Si dice che ogni volta che un ebreo legga i Vangeli capisca molte più sfaccettature di noi occidentali.
Devo dire di sì.
Infatti, sia gli ebrei di 2.000 anni fa che quelli odierni ogniqualvolta sentono le parole di Gesù lo accusano di bestemmia perché si fa Dio.
Appena si muove (Gesù), per la loro legge, commette la bestemmia.
Noi invece al contrario non riusciamo a vedere la Divinità in Gesù.
Forse avremmo preferito leggere nelle Scritture Greche: Gesù è Dio!
Così era tutto apposto. Ma non funziona così.
Lo devi sentire dentro che in quel corpo martoriato c'è l'amore di Dio per noi. Non un amore indiretto, distaccato.
Non credo che Dio si trovava sulla pace di una nuvola a guardare l'uomo che da solo reggeva tutto il peso del mondo.
Nel linguaggio biblico non si può trovare scritto l'assioma Gesù Dio. Perché ci sono dei gradi di rivelazione che devono essere scalati.
Non sono trinitario ma riconosco l'incomprensibile rapporto Divino tra Dio e Gesù.
Gianni ha scritto:E tu, Marco, pur di difendere la tua tesi antiscritturale accetti di dimenticare l'intero Vangelo giovanneo e l’intera Bibbia.
Caro Gianni ogni parola del Vangelo di Giovanni, secondo me, profuma di Divinità. Ma se tu cerchi l'assioma scritto come una formula matematica, come un segno indelebile e incontrovertibile, in questo caso hai ragione tu, non c'è.
MT 16 è la base di partenza e nell'economia Divina basta anche questo. Ciò che conta è seguire Gesù.
Gianni ha scritto:E dimmi, Marco, tale presunta verità l’avrebbe capita Tommaso di suo o gli sarebbe stata rivelata da Dio?
Questa verità Giovanni non poteva scriverla apertamente nel suo Vangelo, avrebbe esposto lo stesso al rogo e a maggior odio i primi seguaci.
Immagina per un attimo la situazione dei primi cristiani costretti a subire persecuzioni da parte dei Giudei e dei Romani. Se avessero affermato apertamente che Gesù è Divino non ne sarebbe restato uno vivo...
Gianni ha scritto:Invece di isolare la frase per piegarla alla pagana dottrina trinitaria, prova una volta tanto ad esaminare il contesto.
Qui vediamo che la loro gioia superò il loro stupore. Vediamo anche che chi si presenta loro non è Dio, ma lo Yeshùa risorto che invita a guardare i segni delle sue ferite fisiche.
E come dovevano distinguere Dio da Gesù?
Dio ha l'aspetto di un settantenne con barba e capelli bianchi quindi quel giovanotto sulla trentina non poteva essere che Gesù.
Ma Gianni dai...
Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Abbiamo conosciuto Dio attraverso Gesù. Questa è verità.
Ecco perché Tommaso dall'incredulità passa all'estremo atto di fede: riconoscere in Gesù la piena Divinità.
Gianni ha scritto: Rimane solo ammutolito dopo la sua esagerata esclamazione di profondo stupore. E cosa gli dice Yeshùa? “Perché mi hai visto, tu hai creduto”. Creduto cosa? Che Yeshùa era davvero risuscitato. Solo questo. Yeshùa non lo loda affatto – come nel caso di Pietro – per aver avuto chissà quale rivelazione divina.
Vero non lo loda ma neanche lo redarguisce.
Gesù lascia che Tommaso creda questo.
Mi dispiace Gianni ma il greco del nuovo testamento non è un semplice greco koine ma è un greco koinè che tiene conto del substrato semitico degli scrittori. Per gli ebrei IL Dio con tanto di articolo è titolo esclusivo di Yah e l'articolo serve a distinguerlo dagli altri dei. Cosi anche per IL Signore. Ora gli scrittori del nuovo testamento non si sarebbero mai sognati di attribuire l'articolo IL davanti a Dio (o Signore) ad uno che non fosse il loro stesso Dio anche a costo di andare contro le regole grammaticali perchè gli scrittori pensavano all'ebraica quando scrivevano.
Per gli Ebrei il Dio è Yah e se gli ebrei attribuivano l'articolo determinativo davanti a Dio a Gesù risorto vuol dire che era il Dio ebraico, altrimenti non si sarebbero mai sognati di attribuirgli la parola Dio con tanto di articolo, anche a costo di andare contro una fantomatica regola che esige l'articolo per ragioni sintattiche. Hai capito cosa voglio dire? La mentalità dello scrittore viene prima della grammatica. Per questo il greco del n.t non è un semplice greco koine qualunque, ma deve tenere conto prima di tutto della mentalità semitica.
Se poi in Giovanni 20,28 l'articolo determinativo era dovuto necessariamente a ragioni sintattiche mi spieghi perchè in Matteo 27,46 e Giovanni 8,54 non compare l'articolo determinativo in presenza di un pronome possessivo? Chiaro che il pronome possessivo non esige necessariamente l'articolo determinativo
Poi non hai risposto alla mia domanda: io non ti ho detto se gli ebrei si stupivano o meno; ma ti ho chiesto se gli ebrei dicevano ''oh my god! non ci credo!'' davanti ai miracoli. Mi pare che questa cosa non è contemplata dalla mentalità ebraica, per cui l'ipotesi di esclamazione di stupore in Giovanni 20,28, oltre ad essere bestemmia come dice qualcuno,sarebbe anche un rimanere nell'incredulità ulteriormente.
Di espressioni di meraviglie ve ne sono nella bibbia, ma davanti ad eventi miracolosi nessun ebreo si è mai sognato di dire OH MY GOD! OH MY YAH! IN SENSO DI ESCLAMAZIONE DI STUPORE ALL'AMERICANA.Al limite sarebbe stata una affermazione di fede,di lode,di ringraziamento o di invocazione; MA ANCHE QUI C'E' UN PROBLEMA PER VOI perche la presenza di quel pronome (Tommaso DISSE a LUI):fa si che quella affermazione di fede,di invocazione,o se vogliamo anche di pentimento per aver dubitato, è rivolta A CRISTO RISORTO.
Chi ha scritto quel testo filologico evidentemente non sa niente di mentalità ebraica. Ha pensato solo ragionando in termini di grammatica dove la grammatica contempla quell'espressione di stupore, MA NON LA CONTEMPLA LA MENTALITA' EBRAICA e la mentalità ebraica degli scritti viene prima della grammatica. Io ripeto sempre quel detto proposto in questo forum: gli scrittori scrivevano in greco ma pensavano all'ebraica per cui i lettori dovevano calarsi nella mentalità ebraica degli scrittori
L'esclamazione di stupore in Giovanni 20,28 è chiaramente esclusa dalla mentalità ebraica per cui non rimane che l'affermazione di fede,di lode,di invocazione, ma questa è chiaramente rivolta a Gesù a causa di quel pronome. Lo scrittore ebreo poi non si sarebbe mai sognato di attribuire l'articolo determinativo davanti Dio rivolto a Gesù risorto se lui non fosse veramente IL Dio perchè IL Dio per gli ebrei è uno solo e questo anche a costo di trasgredire ad una regola di grammatica greca. Inoltre, se lui era un ILLETTERATO, VUOL DIRE CHE NN ERA A CONOSCENZA DI QUESTA PRESUNTA REGOLA(presunta perchè in Matteo 27,46 e Giovanni 8,54 l'articolo determinativo non c'è) E QUESTO RAFFORZA ULTERIORMENTE CHE IL DIO SIA SEMANTICAMENTE RILEVANTE.
Per gli ebrei il Signore è uno solo: Yhwh. HaAdohn è uno solo. Pertanto per gli ebrei HoKirios è uno solo:Yhwh. Ora se gli scrittori ebrei chiamavano Gesù come HoKirios(in ebraico Haadhon) vuol dire che Gesù o era veramente Dio (e in tal caso non commettevano idolatria chiamandolo Il Signore) oppure gli ebrei erano idolatri (chiamandolo cosi quando non lo era).
Non hai nemmeno risposta all'altra domanda: in cosa consiste l'amore se non nella misericordia,giustizia,verità,bontà?
Poi 1 Corinzi 12,14 cosa dice? dice che il corpo non si compone di un solo membro. Innanzitutto, qua si parla della chiesa come insieme e si parla dei carismi. Paolo vuole dire semplicemente che la chiesa nn ha bisogno solamente di apostoli o solo di profeti ecc ecc. Vuole dire che la chiesa è fatta di carismi diversi, ma ognuno di essa è il corpo della chiesa perchè ne è parte. Una parte di me è me; la mia testa come il mio piede è me Armando; Armando pertanto è la testa,è il piede,è il braccio. Paolo continua dicendo: Se tutte le membra fossero un unico membro, dove sarebbe il corpo? Paolo vuole ribadire ancora una volta che se tutti i credenti (le membra) fossero apostoli (un unico membro) dove sarebbe il corpo? Se tutte le membra di me fossero tutte occhio dove sarebbe il mio corpo? Paolo infatti ribadisce che ci sono molte membra (molte credenti e molti carismi), ma uno solo è il corpo. Questo non significa che ogni parte del corpo non è il corpo. Ogni parte di me è me(Armando) e Armando pertanto è la testa, i piedi,il braccio perche queste parti sono PARTI di ME; NON SONO COSE IMPERSONALI che formano un super ammasso. SONO ME; il profeta X è la chiesa, l'apostolo Y è la chiesa; il dottore Z è la chiesa e la chiesa è l'apostolo X, il dottore Y,il profeta Z perchè QUESTI sono PARTE di LEI.. Ogni membro,ognuna con proprie caratteristiche, è UN'UNITA' DI CHIESA; E' CHIESA. Se ogni membro fosse un solo membro (es.occhio) dove sarebbe il corpo? Il corpo nn ci sarebbe più perchè un corpo ha bisogno di elementi vari che funzionano tra loro; non di solo occhio o solo piede.
Rispondendo a Trizzi lei dice che nessuno ha mai visto Dio. Bene, ma allora Mose sul Sinai chi vide al punto tale che dovette essere coperto?
Quindi in che senso giovanni dice che nessuno ha mai visto Dio? 1) perchè nessuno ha mai visto completamente la gloria di Dio, mentre a Mosè apparve solo in parte; 2) perchè il vedere Dio nel prologo è anche in senso di conoscere pienamente e Giovanni dice che Cristo è quello che lo ha fatto conoscere e lo stesso Cristo dice che lui è l'unico che lo conosce pienamente
Armando, ma tu sei esperto di greco koinè e di cultura ebraica del secondo tempio? Pensi che gli ebrei del tempo fossero perfetti e non si lasciassero scappare una parola fuori posto? Io, in qualità di credente, non dico mai "mio Dio!", o "Cristo!", perché mi sembra di bestemmiare. Ma qualche volta mi è scappato.
Cosa c'entra il greco koinè? L'espressione di Tommaso è legata a ciò che accade immediatamente prima. Yeshùa gli mostra le prove che si tratta proprio di lui e Tommaso, che non credeva se non verificava di persona, è colpito dalla realtà che tocca con mano, e si lascia andare ad una espressione di stupore fine a se stessa: "mio Signore e mio Dio!". Del resto, la visione miracolosa che ha davanti non è forse opera di Dio? Gli apostoli erano uomini come noi, che avevano emozioni e reazioni esattamente come le abbiamo noi. Cosa doveva dire un ebreo? Maria vergine santa!, o santa madre di Dio!? Sento tantissime persone, anche credenti, che davanti ad eventi infinitamente minori di quello a cui Tommaso assiste, dicono: "Oh Gesù!". Ciò significa che credono di avere davanti Gesù?
Davvero trasformate una cosa estremamente banale in un dogma di proporzioni gigantesche! Giovanni, l'unico che cita quelle parole, lo fa per esaltare l'emozione del momento; sicuramente Tommaso disse quelle parole, ma gli altri evangelisti non si soffermano sull'episodio. Giovanni lo fa perché evidentemente lo colpì, sul momento, e utilizza l'episodio per enfatizzare lo stupore di cui i discepoli erano preda.
Bisogna leggere i Vangeli anche in modo "leggero", immedesimandosi nelle situazioni ed evitando di creare dottrine su ogni sillaba (vedi lo "io sono", ricollegato dai cattolici allo "Io Sono Colui che Sono", quando invece Yeshùa risponde solo "sono io" a chi domanda: "chi è Yeshùa?").
In ogni caso, nessun trinitario ha mai osato rispondere ai versetti di 1Cor 15:27,28. Li evitano come la peste, e non solo questi.
bgaluppi ha scritto:Bisogna leggere i Vangeli anche in modo "leggero", immedesimandosi nelle situazioni ed evitando di creare dottrine su ogni sillaba (vedi lo "io sono", ricollegato dai cattolici allo "Io Sono Colui che Sono", quando invece Yeshùa risponde solo "sono io" a chi domanda: "chi è Yeshùa?").
Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». Gv 8,24
Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. Gv8,28
Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Gv 8,58
Ve lo dico fin d'ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che Io Sono. Gv 13,19
Gli risposero: «Gesù il Nazareno». Gesù disse loro: «Io sono!». Or Giuda che lo tradiva era anch'egli con loro. Gv 18,5
Appena egli disse loro: «Io sono», essi indietreggiarono e caddero a terra. Gv 18,6
Antonio nel Vangelo di Giovanni non è la sillaba che induce a credere alla "dottrina" come la chiami tu, ma l'intero scritto.
I tre Vangeli sinottici ci presentano un Gesù più umano, più interessato a portare a compimento la sua missione che svelare la sua vera natura. In questi Vangeli Gesù chiede di riconoscerlo come Cristo e Figlio di Dio.
In Giovanni Gesù pretende dai suoi interlocutori un passo in più: Io e il Padre siamo una cosa sola Gv 10,30
Gesù è l'unico Figlio di Dio. Gesù ha un rapporto unico con Dio.
Ad Armando Albano non rispondo neppure. Con tutto il rispetto per l’essere umano, quando ci si trova di fronte ad una raccolta di affermazioni sconclusionate e messe insieme senza nesso logico, la miglior risposta è non rispondere.
Analizzo invece volentieri la risposta di Marco, e lo faccio anche da un punto di vista filosofico (quanto al metodo), psicologico e logico.
Credo valga la pena di leggere quanto segue, anche se un po’ lungo.
Il ragionamento filosofico vi è implicato perché il pensiero deve essere logico; finanche quando si affermano delle fantasie, queste devono avere una loro logica interna. Allorché viene superata la mancanza di logica interna ricorrendo al mistero incomprensibile, ciò fa crollare miseramente tutto il castello fantasioso che si era tentato di costruire.
Rammento una storiella che mi fu raccontata da un sacerdote cattolico quando ero bambino e frequentavo il catechismo in vista della prima comunione. Già allora, sebbene studente elementare, mi ponevo delle domande e una di queste (proprio sulla trinità) la posi a quel sacerdote. E lui mi raccontò una storiella in cui qualcuno (forse era un “santo” da bambino, non ricordo bene) stava riempiendo una buca scavata nella sabbia con l’acqua del mare traferendola nella buca con un secchiello. Ebbene, qualcuno (forse un angelo, un altro “santo” o Dio stesso, non ricordo bene) domandò a quel bambino cosa stesse facendo e il piccolo rispose che voleva trasferire tutta l’acqua del mare nella buca. Al che il personaggio gli disse che era impossibile come era impossibile capire il mistero trinitario. A parte i particolari della storia, che non ricordo bene, il succo era quello. La mia fantasia di bambino accettò allora quella spiegazione, anzi ne fui incantato perché affascinato da un mistero così grande. Senza più pormi domande, accettai la trinità “per fede”. Finché, ormai sedicenne, ebbi una profonda crisi religiosa.
Oggi che sono un biblista so che nella Sacra Scrittura un mistero è sempre qualcosa che rimane tale solo temporaneamente e che poi viene rivelato. Il presunto mistero trinitario non appartiene perciò alla categoria dei misteri biblici, anzi ne è escluso tassativamente perché non ne ha le caratteristiche.
Oggi i trinitari (o, comunque, coloro che sostengono la divinità di Yeshùa) ricorrono a spiegazioni più sottili. Ne è un esempio Marco che dice che “nel linguaggio biblico non si può trovare scritto l'assioma Gesù Dio”. E già qui c’è una grande illogicità. Infatti, l’assioma è un principio evidente per sé e che perciò non ha bisogno di esser dimostrato. Ad esempio, che il tutto sia maggiore di una sua parte è un assioma. Potremmo certamente dire che esistono anche degli assiomi biblici. Che Dio esiste è un assioma.
Marco dice che “nel linguaggio biblico non si può trovare scritto l'assioma Gesù Dio”. Nell’affermare ciò fa un salto pazzesco di logica. Mi spiego meglio. Che Dio esiste è un assioma perché è evidente di per sé e non ha bisogno di esser dimostrato. L’apostolo Paolo dice che Dio si comprende dalla creazione; senza postulare un Dio Creatore, la creazione rimane inesplicabile.
Marco, contraddicendosi, dice che nella Bibbia "non si può trovare scritto l'assioma Gesù Dio”. Se - ammesso e non concesso - ci fosse tale assioma, non sarebbe più un assioma ma una dottrina. Ma quale sarebbe l’evidenza di per sé, che non ha bisogno di dimostrazione, di un “Gesù Dio”? Nella Bibbia troviamo tutt’altro. Se c’è un assioma, è proprio l’evidenza biblica che Yeshùa era un uomo che - per la sua fedele ubbidienza a Dio fino alla morte – fu esaltato da Dio. L’apostolo Paolo riassume così tutta la vicenda di Yeshùa: “Senza dubbio, grande è il mistero della pietà [= devozione]: Colui che è stato manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1Tm 3:16). Si noti, tra l’altro, che il mistero viene spiegato (come sempre nella Bibbia). Paolo afferma che tutta la storia di Yeshùa inizia nella carne.
Ora, un assioma è posto a fondamento di una teoria deduttiva. Mancando l’assioma, non c’è nulla da dedurre. Il presunto assioma “Gesù Dio” è inesistente. C’è casomai, nella Bibbia, la negazione di tale presunto assioma. Vorrei anche precisare che nella biblistica il metodo induttivo è ben superiore a quello deduttivo.
Marco dice che “ci sono dei gradi di rivelazione che devono essere scalati”. E qui c’è un altro errore. Un duplice errore. Nella Bibbia ci sono certamente dei gradi di rivelazione. Ma questi non devono essere affatto scalati. Vanno semplicemente compresi e accolti. La rivelazione di Dio è progressiva. Ma tale rivelazione la troviamo proprio nella Scrittura. Ad esempio, Pietro spiega che intorno alla “salvezza indagarono e fecero ricerche i profeti … Essi cercavano di sapere l'epoca e le circostanze … E fu loro rivelato che non per se stessi, ma per voi, amministravano quelle cose che ora vi sono state annunciate da coloro che vi hanno predicato il vangelo” (1Pt 1:10-12). Ora, esiste una rivelazione progressiva riguardo a Yeshùa? Sì. E la troviamo nella Bibbia, come tutte le rivelazioni progressive. Il Vangelo di Marco, a cui il nostro amico omonimo si richiama, è il Vangelo del segreto. In esso, infatti, Yeshùa mantiene segreta la sua identità messianica e non vuole che nessuno sappia prima del tempo che lui è il tanto atteso Messia. Il silenzio è rotto per un momento nella scena di Cesarea, quando Yeshùa domanda ai suoi cosa pensano di lui “e Pietro gli rispose: «Tu sei il Cristo». Ed egli ordinò loro di non parlare di lui a nessuno” (Mr 8:29,30). Dal parallelo mattaico (Mt 16:13-17) sappiamo che Yeshùa lodò Pietro perché Dio stesso gli aveva rivelato che era il Messia.
La pretesa del nostro caro Marco che dice che “ci sono dei gradi di rivelazione che devono essere scalati” non ha nulla a che fare con la Sacra Scrittura. Ha invece molto a che fare con la teologia postuma in cui non si trovano affatto gradi di rivelazione divina (presenti unicamente nella Bibbia), ma gradi di spiegazioni umane che, questi sì, vanno scalati se si vuole accogliere quella teologia non biblica. E alla cima della scalata si troverà il “mistero” trinitario. Che se poi lo si indaga storicamente, ci riporta al paganesimo di millenni prima in cui è presente presso diversi popoli antichi pagani quella dottrina.
Marco dice di non essere trinitario ma di riconoscere “l'incomprensibile rapporto Divino tra Dio e Gesù”. Su ciò credo che dovrebbe soffermarsi più a lungo e seriamente. In questa sua intuizione c’è una grande verità nascosta.
È notevole che non si ritenga trinitario: in tal modo esce dalle pastoie del mistero solo teologico postumo e non biblico. Ma che vuol dire “incomprensibile rapporto Divino tra Dio e Gesù”? È davvero tanto incomprensibile?
Se fosse incomprensibile, non si porre neppure il problema, se non quello della incomprensibilità e rimarrebbe un problema insolubile. Anzi, un presunto problema.
In verità, dalla Bibbia sappiamo che Yeshùa fu preconosciuto da Dio ancor prima della fondazione del mondo. Nella sua infinita sapienza, Dio aveva già previsto il suo Messia. Quando venne il limite del tempo, nacque Yeshùa. “Manifestato in carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato fra le nazioni, è stato creduto nel mondo, è stato elevato in gloria” (1Tm 3:16). Il rapporto tra Dio e Yeshùa è comprensibile, ma è di una profondità e di una sublimità tali che sono difficili da comprendere.
Dio, nessuno l’ha mai visto, né si può vedere. Yeshùa lo ha rivelato. Paolo esprime questo profondissimo concetto: “Il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre», è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio che rifulge nel volto di Gesù Cristo” (2Cor 4:6). Tramite Yeshùa noi “vediamo” Dio. Paolo parla della “ricchezza della piena intelligenza per conoscere a fondo il mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale tutti i tesori della sapienza e della conoscenza sono nascosti” (Col 2:2,3). Yeshùa è unico. Egli ci rivela Dio. E ora dirò una cosa molto forte.
Nessuno ha mai visto Dio né può vederlo. Solo Yeshùa, sul cui volto rifulge la gloria di Dio, ce lo mostra davvero. Yeshùa non è Dio, ma egli è come Dio relativamente a noi, è Dio per noi, è Dio con noi. E qui si impone una riflessione che dovrebbe colmarci di commosso e riverenziale stupore: se Dio è talmente grande e alto e irraggiungibile che Yeshùa diventa Dio con noi, che sarà mai Dio in se steso? Se Yeshùa riveste questo ruolo unico ed eccelso, che sarà mai Dio che non possiamo vedere? Questo solo pensiero dovrebbe annichilirci.
Così sarà finché Yeshùa porterà gli eletti alla gloria di Dio e sottometterà ogni cosa a Dio. “Poi verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di Dio Padre, dopo che avrà ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna ch'egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico che sarà distrutto sarà la morte. Difatti, Dio ha posto ogni cosa sotto i suoi piedi; ma quando dice che ogni cosa gli è sottoposta, è chiaro che colui che gli ha sottoposto ogni cosa, ne è eccettuato. Quando ogni cosa gli sarà stata sottoposta, allora anche il Figlio stesso sarà sottoposto a colui che gli ha sottoposto ogni cosa, affinché Dio sia tutto in tutti”. - 1Cor 15:24-28.
Caro Gianni, sappiamo che Gesù non si definì mai l'Iddio Onnipotente, però perchè i giudei dissero che Lui si faceva uguale a Dio? - Gv.5:18
"Le religioni sono sistemi di guarigioni per i mali della psiche, dal che deriva il naturale corollario che chi è spiritualmente sano non ha bisogno di religioni."
Carl Gustav Jung
Caro Trizzi, basta esaminare il contesto: "A causa di ciò i giudei si misero a perseguitare Gesù, perché faceva queste cose di sabato. Ma egli rispose loro: 'Il Padre mio ha continuato a operare fino ad ora, e io continuo a operare'. Per questo motivo, in realtà, i giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma anche chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio" (Gv 5:16-18, TNM). Evidentemente per quei giudei chiamare Dio proprio padre equivaleva a farsi uguale a Lui! Va poi considerato che la parola greca usata - ἴσος (ìsos) - indica l'essere uguale in qualità e non l'essere la stessa cosa. Anche in italiano "uguale" indica l'uguaglianza di qualosa all'orginale, ma si tratta di una cosa distinta. Se accettassimo l'identità Dio-Yeshùa, questo passo andrebbe perfino contro la stessa dottrina trinitaria che impedisce che Yeshùa sia il Padre, perchè nella dottrina pagana si tratta di tre persone distine e separate.
Infine, si consideri la risposta di Yeshùa: "Gesù proseguì e disse loro: 'Verissimamente vi dico: Il Figlio non può fare una sola cosa di propria iniziativa, ma solo ciò che vede fare dal Padre'". - V. 19, TNM.