La discussione indicata da Janira:
https://www.biblistica.eu/viewtopic.php?f=3&t=1937
tratta il primo punto della storia biblica sulle offerte e sulla storia di Abele e Caino. Interessanti tutti i punti di vista degli utenti. Noiman ha scritto delle lezioni anche sul significato dei termini. Nel mio piccolo posso dare un contributo e fare delle osservazioni. Come già anticipato, la Genesi, in particolare da Adamo al diluvio, pare di difficile comprensione tant’è che ci sono esperti a livello mondiale che ancora ci studiano. A parte il fatto che (l’ho scritto e lo ripeto), anche su questi argomenti la “
vera” conoscenza è stata tramandata a pochi, il "resto” la conoscenza se la deve “sudare” (rimanendo comunque limitata finché non si apriranno le cataratte) e non si tratta solo di studi. Tanti obietteranno, va bene così. Ma le cose che sono non saranno di certo le opinioni a cambiarle. Anche io sono tra quelli che devono "sudare" e magari possiedo meno mezzi rispetto ad altri che scrivono qui. Tuttavia, come ho sempre fatto in questo forum e nella vita, cercherò di basarmi su quanto leggo, sulla ricerca, sull’intuito, sulla capacità di ragionamento che ho sviluppato fino ad oggi così come il livello di conoscenza che ho adesso ecc. Domani non so. Ci saranno coloro che scriveranno che occorre incontrare Yeshùa da qualche parte per avere spiegate le scritture (interpretando a loro modo certi passi) o altre opinioni. Va bene tutto, ma come si dice spesso e come la vita insegna, alla fine conta il risultato.
Di Caino e Abele è stato detto abbastanza, credo, su questo argomento iniziale. Specialmente la prima parte della Genesi (da Adamo al diluvio), va compresa soprattutto nei simbolismi, nei numeri e nella morale. Ci sono troppe evidenze. Ovviamente questo vale per l'intero testo, ma Genesi è particolare. Parlando di numeri si può notare che anche il conteggio delle generazioni tra 3 personaggi chiave: Adamo, Noè ed Abramo segue uno schema simmetrico. Da Adamo a Noè ci sono 10 generazioni; da Noè ad Abramo ci sono 10 generazioni (Gn 5; Gn 11). Oltre a questo, possono venire fuori decine di dettagli come, come il modo di scrivere gli anni di vita (in molti casi) in Genesi rispetto alle epoche successive. Ma questi dettagli esulano da questo tema.
Quindi, è stato scritto che l’offerta nell’episodio di Khaìn e Hèvel non è qorban (sacrificio). Noiman a riguardo scrive (riporto dalla discussione indicata):
noiman » giovedì 11 marzo 2021, 19:52
Si, Sandra …. vediamo come metterla ......
Hével presento la מנחתו, minkhatò ”la sua offerta, anche Khaìn presentò la sua מנחה, minkhàh”, non troviamo scritto che gli agnelli/o furono sacrificati, l’espressione ומחלבהן, tradotta come i “grassi “ è connessa al latte che è al primo posto nell'ordine dei grassi animali , מחמאת è il cibo fatto con il latte, le offerte di Khaìn erano vegetali e non potevano essere scannate, in ogni caso non si parla di קרבן “qorban”, inteso come sacrificio, troppo facile paragonare le offerte come sacrificio nel senso di immolazione.
Alcuni * non mi ritengono degno e all’altezza di scrivere questioni che riguardano il testo ebraico perché è il loro (degli ebrei) e perché sono ignorante nella loro lingua e nella loro cultura (ovviamente non mi riferisco a Noiman che non ha mai scritto nulla del genere… e non posso sapere cosa pensa). Mi limito comunque a riportare delle osservazioni seguendo i metodi che ho descritto, perché faccio notare che una mente pensante la tengo anche io. E’ vero che non è specificato “sacrificio” nel contesto, ma è anche vero che sicuramente quando Genesi viene scritta o riscritta (esisteva in ebraico in origine? Anche oralmente era raccontata in ebraico?) i sacrifici animali venivano già fatti.
Dopo il diluvio leggiamo:
"L'anno seicentouno della vita di Noè, il primo mese, il primo giorno del mese, le acque si erano prosciugate sulla terra; Noè tolse la copertura dell'arca ed ecco la superficie del suolo era asciutta". Genesi 8,13
"Allora Noè edificò un altare a Yhvh; prese ogni sorta di animali mondi e di uccelli mondi e offrì olocausti sull'altare". Genesi 8,20
La storia del diluvio è presente in molte popolazioni. Dal Medio Oriente alla Grecia, all’India e fino al continente americano, molti popoli hanno conservato questa storia. Ci sono però delle differenze con il testo biblico. Nell’Epopea di Gilgmesh, le cui prime versioni risalgono a ben 4500 ani fa, è narrata la storia di Utnapishtim, l’eroe babilonese salvato dal Diluvio grazie a una divinità benevola. Nel poema di Atrahasis (sempre babilonese e nel testo sumero noto come “La Genesi di Eridu”) l’eore del diluvio è Ziusudra. Anche se ci sono similitudini con la Genesi biblica ci sono delle ovvie differenze. Alla fine del cataclisma, ogni personaggio offre sacrifici alle rispettive divinità, ma ci sono differenze.
Negli altri racconti, gli dèi fanno a lotta per accaparrarsi il sacrificio. Nel testo biblico “D-o” accoglie il sacrificio fatto da Noè:” Dio “odorò la soave fragranza dei sacrifici” (Genesi 8:21). I personaggi Utnapishtim e Ziusudra guadagnano (a quanto pare) l’immortalità, mentre Noè riceve benedizioni di fecondità e promesse da parte di Dio (Genesi 9:1), ma rimane comunque un semplice mortale (Genesi 9:29). Noè non viene “divinizzato” ed elevato all'immortalità (c'è da dire che anche quei poemi vanno intepretati), ma anzi subito dopo viene detto che dopo aver piantato la prima vigna del mondo post-diluviano, Noè si ubriaca, si denuda e diviene oggetto di disprezzo da parte di uno dei suoi figli (Genesi 9:20-23): l’esatto opposto di quanto avviene ai protagonisti dei poemi mesopotamici. Ciò che si nota in questo racconto (reale o costruito che sia) è “l’intenzione” dei personaggi ma soprattutto "la morale". A riguardo riporto un commento di Umberto Cassuto:
“In contrasto con l’immagine corporea e poco edificante del poema babilonese, che descrive gli dèi che volano ‘come mosche’ per godere dei sacrifici, e che litigano fra loro per decidere chi debba usufruire dell’offerta di Utnapishtim, viene qui menzionato soltanto il profumo dei sacrifici. L’espressione biblica può essere apprezzata solo se viene confrontata con i termini impiegati nella versione pagana a cui la Bibbia si oppone. Il Dio d’Israele non ha alcun bisogno di sacrifici: Mangio forse carne di tori, o bevo il sangue di capri? chiede il poeta biblico in nome di Dio (Salmi 50:13). I sacrifici di Noach sono olocausti, cioè offerte la cui carne viene completamente bruciata, e non mangiata. Solo il profumo, in quanto privo di sostanza, giunge al trono del Signore. Senza dubbio, il riferimento non è all’odore della carne bruciata, che di certo non è gradevole, ma a qualcosa di più importante. […] In ebraico, l’espressione ‘Egli odorò la fragranza’ aveva già perso il suo significato letterale originario per acquisire una connotazione figurativa, come a dire: ‘Egli accolse con favore’, ‘Egli considerò la disposizione interiore del sacrificio’. Nel Salmo 50, immediatamente dopo il verso appena citato, leggiamo: Offri a Dio un sacrificio di lode, che significa: non pensare, come fanno le nazioni, che Dio tragga un godimento materiale da ciò che tu offri a Lui, o che Egli mangi la carne dei tori e beva il sangue dei capri; piuttosto, offri a Dio un sacrificio che sia gradito al Suo cospetto, cioè un’offerta che esprima il tuo ringraziamento e che rappresenti il tuo sentimento di gratitudine che è nel tuo cuore. Proprio così fu l’offerta di Noach, e per questo essa fu gradita al Signore” (U. Cassuto, A Commentary on the Book of Genesis, Volume II, pp. 118-119).
Come si è potuto intuire, anche la storia di Caino e Abele, a parte tutti i simbolismi da decifrare, riporta una morale. Riporto la traduzione fatta da Noiman nella discussione su Caino e Abele:
“ Se agirai bene potrai andare a testa alta.(sarai perdonato) , ma se non agirai bene, il peccato sta in agguato alla porta,esso ha desiderio di te, ma tu puoi dominarlo, (il peccato sta spiandoti alla porta e i suoi desideri son volti a te, ma tu lo devi dominare)” .