È con piacere che posso presentare un nuovo corso biblico molto specialistico: Yeshùa, giudeo osservante.
Non dedico mai i miei studi a qualcuno, ma questa volta faccio un’eccezione. Lo dedico al nostro caro amico Noiman.
Spero che lui possa apprezzare il risultato delle minuziose ricerche che ho fatto in campo ebraico, tutte documentate.
Da parte mia, il massimo cui io possa aspirare è di diventare un fratello spirituale di Yeshùa. Noiman è però già fratello vero di Yeshùa ben Yosèf, figlio genuino di Israele.
Il corso è stato pubblicato oggi qui: Yeshùa, giudeo osservante
A Noiman, con tutta la mia stima, la mia simpatia e la mia amicizia.
molto bello questo tuo studio Gianni
devo dire che per molte persone di religione ebraica(Daniel Boyarin, Amy Jill Levine,Ben Yameen Cohen), che vengono a contatto con i vangeli diventa davvero innegabile il fatto che Yeshua era un'ebreo vero,che rispettava la Torah,molto più "ortodosso"di scribi e farisei,che mangiava Kosher e che rispettava le festività.ho trovato il tuo studio perfettamente in linea con i loro
un'abbraccio in Cristo
il nostro nemico non è né l'ebreo né il cristiano
il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza
Grazie, Maryam. Il corso mira a mostrare come Yeshùa di Nazaret era un vero giudeo, fedele al Dio d’Israele e alla sua santa Toràh, che egli dibatté alla maniera rabbinica e che non portò alcuna novità perché il suo insegnamento era conforme a quanto espresso anche nella Toràh orale. Il tutto esposto senza forzare la mano sulla questione messianica, con gran rispetto per Israele. L’ultimo capitolo, il 35, è un’accusa contro cristiani che hanno fatto di Yeshùa una macchietta privandolo della sua profonda ebraicità; vuole nel contempo essere anche una condivisione con gli ebrei, mettendo in comune l’attesa messianica. Il mio obiettivo era duplice: 1. far scoprire ai cosiddetti cristiani la profonda ebraicità di Yeshùa e mostrare la sua appartenenza a Israele in tutti sensi; 2. far scoprire agli ebrei un loro autentico fratello, togliendogli la patina sotto cui l’hanno sepolto i cristiani.
noiman ha scritto:Gianni ne fa una accurata e documentata descrizione, ricordando che tutti quelli che vissero accanto a Gesù erano ebrei, colti e ignoranti, ma tutti comunque appartenenti allo stesso popolo.
Ho trovato buono lo studio di Gianni. Che Yeshùa fosse ebreo tra gli ebrei non c'era alcun dubbio...
Ma la domanda che vorrei porre è: Yeshùa che tipo di ebreo era? Sappiamo che prima del 70 e.v, vi erano varie fazioni giudaiche con interpretazioni della Torah e della tradizione orale del Talmud più diversificate ( sadducei, farisei, scribi, dottori della Legge, esseni di Qumran, ebrei ellenisti, zeloti, erodiani ecc..). L 'ebreo Yeshùa nel suo insegnamento e nel suo modo di agire in quale si riconosceva di più?
Ultima modifica di Antonella il martedì 30 settembre 2014, 17:23, modificato 1 volta in totale.
Yeshùa è la voce fuori dal coro. Giudeo di fatto e nell’intimo più profondo, non ha nulla a che fare con i pagani e idolatri romani. Figlio del suo popolo Israele, è un rabbi ma particolare, è un profeta ma diverso. Da lui emana un carisma che scuote le masse dell’am haàretz (הארץ עם), del “popolo della Terra” di Israele (termine usato dal Tanàch e applicato dal Talmùd alla popolazione rustica e ignorante, in contrasto con i dotti farisei e sadducei). Egli reca un annuncio redentore, rispetta scrupolosamente e vuol far rispettare la Toràh. Egli innervosisce scribi e farisei con il suo modo di pensare, rifiuta i sadducei, delude gli zeloti. Ma intanto attrae le masse con la forza del suo lieto annuncio. Più di tutto, apre alla speranza: quando Dio stabilirà il suo Regno, tutte le sofferenze del suo martoriato popolo finiranno, la gloria di Dio risplenderà per sempre. Accolto dal popolo come un re alla sua entrata in Gerusalemme (Mt 21:1-10), quando si rese conto “che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo”. - Gv 6:15.
Yeshùa, giudeo incompreso, non rivendica per sé alcun titolo e neppure alcuna missione particolare se non una sola: “Io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità” (Gv 18:37), “non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato”. - Gv 6:38.
Non solo vicino ai farisei ma anche agli scribi, che erano dottori della Toràh. “Gesù parlò alla folla e ai suoi discepoli, dicendo: «Gli scribi e i farisei siedono sulla cattedra di Mosè. Fate dunque e osservate tutte le cose che vi diranno»”. - Mt 23:1-3.