Dunque la questione del sommo sacerdote è cominciata da un commento di Besasea:
Armando ha scritto:Atti 9:21
"Tutti quelli che lo ascoltavano si meravigliavano e dicevano: «Ma costui non è quel tale che a Gerusalemme infieriva contro quelli che invocano questo nome ed era venuto qua con lo scopo di condurli incatenati ai capi dei sacerdoti?»"
Cosa ci azzeccano i capi dei sacerdoti? I sacerdoti spettano servizio al Tempio e non hanno alcuna autorità giuridica.
In Atti leggiamo anche:
“Quanto a me, in verità pensai di dover lavorare attivamente contro il nome di Gesù il Nazareno. Questo infatti feci a Gerusalemme; e avendone ricevuta l'autorizzazione dai capi dei sacerdoti, io rinchiusi nelle prigioni molti santi; e, quand'erano messi a morte, io davo il mio voto.” (At 26:9,10).
Da qui si capisce che Paolo catturava e imprigionava i discepoli di Yeshùa in seguito all'autorizzazione dei sommi sacerdoti (al plurale). In Antichità XX:200 leggiamo:
“Con il carattere che aveva, Anano [sommo sacerdote in carica] pensò di avere un'occasione favorevole alla morte di Festo mentre Albino era ancora in viaggio: così
convocò i giudici del Sinedrio e
introdusse davanti a loro un uomo di nome Giacomo, fratello di Gesù, che era soprannominato Cristo, e certi altri,
con l'accusa di avere trasgredito la Legge, e li consegnò perché fossero lapidati.”
Sembra che le parole di Paolo non siano proprio da scartare; chi portò ad Anano Giacomo e gli altri? Probabilmente qualcuno che svolgeva la funzione che svolse Paolo, quella di catturare i discepoli, a meno che Anano non avesse catturato Giacomo e gli altri di persona. Da queste parole di Flavio si comprende come il sommo sacerdote avesse il potere di convocare i giudici del Sinedrio. E se non aveva quel potere, lo esercitò comunque, e il Sinedrio lo seguì senza opporsi. Stando alle informazioni di Besasea, doveva trattarsi del Sinedrio dei 23 membri, perché ci fu la condanna a morte per lapidazione.
Besasea dice: “La pena per lapidazione nemmeno può essere perché per il falso profeta è prevista la pena per soffocamento.”. Ma Giacomo e gli altri furono consegnati perché fossero lapidati; il che significa che la loro colpa non poteva essere quella di essere considerati falsi profeti. La colpa imputata, dunque, poteva forse essere l'apostasia o la bestemmia. Stessa sorte toccò a Stefano, anche lui trascinato davanti al Sinedrio con l'accusa di bestemmia prodotta da falsi testimoni (At 6:9-14). Secondo il racconto, il sommo sacerdote era presente anche lì (7:1).
Il racconto su Stefano presenta una situazione simile a quelle descritte da Paolo e da Flavio. L'elemento comune è la condanna a morte per lapidazione, emessa dal Sinedrio. Altro elemento comune che emerge è il ruolo del sommo sacerdote, che appare coinvolto in questioni in cui non doveva essere coinvolto. Secondo Paolo, il sommo sacerdote mandava emissari a catturare i discepoli di Yeshua; secondo Atti, il sommo sacerdote era presente nel momento in cui il Sinedrio emetteva una pena di morte; Flavio testimonia che fu il sommo sacerdote stesso a consegnare dei discepoli (tra cui Giacomo, membro preminente della comunità) al Sinedrio
perché fossero lapidati.
Dunque, esistevano compiti, incarichi e doveri precisi. Ma venivano rispettati?
Sono sicuro di si in termini generali, ma sembra di no nel caso dei discepoli di Yeshùa, che evidentemente erano venuti a costituire un grave problema. Quindi come si può prendere At 9:21 (o altro versetto simile) e dire: non è possibile che le cose fossero andate così perché i sacerdoti non hanno autorità giuridica? Non avevano autorità giuridica, ma il Sinedrio evidentemente si, e dal racconto di Flavio traspare in modo chiaro che il sommo sacerdote aveva una certa influenza sul Sinedrio, se il caso lo giustificava. Ripeto: il caso poteva essere particolare perché trattavasi dei discepoli di Yeshùa, che si moltiplicavano come i funghi in tutto l'impero.