Un esempio di esegesi e di lettura biblica meditata - At 17:1-10,
Inviato: mercoledì 12 luglio 2023, 9:11
La generosa offerta di Emiliano (viewtopic.php?f=9&t=2250&e=1&view=unread#unread), mi ha ridato vigore. Vi propongo qui un esempio di esegesi biblica con una lettura biblica meditata. Ho scelto At 17:1-9. Ecco il passo nella traduzione della nuova CEI:
1 Percorrendo la strada che passa per Anfìpoli e Apollònia, giunsero a Tessalònica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2 Come era sua consuetudine, Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3 spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti. E diceva: «Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio». 4 Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un grande numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5 Ma i Giudei, ingelositi, presero con sé, dalla piazza, alcuni malviventi, suscitarono un tumulto e misero in subbuglio la città. Si presentarono alla casa di Giasone e cercavano Paolo e Sila per condurli davanti all'assemblea popolare. 6 Non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città, gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono venuti anche qui 7 e Giasone li ha ospitati. Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, perché affermano che c'è un altro re: Gesù». 8 Così misero in ansia la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9 dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono. 10 Allora i fratelli, durante la notte, fecero partire subito Paolo e Sila verso Berea. Giunti là, entrarono nella sinagoga dei Giudei.
Ora, il comune lettore legge e passa oltre. Chi invece studia la Scrittura si ferma, analizza, cerca di capire e infine medita. Facciamolo insieme.
Per prima cosa occorre visualizzare i luoghi su una cartina geografica e sapere qualcosa della città di Tessalonica. Nel testo biblico è chiamata Θεσσαλονίκη (Thessalonìke), così anche oggigiorno in Grecia, con l’unica differenza che in greco moderno il nome viene letto Tessalonìki; in italiano la chiamiamo Salonicco. Oggi annovera più di 350.000 abitanti ed è la seconda città della Grecia per numero di abitanti. Fiorente centro industriale, economico e culturale, è il secondo porto più grande della Grecia dopo quello del Pireo di Atene. Tessalolica/Salonicco fa parte della regione chiamata Macedonia. Giungendovi, Paolo e i suoi erano quindi entrati in Europa.
Ora il testo biblico. In linea generale, vediamo intanto il modus operandi di Paolo: nei nuovi territori che visitava, per prima cosa cercava la sinagoga locale. Potremmo pensare che ciò era in ottemperanza al suo principio “prima agli Ebrei, e poi a tutti gli altri” (Rm 2:10, BDG). È vero, tuttavia, da At 16:13 sappiamo anche che Paolo cercava le sinagoghe per pregare e per seguire il culto del sabato. “Come al solito, Paolo entrò a pregare e, per tre sabati, rimase a discutere con i Giudei” (At 17:2, BDG). Avvalendosi delle letture sabatiche della Toràh nella sinagoga, Paolo portò le prove scritturali che Yeshùa era l’atteso Messia. - Cfr. v. 3.
Ma proseguiamo.
Luca spiega al v. 4 che alcuni giudei tessalonicesi furono convinti da Paolo, così “come anche un grande numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà”. Chi erano queste donne? Non erano greche, perché Luca le distingue dai greci cedenti in Dio. Erano ebree ed erano importanti. Luca qualifica queste donne τῶν πρώτων (tòn pròton), “delle prime in grado”, “delle più ragguardevoli”. La perdita di tali donne legate alla sinagoga comportava per i giudei tessalonicesi una perdita di prestigio, di sicurezza e finanche di sostegno economico. Ciò spiega perché quei giudei della sinagoga si ingelosirono (v. 5); Luca usa il verbo ζηλόω, “ribollire per invidia, odio o rabbia”.
Quei giudei s’ingegnano allora di sobillare una calca di gente di malaffare e prendono “d’assalto la casa di un certo Giasone, per trascinarne fuori Paolo e Sila, con l’intenzione di punirli davanti al popolo” (At 17:5b, BDG). Non trovandoli a casa del locandiere della città, presso sui erano ospitati. allora presero lo stesso “Giasone ed alcuni altri credenti e li trascinarono davanti ai magistrati della città” (v. 6, BDG). “Giasone li ha accolti in casa sua! Sono tutti dei ribelli, perché, invece di Cesare, dicono che c’è un altro re: Gesù!” (v. 7, BDG). L’annuncio di Paolo che Yeshùa era il re Messia promesso da Dio venne così trasformato in accusa politica per aver contestato l’autorità di Cesare. Dai documenti storici sappiamo che a Tessalonica il culto dell’imperatore Augusto era particolarmente sentito. Chissà se Paolo abbia incluso Augusto tra gli idoli scrivendo poi ai discepoli di Tessalonica: “Vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero”. - 1Ts 1:9.
La subdola manovra dei giudei comportò conseguenze ancor più sottili. Si noti At 17:9, in cui è detto che i magistrati, “dopo aver preso una cauzione sufficiente da Giasóne e dagli altri, li lasciarono andare” (TNM). Costoro erano accusati di fiancheggiare Paolo che, sempre stando all’accusa, cospirava contro Cesare. Secondo il diritto romano, se Giasone e gli altri avessero di nuovo aiutato Paolo, reiterando il “reato”, avrebbero perso la cauzione. Paolo e Sila si trovarono quindi nella condizione di non poter essere più ospitati e aiutati. Ecco perché “quella notte, i credenti fecero partire in gran fretta Paolo e Sila per la città di Berèa” (At 17:10, BDG). A quel punto, con Paolo in fuga nottempo, la giovane nuova congregazione di Salonicco si trovò ad avere come mentore un fuggitivo.
Ecco delle domande per la meditazione: voi cosa avreste pensato? Avreste avuto dubbi, e quali? Come poteva sentirsi lo stesso Paolo?
Altra questione. Se ci fermiamo a leggere che Paolo “per tre sabati, rimase a discutere”, potremmo erroneamente dedurre che il suo soggiorno a Tessalonica sia durato meno di un mese. Va però tenuto conto di Flp 4:16: “Mentre ero a Tessalonica, infatti, mi mandaste qualcosa per le mie necessità non una, ma due volte” (TNM). Il fatto che i filippesi gli inviarono doni di sostentamento per ben due volte ci obbliga a ritenere che il soggiorno tessalonicese di Paolo sia durato ben più di tre settimane. Non molto a lungo, comunque, perché da Tessalonica fu espulso dai giudei: “I Giudei che avevano creduto, spinti dalla gelosia, raccolsero per le strade certi ceffi e, riunita della teppaglia, misero in subbuglio la città […] i credenti fecero partire in gran fretta Paolo e Sila per la città di Berèa”, i quali “appena arrivati entrarono come di consueto nella sinagoga a predicare”. – At 17:5,10, BDG.
C’è altro molto da dire, ma mi fermo, augurandomi di aver dato un esempio di come si può fare esegesi biblica in modo corretto.
1 Percorrendo la strada che passa per Anfìpoli e Apollònia, giunsero a Tessalònica, dove c'era una sinagoga dei Giudei. 2 Come era sua consuetudine, Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture, 3 spiegandole e sostenendo che il Cristo doveva soffrire e risorgere dai morti. E diceva: «Il Cristo è quel Gesù che io vi annuncio». 4 Alcuni di loro furono convinti e aderirono a Paolo e a Sila, come anche un grande numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà. 5 Ma i Giudei, ingelositi, presero con sé, dalla piazza, alcuni malviventi, suscitarono un tumulto e misero in subbuglio la città. Si presentarono alla casa di Giasone e cercavano Paolo e Sila per condurli davanti all'assemblea popolare. 6 Non avendoli trovati, trascinarono Giasone e alcuni fratelli dai capi della città, gridando: «Quei tali che mettono il mondo in agitazione sono venuti anche qui 7 e Giasone li ha ospitati. Tutti costoro vanno contro i decreti dell'imperatore, perché affermano che c'è un altro re: Gesù». 8 Così misero in ansia la popolazione e i capi della città che udivano queste cose; 9 dopo avere ottenuto una cauzione da Giasone e dagli altri, li rilasciarono. 10 Allora i fratelli, durante la notte, fecero partire subito Paolo e Sila verso Berea. Giunti là, entrarono nella sinagoga dei Giudei.
Ora, il comune lettore legge e passa oltre. Chi invece studia la Scrittura si ferma, analizza, cerca di capire e infine medita. Facciamolo insieme.
Per prima cosa occorre visualizzare i luoghi su una cartina geografica e sapere qualcosa della città di Tessalonica. Nel testo biblico è chiamata Θεσσαλονίκη (Thessalonìke), così anche oggigiorno in Grecia, con l’unica differenza che in greco moderno il nome viene letto Tessalonìki; in italiano la chiamiamo Salonicco. Oggi annovera più di 350.000 abitanti ed è la seconda città della Grecia per numero di abitanti. Fiorente centro industriale, economico e culturale, è il secondo porto più grande della Grecia dopo quello del Pireo di Atene. Tessalolica/Salonicco fa parte della regione chiamata Macedonia. Giungendovi, Paolo e i suoi erano quindi entrati in Europa.
Ora il testo biblico. In linea generale, vediamo intanto il modus operandi di Paolo: nei nuovi territori che visitava, per prima cosa cercava la sinagoga locale. Potremmo pensare che ciò era in ottemperanza al suo principio “prima agli Ebrei, e poi a tutti gli altri” (Rm 2:10, BDG). È vero, tuttavia, da At 16:13 sappiamo anche che Paolo cercava le sinagoghe per pregare e per seguire il culto del sabato. “Come al solito, Paolo entrò a pregare e, per tre sabati, rimase a discutere con i Giudei” (At 17:2, BDG). Avvalendosi delle letture sabatiche della Toràh nella sinagoga, Paolo portò le prove scritturali che Yeshùa era l’atteso Messia. - Cfr. v. 3.
Ma proseguiamo.
Luca spiega al v. 4 che alcuni giudei tessalonicesi furono convinti da Paolo, così “come anche un grande numero di Greci credenti in Dio e non poche donne della nobiltà”. Chi erano queste donne? Non erano greche, perché Luca le distingue dai greci cedenti in Dio. Erano ebree ed erano importanti. Luca qualifica queste donne τῶν πρώτων (tòn pròton), “delle prime in grado”, “delle più ragguardevoli”. La perdita di tali donne legate alla sinagoga comportava per i giudei tessalonicesi una perdita di prestigio, di sicurezza e finanche di sostegno economico. Ciò spiega perché quei giudei della sinagoga si ingelosirono (v. 5); Luca usa il verbo ζηλόω, “ribollire per invidia, odio o rabbia”.
Quei giudei s’ingegnano allora di sobillare una calca di gente di malaffare e prendono “d’assalto la casa di un certo Giasone, per trascinarne fuori Paolo e Sila, con l’intenzione di punirli davanti al popolo” (At 17:5b, BDG). Non trovandoli a casa del locandiere della città, presso sui erano ospitati. allora presero lo stesso “Giasone ed alcuni altri credenti e li trascinarono davanti ai magistrati della città” (v. 6, BDG). “Giasone li ha accolti in casa sua! Sono tutti dei ribelli, perché, invece di Cesare, dicono che c’è un altro re: Gesù!” (v. 7, BDG). L’annuncio di Paolo che Yeshùa era il re Messia promesso da Dio venne così trasformato in accusa politica per aver contestato l’autorità di Cesare. Dai documenti storici sappiamo che a Tessalonica il culto dell’imperatore Augusto era particolarmente sentito. Chissà se Paolo abbia incluso Augusto tra gli idoli scrivendo poi ai discepoli di Tessalonica: “Vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero”. - 1Ts 1:9.
La subdola manovra dei giudei comportò conseguenze ancor più sottili. Si noti At 17:9, in cui è detto che i magistrati, “dopo aver preso una cauzione sufficiente da Giasóne e dagli altri, li lasciarono andare” (TNM). Costoro erano accusati di fiancheggiare Paolo che, sempre stando all’accusa, cospirava contro Cesare. Secondo il diritto romano, se Giasone e gli altri avessero di nuovo aiutato Paolo, reiterando il “reato”, avrebbero perso la cauzione. Paolo e Sila si trovarono quindi nella condizione di non poter essere più ospitati e aiutati. Ecco perché “quella notte, i credenti fecero partire in gran fretta Paolo e Sila per la città di Berèa” (At 17:10, BDG). A quel punto, con Paolo in fuga nottempo, la giovane nuova congregazione di Salonicco si trovò ad avere come mentore un fuggitivo.
Ecco delle domande per la meditazione: voi cosa avreste pensato? Avreste avuto dubbi, e quali? Come poteva sentirsi lo stesso Paolo?
Altra questione. Se ci fermiamo a leggere che Paolo “per tre sabati, rimase a discutere”, potremmo erroneamente dedurre che il suo soggiorno a Tessalonica sia durato meno di un mese. Va però tenuto conto di Flp 4:16: “Mentre ero a Tessalonica, infatti, mi mandaste qualcosa per le mie necessità non una, ma due volte” (TNM). Il fatto che i filippesi gli inviarono doni di sostentamento per ben due volte ci obbliga a ritenere che il soggiorno tessalonicese di Paolo sia durato ben più di tre settimane. Non molto a lungo, comunque, perché da Tessalonica fu espulso dai giudei: “I Giudei che avevano creduto, spinti dalla gelosia, raccolsero per le strade certi ceffi e, riunita della teppaglia, misero in subbuglio la città […] i credenti fecero partire in gran fretta Paolo e Sila per la città di Berèa”, i quali “appena arrivati entrarono come di consueto nella sinagoga a predicare”. – At 17:5,10, BDG.
C’è altro molto da dire, ma mi fermo, augurandomi di aver dato un esempio di come si può fare esegesi biblica in modo corretto.