L’ultimo giorno di Yeshùa

animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Ho modificato l'ultima parte della mia risposta a Gianni del 23 Luglio ore 16,24
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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

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Animasalvata, alla fine hai posto tre temi. Da quale vuoi iniziare? Rinnovo il mio invito a trattare un solo punto per volta. Diversamente si fa solo confusione.
animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Gianni ha scritto: lunedì 24 luglio 2023, 6:46 Animasalvata, alla fine hai posto tre temi. Da quale vuoi iniziare? Rinnovo il mio invito a trattare un solo punto per volta. Diversamente si fa solo confusione.
Marco 15,42

La parasceve ebraica?
E il prosabbaton?
animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Καὶ ἤδη ὀψίας γενομένης, ἐπεὶ ἦν παρασκευή, ὅ ἐστιν προσάββατον,

Cosa si riferisce la parasceve nella letteratura ebraica? Sempre e solo il venerdì? Oppure anche la vigilia di un giorno solenne?

E il prosabbaton? Nella LXX ricorre in Salmo 92,1 e in Giuditta 8,6.

La traduzione ebraica di parasceve rende qui "erev shabbat". Erev shabbat cosa indica nella letteratura ebraica? Sempre e solo il venerdì oppure anche la vigilia di un giorno solenne?

Invito anche Noiman
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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Gianni »

Animasalvata, avevamo stabilito una questione per volta. Ti rispondo quindi sulla prime delle due che hai proposto.

La parola greca παρασκευή significa “preparazione” e si riferisce al giorno in cui gli ebrei facevano i preparativi necessari per celebrare un sabato oppure una festa. Tale giorno terminava al tramonto e subito dopo, con la prima oscurità, iniziava il giorno festivo.

La “parasceve” che ci interessa è citata in Giovanni 19:14-16: “Era la preparazione della Pasqua [παρασκευὴ τοῦ πάσχα], ed era l'ora sesta. Egli disse ai Giudei: «Ecco il vostro re!». Allora essi gridarono: «Toglilo, toglilo di mezzo, crocifiggilo!». Pilato disse loro: «Crocifiggerò il vostro re?». I capi dei sacerdoti risposero: «Noi non abbiamo altro re che Cesare». Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso”.

In Giovanni 19:31 è detto: “Allora i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato (poiché era la Preparazione [παρασκευὴ] e quel sabato era un gran giorno [μεγάλη ἡ ἡμέρα ἐκείνου τοῦ σαββάτου]), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe, e fossero portati via”.

Abbiamo quindi che il giorno dell’uccisione di Yeshùa era “la preparazione della Pasqua [παρασκευὴ τοῦ πάσχα]” e il giorno seguente (Pasqua) era considerato non solo di risposo (sabato) ma un “doppio sabato”: “grande il giorno quello di sabato”, μεγάλη ἡ ἡμέρα ἐκείνου τοῦ σαββάτου.
Luigi
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Luigi »

Gianni, forse mi son perso qualche commento.
Sostanzialmente, secondo la cronologia degli eventi narrati nei vangeli, Gesù il cristo è morto il venerdì e risorto il primo giorno della settimana, come recita Matteo 28, 1..?
France
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da France »

Matteo28:1 Dopo il sabato, verso l'alba del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l'altra Maria andarono a vedere il sepolcro.

Veramente Matteo 28:1 dice che trovarono il sepolcro vuoto, non dice ne' quando e' morto ne' quando resuscito'>
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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Gianni »

Luigi, secondo la cronologia degli eventi narrati nei Vangeli Yeshùa è morto mercoledì del 14 di nissàn, esattamente quando nel tempio di Gerusalemme veniva scannato il primo agnello pasquale, e fu risuscitato da Dio il sabato seguente prima del tramonto dopo essere stato nella tomba tre giorni e tre notti, esattamente come aveva detto.
animasalvata
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da animasalvata »

Gianni ha scritto: lunedì 24 luglio 2023, 16:49

Animasalvata, avevamo stabilito una questione per volta. Ti rispondo quindi sulla prime delle due che hai proposto.


Grazie

La parola greca παρασκευή significa “preparazione” e si riferisce al giorno in cui gli ebrei facevano i preparativi necessari per celebrare un sabato oppure una festa.


Il nocciolo è la parte che ti ho evidenziato. È possibile che la "preparazione" παρασκευή possa essere anche la preparazione di un giorno festivo la cui preparazione non coincide necessariamente col settimo giorno settimanale. Questo perché la parola
παρασκευή non è una parola ebraica e il testo greco in Giovanni 19,14 parla appunto di "preparazione alla Pasqua". Inoltre in Marco 14,12 si parla anche di "preparare per mangiare la Pasqua". Quindi può essere che la παρασκευή può essere la preparazione ad un settimo giorno oppure ad una festa.

La “parasceve” che ci interessa è citata in Giovanni 19:14-16: “Era la preparazione della Pasqua [παρασκευὴ τοῦ πάσχα],

Abbiamo quindi che il giorno dell’uccisione di Yeshùa era “la preparazione della Pasqua [παρασκευὴ τοῦ πάσχα]” e il giorno seguente (Pasqua) era considerato non solo di risposo (sabato) ma un “doppio sabato”: “grande il giorno quello di sabato”, μεγάλη ἡ ἡμέρα ἐκείνου τοῦ σαββάτου.
Gli ebrei dicono ערב שבת (vigilia del sabato del settimo giorno) e dicono ערב הפסח ("vigilia della Pasqua" indipendentemente dal giorno settimanale in cui cade questo giorno preparativo). In Giovanni 19,14 nella versione ebraica si ערב הפסח.
Però ערב הפסח in greco "preparazione alla Pasqua" di per se dice solo che era il giorno prima del 15 del mese di Nisan. Se il 14 di Nisan capita di Mercoledì un ebreo direbbe ערב הפסח ma se capita di Venerdì un ebreo potrebbe dire ערב שבת ma potrebbe dire tranquillamente anche ערב הפסח essendo comunque quel Venerdì il giorno prima della solennità. ערב הפסח potrebbe anche coincidere con un sabato settimanale e in questo caso ערב הפסח sarebbe anche שבת הגדול.

Quindi nel nostro caso di Giovanni 19,14 "preparazione alla Pasqua" ערב הפסח non dice nulla se era un Mercoledi o un Venerdì ma dice solo che era il 14 Nisan, giorno in cui gli ebrei compievano o non compievano azioni preparative e propedeutiche per mangiare la Pasqua all'inizio del giorno 15 (vedere Marco 14,12 come anche Giovanni 18,28).

Quindi Giovanni 19,14 non è una prova che quello era un Mercoledi come non è una prova che era un Venerdì. Potrebbe coincidere con un Mercoledi come potrebbe coincidere anche con un Venerdì. Mi ricordo che Besasea addirittura poneva quel giorno al Venerdì 13 di Nisan, giorno prima del 14 che sarebbe stato in questo caso שבת הגדול "il grande sabato" prima del 15 Nisan.

Ora supponiamo che il redattore di Giovanni 19,14 voleva riferirsi ad una vigilia di Pasqua di Mercoledi allora il versetto 31 sarebbe così da interpretare:

"allora i Giudei dato che era la preparazione (al riposo del 15 di Nisan), allo scopo che i corpi non rimanessero sulla croce durante il riposo (riposo speciale del 15) poiché era un giorno solenne quel riposo (riposo speciale del 15)"

La preposizione gar avrebbe funzione esplicativa. Sarebbe una spiegazione della frase "allo scopo che i corpi non rimanessero sulla croce durante il riposo". Quella preposizione gar sarebbe pertanto una spiegazione di quel tipo di riposo

Però il redattore di Giovanni 19,14 poteva avere in mente anche una vigilia di Pasqua coincidente con un Venerdì. In tal caso Giovanni 19,31 sarebbe così interpretabile:

"Allora i giudei dato che era la preparazione (al settimo giorno e alla pasqua), allo scopo che i corpi non rimanessero sulla croce durante il riposo (del settimo giorno e della Pasqua) poiché era un giorno solenne quel riposo (riposo del settimo giorno e di Pasqua)

Anche qui la preposizione gar avrebbe funzione esplicativa e specificherebbe che quel sabato era "due volte sabato" (sabato settimanale e di Pasqua) e a maggior ragione era vietato che i corpi rimasero in croce in quel giorno.

Ricordiamo infatti che la legge di Deuteronomio 21,22-23 non riguardava esclusivamente il sabato settimanale ma la notte di tutti i giorni. Il Sabato settimanale e era ancora peggio se un corpo rimaneva appeso e ancora peggio se quel sabato settimanale era anche sabato pasquale.

Quindi siamo ancora in alto mare. La presenza dei singolari σαββάτῳ e σαββάτου in Giovanni 19,31 mi farebbe propendere più per la preparazione al sabato settimanale che coincide con la preparazione di Pasqua anche se non mi sento di escludere la tua ipotesi perché io non sono un esperto di greco e poi genericamente la parola "preparazione" può essere anche la preparazione ad una festività solenne come dici tu.
Le parole σαββάτῳ e σαββάτου se analizziamo i versetti del N.T. in cui compaiono, tolto il caso di Giovanni 19,31, mi sembra che siano riferite sempre ad un sabato settimanale e questo, mettendo da parte altri dati biblici, farebbero propendere come probabilità più per il Sabato settimanale. Se Giovanni 19,31 si riferisce ad una vigilia pasquale di Mercoledi quello sarebbe l'unico caso dove dei singolari σαββάτῳ e σαββάτου in tutto il nuovo testamento non sarebbero dei sabati settimanali. Sarebbe una sorte di 10 a 1. Non so se ho reso bene il concetto di probabilità.
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Gianni
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Re: L’ultimo giorno di Yeshùa

Messaggio da Gianni »

Buongiorno, Animasalvata. Sì, hai reso bene il concetto di probabilità, tuttavia questa può valere solo in generale e – in ogni caso – la realtà dei fatti spazza sempre via i precedenti calcoli probabilistici. Alla fine tu propendi per un sabato settimanale coincidente con il “sabato” pasquale del 15 di nissàn. Così è anche per tutta la cristianità, cattolici in testa.
Un delle cose strane è che ci si è pure abituati ad un linguaggio del tutto improprio. Ti cito un esempio. Si parla, come se niente fosse, di “domenica di resurrezione”, ma poi – se vai a leggere i Vangeli – non trovi scritto da nessuna parte che la resurrezione sia avvenuta di domenica. Trovi invece che la domenica mattina prestissimo, quando era ancora buio, tutto ciò che le donne trovarono fu una tomba vuota. Yeshùa sarebbe stato quindi risuscitato domenica notte, rimanendo nella terra poco più di 24 ore (da poco prima del tramonto del presunto venerdì fino a domenica notte). Quante ore? 30? 32? 34? 36? 38? E ciò dando per scontata la risurrezione di domenica, la quale è contro le evidenze bibliche.

La questione dei “tre giorni e tre notti” non può essere banalizzata addomesticando l’aritmetica. Su questa questione si gioca tutta la credibilità di Yeshùa. Il rabbi nazareno si rifiutò sempre di dare dei segni della sua messianicità, dicendo che è una generazione malvagia a chiedere dei segni. Egli diede alla fine un solo unico segno: “tre giorni e tre notti” nella terra. Segno inequivocabile del tutto indipendente dalla sua volontà, perché attuatosi quando lui era ormai morto. La questione non si risolve con fantasiosi giochi aritmetici facendo passare alcune poche ore del presunto venerdì più 24 ore del sabato settimanale più poche ipotetiche ore notturne della domenica (quando la tomba era vuota!) per “tre giorni e tre notti”.

C’è poi la questione degli aromi. Questi furono comprati dalle donne prima del sabato (quale?) e preparati dopo aver rispettato il risposo del sabato (quale?).

La prova definitiva, matematica, ci è data in ogni caso dai calcoli astronomici. Oggi siamo in grado di sapere con assoluta esattezza in quale giorno settimanale cadde quel 14 di nissàn in cui Yeshùa spirò.
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