla stessa Scrittura. Cosa faremo, dunque?

Abbiamo a disposizione un testo scritturale genuino che possiamo esaminare direttamente senza "filtri" dottrinali. Perché non farlo?

Per quanto riguarda l'utilità della tradizione orale al fine della comprensione biblica, ti cito un passo: "Dio disse". Che vuol dire?

Per concludere, io non interpreto, ma cerco di attenermi alla grammatica e alla sintassi greca. L'interpretazione arriva dopo aver compreso la costruzione grammaticale, non prima. Posso sbagliare, e quando sbaglio sono ben felice di essere stato corretto da chi ne sa piú di me, perché ciò che conta é la comprensione oggettiva, non quella soggettiva.
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bgaluppi
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da bgaluppi »

Per tagliare la testa al toro e comprendere il tuo approccio al testo, visto che vogliamo restare in tema, facciamo un esempio pratico e prendiamo Lc 1:16:

καὶ πολλοὺς τῶν υἱῶν Ἰσραὴλ ἐπιστρέψει ἐπὶ Κύριον τὸν θεὸν αὐτῶν

Abbiamo due autorevoli traduzioni che rendono in modo diverso il verbo epistrèfo. La NR traduce "convertirà molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio"; la CEI traduce "ricondurrà molti dei figli d'Israele al Signore loro Dio". Ora, secondo quanto hai detto precedentemente, sarebbe difficile per chi non è grecista riconosciuto dire che l'uno ha ragione e l'altro ha torto, essendo NR e CEI ambedue autorevoli. Qual'è il tuo approccio a questo versetto, visto che le due traduzioni rendono sensi molto diversi? Come ti poni davanti ad esso? Accetti l'uno per appartenenza religiosa e scarti l'altro oppure cerchi di capire chi dei due ha ragione?
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Stefano, sai benissimo che il greco, come ogni altra lingua, ha delle regole grammaticali e sintattiche dalle quali non si può prescindere.
Anche l'italiano. Eppure molto spesso, la stessa cosa la si può dire usando termini diversi o modi di dire diversi. Molto spesso ci si fraintende. Molto spesso se si parla in inglese con mentalità italiana si fanno gaffe.
Insomma, il fatto che il greco ha delle regole grammaticali dalle quali non si può prescindere, non ti da garanzia che si possa avere una sola chiave di lettura ed una soltanto. Quindi la certezza interpretativa a cui tendi a fare riferimento ingenuamente non esiste.
A volte, le traduzioni prescindono da queste regole per far passare una certa dottrina teologica.
Potrei dire la stessa cosa di te o di altri. Chi stabilisce che uno stia sbagliando e l'altro ha ragione?
Chi stabilisce che uno stia volutamente cambiando traduzione per motivi dottrinali e l'altro no?
E soprattutto, in tutto il mondo, milioni di persone hanno studiato greco e nessuna di esse si è mai ribellata a questa o quella traduzione? Ma su dai. Se questa o quella traduzione rimangono in piedi è perchè ha senso che quella modalità interpretativa rimanga. Mi spiego?
Chi ha ragione? La NR o la CEI? È importante saperlo, perché il senso del discorso cambia parecchio. Altrimenti, scegli pure quella che ti piace a te e soddisfa la tua idea teologica e il discorso finisce lì; ma non è cosí che si studia la Scrittura.
Ma è quello che sto cercando di dire. In fondo TUTTI facciamo così, tu compreso.
Dei due testi stabilisci tu chi ha ragione, sulla base della tua conoscenza, della tua idea dottrinale e quindi detti legge "secondo te". Se andassimo a verificare perchè la NR traduce diversamente dalla CEI, cosa credi che non abbiano delle motivazioni razionali e sensate?
Non credi che a loro supporto non abbiano citato questo o quell'altro testo autorevole per giustificare la loro traduzione? Lo stesso faranno quelli della CEI. Lo stesso fai tu qui. Di conseguenza?
Un discorso logico sarebbe: esistono 3 possibili traduzioni (vado per assurdo) NR, CEI e BGALUPPI... tutte e tre possibili. E quindi ci potrebbe essere chi come me sceglie di stare sulla linea della NR, chi della CEI e chi come te.
Ma mettersi a dire è così e basta, tutti gli altri sbagliano per motivi religiosi e dottrinali... è secondo me sinonimo di ingenuità oltre che di velato orgoglio.
Dici, può mai Dio "aver nascosto il suo messaggio in lingue così lontane?" Di fatto, il messaggio è stato trasmesso in quelle lingue: ebraico e greco, non in italiano. È stato tradotto in italiano, ma la traduzione non è affatto ispirata; solo il testo come uscito dalla mano dell'agiografo lo è, ed è scritto in ebraico e in greco. Inutile girarci tanto intorno. Anche le scuole bibliche protestanti insegnano ad analizzare il testo originale. Ma poi lo fanno veramente oppure, a volte, restano condizionati dalla loro impostazione teologica? Le loro traduzioni dimostrano la seconda delle ipotesi.
Allora, cerchiamo di capirci.
Intanto tu nelle scuole bibliche protestanti non ci sei stato quindi sai solo per sentito dire cosa si fa, o sbaglio? Quindi le tue parole lasciano di nuovo il tempo che trovano, servono a dimostrare niente.
Secondo punto, si è vero, il testo è arrivato a noi in greco o ebraico. Qualcuno lo ha tradotto per noi, verissimo. Ma è anche vero che il testo lo ha voluto Dio...e questo Dio deve aver pure fatto qualcosa per evitare che il bgaluppi di turni si inventasse una nuova traduzione per confondermi e distogliermi dalla verità, no?
Personalmente credo che Dio abbia volutamente mandato il Suo Spirito Santo negli uomini che credono affinchè questi possano comprendere le Sue Scritture proprio grazie al fatto che è lo stesso autore a suggerirne l'interpretazione. Quindi studio della Bibbia si, studio delle diverse varianti si, ma anche un lavoro spirituale fatto a tu per tu con Dio.
Ma questo è il mio parere personale, avallato qui e là da qualche scrittura biblica. Se vogliamo discuterne possiamo farlo fuori da questo topic. Ma a me piace pensare che Dio si riveli anche in modo soprannaturale e non solo attraverso l'esercizio ermeneutico o esegetico.
e potessimo fidarci dei traduttori religiosi al 100% non ci sarebbero problemi, ma purtroppo non possiamo farlo, per colpa delle molte dottrine apostate che sono state introdotte già a partire dall'epoca apostolica, come testimoniato dalla stessa Scrittura. Cosa faremo, dunque?
Questo te l'ho spiegato mille volte ma anche qui, tu non mi vuoi capire.
Ti rendi conto che effettivamente se ti metti a tradurre a modo tuo e come dici tu (dico tu per dire chiunque, io stesso potrei farlo) stai di fatto creando l'ennesima nuova religione?
Potrebbe arrivare poi un'altro bgaluppi e dire la sua ed avere opinioni diverse da te perché a testa sua tu sbagli e sei religioso... quindi?
Tu dirai: "ma secondo il greco e secondo questo testo autorevole qui si traduce così".
Lui ti dirà: "non è vero, anche questo testo autorevole autorizza a tradurre così... e così facendo si conferma questo e quell'altro passo che tu interpreti male...".
Ed ecco che, invece di vivere il messaggio e fidandosi di un Dio che lo ha ispirato, si perde tempo a discutere in modo umano sul testo e sulle possibili interpretazioni.

Infine tu dici:
Abbiamo a disposizione un testo scritturale genuino che possiamo esaminare direttamente senza "filtri" dottrinali. Perché non farlo?
Io non ti sto dicendo di non farlo. Ti sto dicendo (ma è una battaglia persa) che:
1) Tu non puoi esaminare senza filtri dottrinali, perchè hai creato i TUOI filtri dottrinali. Banalmente la premessa che usi sempre, Gesù era ebreo, i discepoli erano ebrei, quindi i testi che li riguardano devono essere interpretati con paradigmi ebraici è una premessa dottrinale che crei tu, che stabilisci tu ma che biblicamente non è supportata: il testo è scritto in greco, le predicazioni neotestamentarie hanno coivolto si principlamente ebrei... ma anche gentili, pagani greci con mentalità ellenica o romani che parlavano latino e storicamente non ci sono prove (e non vi sono rimandi biblici) in cui i cristiani spiegassero PRIMA i paradigmi interpretativi ebraici e poi il messaggio cristiano. Quindi tu hai la tua dottrina in testa, le tue premesse interpretative e leggi il testo attraverso i tuoi filtri.

2) Tu decidi di stabilire quale traduzione sia veritiera sulla base della tua personale conoscenza e ricerca. Non hai alcun titolo per farlo (se non il diploma liceale). Non hai studiato all'università di lingue antiche, non conosci nulla di filologia. Quindi? Di cosa parliamo? Quanto sei attendibile per me o per chiunque altro in termini tecnici? Capiscimi bene, non ti voglio smontare e denigrare. Ti sto solo cercando di fare capire che non ha senso stabilire che questa bibbia, quell'altra traduzione, o l'altra ancora siano affidabili o no sulla base della tua personale percezione. Lo stesso Gianni non fa altro che citare il suo compianto professore che partecipò alla commissione di stesura di una versione della Bibbia e dovrebbe conoscere bene i dibattiti che nascevano all'interno di gruppi del genere formati da veri e propri GURU storico-linguisti. Arriviamo noi ignoranti in materia e crediamo di dire la nostra?

3) Molto spesso, le discussioni su questa o l'altra traduzione, finiscono sulla scelta di questo o quel manoscritto contenente questa o quell'altra parola. Addirittura alcuni sono controversi perchè questo o quel segno potrebbe esser una lettera oppure l'altra.... Quindi?
Quindi io non dico "non facciamolo". Dico: "Siate tutti più moderati". Non stabilite con assoluta fermezza i vostri dogmi dottrinali ponendovi contro questa o quella traduzione.
Banalmente, per tornare all'esempio scatenante di questa discussione. Se io cito 1 Tessalonicesi 5:16-22 e sostengo che la Bibbia ci dice di esaminare la profezia ritenendo il bene, collegandolo così ad altri testi che dicono la stessa cosa... che senso ha correggermi e dire: "ti stai sbagliando il testo dice altro?"
Sarebbe più gentile, educato ma soprattutto serio ed onesto dire: "Secondo me il testo potrebbe dire anche così, e cioè che in via generale e assoluta bisogna vivere tenendo il bene e tralasciando il male, non riferendosi soltanto alle profezie.". Sono due visioni diverse ma possibili entrambe. Tu resterai della tua, io della mia, ma il confronto è costruttivo.
Io imparo che Antonio e Gianni la pensano così. Voi imparate che esiste anche una diversa posizione.
Io non giudico voi. Voi non giudicate me. Senza bisogno di tirare in mezzo religioni, dottrine, bugie e etc etc.
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

Ho visto che hai postato di nuovo per tagliare la testa al toro.
Come vedo insisti ancora con "chi dei due ha ragione"?

Se hai capito la mia posizione nel mio post io non ti risponderò a questa domanda con "chi" ha ragione.
Io mi limiterei a dire: io la penso così, perchè vi sono alcuni che dicono così, altri cosà. Per me ha più senso la prima posizione, perchè a mio modo di vedere soddisfa anche quanto detto altrove in modo più chiaro e semplice. Ad Antonio invece piace di più la seconda posizione interpretativa perchè interpreta in modo diverso e trova conferme in altri testi etc etc.

PUNTO.
Due possibilità, due vie interpretative. Non una sola dogmatica scelta da te. Scegliere una via dogmatica soltanto è sinonimo di creare una nuova setta: o la si pensa così o si è fuori "dottrina". Questo è il sentimento religioso che tanto condanni tu stesso e che invece vivi proprio tu in termini settari.
Mi capisci?

Sempre in modo molto banale, rispondo alla tua domanda sul ricondurre o convertire. Per me non ha letteralmente importanza. Nella mia mentalità, conversione significa girarsi, cambiare via, passare da una "versione" ad un'altra. Convertire è quindi sinonimo di ricondurre, ridirigire...
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bgaluppi
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da bgaluppi »

Per me ha più senso la prima posizione, perchè a mio modo di vedere soddisfa anche quanto detto altrove in modo più chiaro e semplice. Ad Antonio invece piace di più la seconda posizione interpretativa perchè interpreta in modo diverso e trova conferme in altri testi etc etc.
Stefano, io scelgo la seconda non perché mi piace di piú, ma perché, andando a vedere il significato del termine greco e analizzando la costruzione grammaticale all'interno del contesto, vedo che è giusta. Se non avessimo il testo originale, varrebbe la tua tesi quanto la mia; ma siccome il testo lo abbiamo, è necessario conformarsi a quanto esso dice. La traduzione della NR, non solo è sbagliata, ma crea un paradosso: pretende di affermare che i figli di Israele, adoratori dell'unico Dio, debbano essere "convertiti" all'adorazione di quello stesso Dio.

Ripeto che ἐπιστρέφω (epistrèfo), soprattutto quando è seguito da πρός (o ἐπὶ) e l'accusativo di qualcuno o qualcosa, significa "ritornare" o "far ritornare", "riportare". Non si scappa da questo dato di fatto e se vuoi puoi controllare tu stesso i dizionari, invece di perderti in parole. Controlla. Accettando una traduzione incorretta, tu sbugiardi i dizionari.
b. to return: followed by πρός (WH text ἐπί) τινα; ἐπί τόν Θεόν, 1 Peter 2:25 (see 2 a. above); to return to a better mind, repent, John 12:40. (Thayer Greek Lexicon)
Mentre il senso di conversione si applica ai Gentili:
a. to turn, to turn oneself: ἐπί τόν κύριον and ἐπί τόν Θεόν, of Gentiles passing over to the religion of Christ [qui il traduttore è tendenzioso, poiché Yeshúa non ha fondato alcuna religione e non ha preteso di essere adorato al posto di Dio] (Thayer Greek Lexicon)
b. to cause to return, to bring back; figuratively, τινα ἐπί κύριον τόν Θεόν, to the love and obedience of God, Luke 1:16
Il contesto ci indica la corretta traduzione. È ovvio che per essere convertiti ad adorare Dio bisogna venire da una condizione di non adorazione dello stesso Dio. Chi non ha alcuna fede o crede in qualcosa di diverso, può essere convertito ad adorare Dio (appunto, i Gentili); chi già adora Dio, non può essere convertito. Stiamo attenti a non sfidare la logica. Yeshúa adorava il Dio di Israele e riconduce ( non converte) i suoi fratelli a quello stesso Dio; nel caso dei pagani, egli li converte all'adorazione di Dio.

http://biblehub.com/greek/1994.htm" onclick="window.open(this.href);return false;
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Re: Bibbia e... approcci.

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Ti rendi conto che effettivamente se ti metti a tradurre a modo tuo e come dici tu (dico tu per dire chiunque, io stesso potrei farlo) stai di fatto creando l'ennesima nuova religione?
Caro Stefano, forse non ti rendi conto, perché non lo hai studiato, che il greco non si traduce "come ci pare", ma come deve essere tradotto. Se al Liceo avessi tradotto un testo di Plutarco "come mi pareva", avrei preso un bel 3 (il che è accaduto, a volte... :))) . Non sono un grecista, ma di greco antico ne ho tradotte quantità industriali, e questo non è per vantarmi, ma è la pura verità. E non bastano certamente "4 fondamenti di greco" per tradurre un testo. Una cosa, certamente, è tradurre l'integrale delle tragedie di Euripide, una cosa è capire a quale parola si riferisce un verbo o qual'è il significato di un vocabolo nel contesto. Dai, non insistere con questa cosa del "non hai titoli". Lascia perdere inutili elocubrazioni e dedicati piuttosto ad acquisire quegli strumenti che ti consentirebbero di analizzare il testo biblico in modo davvero profondo. Basta davvero poco per acquisirli.
Sarebbe più gentile, educato ma soprattutto serio ed onesto dire: "Secondo me il testo potrebbe dire anche così
Sarebbe invece disonesto avvalorare ciò che il testo non esprime. Non è una questione di gentilezza, lo studio biblico si basa sull'oggettività e sul ragionamento.
Se io cito 1 Tessalonicesi 5:16-22 e sostengo che la Bibbia ci dice di esaminare la profezia ritenendo il bene, collegandolo così ad altri testi che dicono la stessa cosa... che senso ha correggermi e dire: "ti stai sbagliando il testo dice altro?"
Ha senso per un semplice motivo: il testo dice altro. Per ripetermi:

“Il verbo non é riferito alle profezie, ma a πάντα, che é l'accusativo plurale dell'aggettivo neutro πᾶν e significa "tutte le cose", "ogni cosa", in senso assoluto, non specifico. Paolo dà un consiglio in generale, da attuarsi "in tutte le cose", non solo con le profezie (ma anche con le profezie), a cui il verbo non si riferisce.”

Tra "tutte le cose" da esaminare ci sono anche le profezie, ma non solo esse. È un consiglio comportamentale generale, non specifico per le profezie.
Stefanotus
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Re: Bibbia e... approcci.

Messaggio da Stefanotus »

A tempo debito, risponderò alle tue digressioni.
Nel frattempo, cercando di rimanere a tema, ripropongo il quesito:

"Esistono passi biblici che supportano, stimolano, richiedono al credente la conoscenza o meglio l'applicazione della torah orale?".

Secondo me no. E nessuno in questo momento è riuscito a dire il contrario biblicamente.

Ci terrei a dire a Giorgia che mi ha "moderato" che seppur io mi esprima in modo diretto, chiaro e senza giri di parole, non ho insultato nessuno.
Antonio non ha nessuna laurea di grecista e non ha attestati di riconoscimento accademico. Quindi non c'è nulla di male a cercare di spiegargli che anzichè stabilire LUI cosa sia giusto o sbagliato nel greco, dovrebbe invece porsi in modo propositivo cercando di capire perchè altri studiosi hanno scelto un'altra traduzione anzichè chiudere la discussione affermando che le motivazioni siano religiose o dottrinali preconcette. Tutto qui.

Forse mi si può accusare di esser troppo diretto e poco delicato (anche se lo scritto si può leggere con toni diversi e quindi essere interpretato), ma di certo non potete suggerire che io lo abbia insultato. Ho solo giudicato "secondo me" cosa c'è di sbagliato nel suo modus operandi.
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Re: Bibbia e... approcci.

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"Esistono passi biblici che supportano, stimolano, richiedono al credente la conoscenza o meglio l'applicazione della torah orale?".
Stefanotus, ti avevo proposto un versetto: "Dio disse". Che vuol dire?

Un altro interessante è: "Nel principio". Che vuol dire?
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Re: Bibbia e... approcci.

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