La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
- Gianni
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La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
AEnim, richiamandosi a quanto scritto da Besàseà lo scorso 22 aprile, mi fa presente una sua affermazione in cui tra l’altro aveva scritto: “La cattività in Babilonia fu tragica, la Toràh e la religione di Israel vennero proibite, solo la tradizione orale sopravvisse”. Apro quindi una discussione biblica sulla condizione dei giudei durante la cattività babilonese.
Espongo il mio pensiero, per poi lasciare poi la parola a chi voglia partecipare:
Gli abitanti del Regno di Giuda, quando avvenne la loro deportazione, furono condotti in Babilonia e si stabilirono nella stessa capitale e nei dintorni sulle rive del fiume Eufrate. I giudei furono più fortunati degli israeliti. Infatti, godettero di molti privilegi: libera amministrazione dei loro beni, una loro magistratura che amministrava la giustizia, possibilità di darsi al commercio e di acquistare proprietà. Alcuni giudei ebbero anche dignità e alte funzioni presso la corte babilonese. Ma, spiritualmente, incombevano pericoli per l’integrità e la purezza: lo splendore dei templi idolatri, le feste solenni e le grandiose cerimonie pagane, l’arte babilonese e le ricchezze, ogni cosa era messa a favore del culto idolatrico. I babilonesi, poi, avevano interesse a propagare la loro religione e ad affievolire quelle degli altri popoli: la loro, infatti, aveva un carattere eminentemente nazionale. I giudei furono allettati da tutto ciò. Era facile piegarli all’idolatria con la sua licenziosità di costumi.
Eppure – quasi incredibile a dirsi – il popolo giudaico si teneva lontano dall’idolatria. Il ricordo del Tempio, i giorni splendidi delle Festività di Dio, la gloria di Siòn e di Yerushalàym (Gerusalemme), i canti dei profeti, la speranza che Dio li avrebbe nuovamente liberati … tutto li rafforzava e li faceva rimanere fedeli al culto dei padri. Con la mente e i sentimenti alla Città santa, i poveri esiliati giudei sospiravano per Yerushalàym.
“Lungo i fiumi, laggiù in Babilonia,
sedevamo e piangevamo
al ricordo di Sion . . .
Laggiù, dopo averci deportato,
ci incitavano a cantare;
esigevano canti di gioia
i nostri oppressori . . .
Ma come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se dimentico te, Gerusalemme,
si paralizzi la mia mano;
la mia lingua si incolli al palato
se non sei il mio continuo pensiero,
il colmo della mia gioia, Gerusalemme”.
– Sl 137, passim, TILC.
Riferimento:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... giudei.pdf
Espongo il mio pensiero, per poi lasciare poi la parola a chi voglia partecipare:
Gli abitanti del Regno di Giuda, quando avvenne la loro deportazione, furono condotti in Babilonia e si stabilirono nella stessa capitale e nei dintorni sulle rive del fiume Eufrate. I giudei furono più fortunati degli israeliti. Infatti, godettero di molti privilegi: libera amministrazione dei loro beni, una loro magistratura che amministrava la giustizia, possibilità di darsi al commercio e di acquistare proprietà. Alcuni giudei ebbero anche dignità e alte funzioni presso la corte babilonese. Ma, spiritualmente, incombevano pericoli per l’integrità e la purezza: lo splendore dei templi idolatri, le feste solenni e le grandiose cerimonie pagane, l’arte babilonese e le ricchezze, ogni cosa era messa a favore del culto idolatrico. I babilonesi, poi, avevano interesse a propagare la loro religione e ad affievolire quelle degli altri popoli: la loro, infatti, aveva un carattere eminentemente nazionale. I giudei furono allettati da tutto ciò. Era facile piegarli all’idolatria con la sua licenziosità di costumi.
Eppure – quasi incredibile a dirsi – il popolo giudaico si teneva lontano dall’idolatria. Il ricordo del Tempio, i giorni splendidi delle Festività di Dio, la gloria di Siòn e di Yerushalàym (Gerusalemme), i canti dei profeti, la speranza che Dio li avrebbe nuovamente liberati … tutto li rafforzava e li faceva rimanere fedeli al culto dei padri. Con la mente e i sentimenti alla Città santa, i poveri esiliati giudei sospiravano per Yerushalàym.
“Lungo i fiumi, laggiù in Babilonia,
sedevamo e piangevamo
al ricordo di Sion . . .
Laggiù, dopo averci deportato,
ci incitavano a cantare;
esigevano canti di gioia
i nostri oppressori . . .
Ma come cantare i canti del Signore
in terra straniera?
Se dimentico te, Gerusalemme,
si paralizzi la mia mano;
la mia lingua si incolli al palato
se non sei il mio continuo pensiero,
il colmo della mia gioia, Gerusalemme”.
– Sl 137, passim, TILC.
Riferimento:
https://www.biblistica.it/wp-content/up ... giudei.pdf
- Maria Grazia Lazzara
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Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Buon giorno Gianni , credo che questo argomento potrà chiarire alcuni perplessità ,
Sono andata a prendere il libro di Daniele e ho cercato ciò che risiedeva già nella mia memoria Daniele 9:2 " Daniele comprese dai libri il numero degli anni di cui Dio aveva parlato al profeta Geremia riguardo la desolazione di Gerusalemme e cioè settant'anni "
Di quali libri stiamo parlando ? Cosa andò perduto ?
La cosa ha un seguito
In Neemia 8: 1, 5 " Esdra aprì il Libro della Legge di Mosè e il popolo si alzò in piedi "
Da dove sbucò questo libro ? Quindi il Libro fu custodito e sopravvisse .
Sadrac, Mesac , Abednego , superarono la prova della fornace ardente perché conoscevano perfettamente a memoria i Comandamenti e molto di più perchè si attennero alla dieta ed erano dei giovani .
Non so se questa domanda non è attinente al tema ma è necessaria farla : Dove nella Sacra Scrittura Dio comanda e vieta al popolo di imparare e non ripetere i Comandamenti.
Non si evince da nessuna parte nelle scritture ebraiche Sacre . Se li leggi li impari .
Le leggi sono state date al popolo e per il popolo e sono patrimonio del popolo .
Sono andata a prendere il libro di Daniele e ho cercato ciò che risiedeva già nella mia memoria Daniele 9:2 " Daniele comprese dai libri il numero degli anni di cui Dio aveva parlato al profeta Geremia riguardo la desolazione di Gerusalemme e cioè settant'anni "
Di quali libri stiamo parlando ? Cosa andò perduto ?
La cosa ha un seguito
In Neemia 8: 1, 5 " Esdra aprì il Libro della Legge di Mosè e il popolo si alzò in piedi "
Da dove sbucò questo libro ? Quindi il Libro fu custodito e sopravvisse .
Sadrac, Mesac , Abednego , superarono la prova della fornace ardente perché conoscevano perfettamente a memoria i Comandamenti e molto di più perchè si attennero alla dieta ed erano dei giovani .
Non so se questa domanda non è attinente al tema ma è necessaria farla : Dove nella Sacra Scrittura Dio comanda e vieta al popolo di imparare e non ripetere i Comandamenti.
Non si evince da nessuna parte nelle scritture ebraiche Sacre . Se li leggi li impari .
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Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Grazie per il tuo contributo, che condivido, Maria Grazia.
Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Buongiorno. E chiaro e confermato anche da ritrovamenti archeologici, che gli esiliati godevano di una certa libertà, come hai specificato Gianni, godettero di molti privilegi. Questo mi fa pensare, che abbiano conservato anche le proprie tradizioni, usanze come la circoncisione, il sabato, le leggi di purità rituale, assumono un carattere sempre più religioso, diventando segni distintivi dell'appartenenza al popolo eletto. Si pensa che proprio durante l esilio che sia nata la sinagoga, Le costanti della sinagoga sono: l'Arca Santa (armadio dove sono i rotoli della Torah), il podio (bimah) per la lettura della Torah e per la recita della preghiera. La lampada, ( menorah) accesa perennemente, ricorda la lampada del Tempio e la presenza dei rotoli della Legge. Il sottolineato è una indagine storica che ho trovato in rete. Se cosi fosse, o fu loro concesso di tenere i tesori riguardanti il loro culto, da quelli saccheggiati nel tempio, oppure se li sono portati appresso in cammino verso le terre babilonesi.
- Gianni
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Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Infatti, Roberto. I giudei non avevano più il tempio, per cui tutta la loro devozione non poteva che essere incentrata sulla Toràh.
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Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Buongiorno a tutti. Roberto, quando riporti citazioni prese in rete, ti consiglio di riportare sempre la fonte ( link).
Per me contano i documenti scritti perchè li possa verificare. "Ora i bereani .. accolsero il messaggio con grande entusiasmo e esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se questi insegnamenti erano veri". Atti 17:11 BSB
Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Quindi proibirono la religione degli altri popoli. Nella conclusione del salmo 137 vi sono parole di odio contro i babilonesi e il libro di lamentazioni parla di cose terribili, come le mamme che mangiano i loro bambini. Quindi non fu proprio una passeggiata.
Credo si tratti del rotolo della torah che andò perduto. Chiedo conferma ai nostri amici ebrei.Maria Grazia Lazzara ha scritto: ↑mercoledì 17 maggio 2023, 8:58 Di quali libri stiamo parlando ? Cosa andò perduto ?
La cosa ha un seguito
In Neemia 8: 1, 5 " Esdra aprì il Libro della Legge di Mosè e il popolo si alzò in piedi "
Dato che Gianni ha citato Besàseà perché non lo invita a questa discussione? Bastava un si sulla discussione "tutto bloccato" per farlo rimanere.
Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Chiedo anche a Gianni che riporti le fonti. Grazie.chelaveritàtrionfi ha scritto: ↑mercoledì 17 maggio 2023, 9:34 Buongiorno a tutti. Roberto, quando riporti citazioni prese in rete, ti consiglio di riportare sempre la fonte ( link).
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Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Bruno, sempre a polemizzare? In merito a Besàseà ti ha già risposto AEnim. Le fonti sono indicate nello scritto che ho citato.
- Gianni
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Re: La condizione dei giudei durante la cattività babilonese
Sì, polemica, perchè nessuno impedisce a Besàseà di partecipare, il quale continua ad avere qui libero accesso.