Sul secondo punto, giacché mostri fretta di capire, posso proporti questo schema sintetico (ma poi dovrò aggiungere alcune domande):
Della fede espressa nell’ubbidienza alla Toràh di Dio, possiamo notare nella Bibbia una progressione.
Sl 15 (di Davide). “O Signore, chi dimorerà nella tua tenda? Chi abiterà sul tuo santo monte?”. Davide elenca 11 punti:
1. “Colui che è puro
2. e agisce con giustizia
3. e dice la verità come l'ha nel cuore;
4. che non calunnia con la sua lingua,
5. né fa male alcuno al suo vicino,
6. né insulta il suo prossimo.
7. Agli occhi suoi è spregevole il malvagio,
8. ma egli onora quelli che temono il Signore.
9. Se anche ha giurato a suo danno, non cambia;
10. non dà il suo denaro a usura,
11. né accetta regali a danno dell'innocente”.
Isaia 33:14-16. “Chi di noi potrà resistere al fuoco divorante?”. Isaia elenca sei punti:
1. “Colui che cammina per le vie della giustizia,
2. e parla rettamente;
3. colui che disprezza i guadagni estorti,
4. che scuote le mani per non accettare regali,
5. che si tura gli orecchi per non udir parlare di sangue
6. e chiude gli occhi per non vedere il male.
Isaia 56:1. Per bocca di Dio (“Così parla il Signore”), il Deutero-Isaia sintetizza tutto in due punti:
1. “Rispettate il diritto
2. e fate ciò che è giusto”.
Mic 6:8. Con Michea l’obbedienza è sintetizzata in tre punti: “O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che
1. tu pratichi la giustizia,
2. che tu ami la misericordia
3. e cammini umilmente con il tuo Dio?”
Ab 2:4. Il profeta Abacuc identifica la Toràh in solo principio:
1. “Il giusto per la sua fede [fedeltà] vivrà”.
“Il giusto per la sua fede [אֱמוּנָה (emunàh), “fedeltà”] vivrà”. Di certo il profeta non intende ritenere abolita la Toràh. Piuttosto, salvaguardando la Toràh e la sua osservanza, afferma a nome di Dio che è necessaria l’emunàh (אֱמוּנָה), che è la fiducia in Dio che si mostra nella fedeltà con l’ubbidienza. In Rm 1:17 Paolo cita proprio le parole di Ab 2:4; va da sé che egli non possa intendere una cosa diversa da quella detta da Abacuc. Come Abacuc, che cita, Paolo ritiene la Toràh sempre valida, dicendo che va osservata con emunàh (אֱמוּנָה), con fedeltà. La fede biblica è quella che non si limita a credere ma obbedisce alla santa Toràh di Dio. Paolo lo dice chiaramente: “Annulliamo dunque la legge [=Toràh] mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge [=Toràh] ”. - Rm 3:31.
Nel Talmùd la Toràh è vista nei suoi 613 precetti: “Rabbi Simlai insegna che 613 comandamenti furono formulati da Mosè: 365 con formula negativa, 248 positiva, quante sono le membra del corpo umano” (Makòt 24a). Per Paolo, tutti i comandamenti, le osservanze, le prescrizioni e le norme si assumono nuovamente in una sola attitudine spirituale ovvero nella ricerca della volontà di Dio: “Non mi vergogno del vangelo; perché esso è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco; poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: ‘Il giusto per fede vivrà’” (Rm 1:16,17). Che è poi quello che diceva Abacuc.
Domande: Fede o fedeltà? Chi è giusto? Che cos’è la giustizia biblicamente intesa?
Ora puoi iniziare il tuo percorso di ricerca ... ritieniti impegnato per i prossimi anni.

Michele dice che “Yehoshu'a non ha rinnegato le scritture antiche ma le ha ulteriormente ampliate e gli ha dato compimento”.
Direi di sì, ma precisando che non le ha ampliate ma le ha rese piene e più vincolanti. Yeshùa pretese dai suoi che la loro giustizia fosse superiore a quella del rabbinismo farisaico.