Interpretazione delle Scritture Ebraiche

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Giorgia
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Giorgia »

Mi permetto solo una riflessione, un pizzico fuori tema, ma che da senso a una frase scritta in genesi.

Questo concetto di parola espresso da Giovanni, è una cosa che ci riguarda molto da vicino, poiché il nostro io è un insieme parole. Il nostro pensiero è parola. E anche noi creiamo con la parola. Perché quello che diciamo e pensiamo diviene la realtà.

E quando leggo che "siamo stati creati a Sua immagine e somiglianza" non posso non pensare a questo.

È una cosa che mi affascina tantissimo trovare queste somiglianze di cui parla la Bibbia. Perché mi fanno davvero sentire Sua figlia.

Scusate il fuori tema! :-)
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Ottima riflessione, Giorgia. :-) Ci sarebbe molto da dire sia dal punto di vista filosofico che psicologico (ma andremmo davvero fuori tema).
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Giorgia
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Giorgia »

Hai ragione Gianni! Se apro un discussione dedicata alla Parola, partecipate :d?
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Gianni
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Gianni »

Io di certo vi seguirò con interesse. :-)
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

La parola mi interessa sempre!
Sandro.48
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da Sandro.48 »

Si Giorgia, farò il possibile per riuscire a partecipare.
Sandro_48
14/07/2016
AKRAGAS
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Un saluto a tutti.
Non volendo aprire nuove cartelle scrivo quì alcuni miei pensieri che vorrei condividere con coloro che sanno che il santo insegnamento divino è eterno.

Le considerazioni sono queste:
La mezhuzhà disposta nelle porte di tutti i figli di Israele, i tefillìn portati nel braccio e sulla fronte, il tallet sono un esempio di attuazione materiale/concreta dei relativi precetti ordinati da Dio.

La cultura ellenico-romana ha interpretato questi precetti esclusivamente in modo simbolico; li ha deprivati della loro essenza concreta e, prendendone per buona solo la parte in senso figurato, li ha resi puramente astratti.

Forse ad una mentalità ormai culturalmente occidentalizzata, figlia del pantheon greco-romano, risulta più logico protendere verso il senso simbolico, rendendo astratto tutto come riflesso della sua cultura ; per questa, il precetto si riduce ad una metafora di un concetto morale che si fa beffe del bersagliato "zuccone" fariseo il quale desidera solamente essere zelante della legge .

La cultura ebraica, che è biblicamente primigenia, considera sempre il precetto sotto l'aspetto che esso vuole rappresentare senza perderne mai la parte materiale (essenza terrena); il precetto viene applicato letteralmente poichè esso ricorda a colui che lo mette in pratica di confortarsi secondo una determinata condotta.
In questo modo, l'attuazione letterale del precetto assume una valenza funzionale pedagogica.
Ecco, quindi, che la mezhuzhà, i tefillìn e i quattro cordoncini ai quattro angoli del tallet ricorderanno l'alleanza tra D-o e il figlio di Israele e la giusta condotta morale nei rapporti con D-o e con l'uomo; saranno come segnali davanti agli occhi, posti là come dei semafori, ora a fermarti, ora a muoverti.

Molti accusano tale atteggiamento come ad un voler giudaizzare (parola che fa paura ai più) mentre personalmente penso che questo sia il modo per mantenere il senso biblico e per restituire al mondo religioso occidentale il senso più antico della Scrittura che è poi quello della volontà divina.

Che ne pensate, Antonio, Gianni, Jon, Giorgia...?
Oggettivamente cosa deducete dalla Bibbia?
Grazie, un saluto
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bgaluppi
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da bgaluppi »

Grazie Akra, molto belle le tue parole, e ben scritte. Io penso che per chi cammina nella fede, dagli ebrei ci sia tutto da imparare. A suo modo, il credente non-ebreo potrebbe mettere in pratica lui stesso metodi per rispettare certe mitzvót. Invece di indossare i tefillín, potrebbe mettersi dei cerottini nelle dita, in modo che ogni volta che tocca qualcosa si ricorderebbe di rispettare certi comandamenti.

Ad esempio, quante volte durante la giornata giudichiamo il prossimo, anche solo con un veloce pensiero? Avendo un cerottino sul pollice destro, ci ricorderebbe di dominare i nostri pensieri. :-)
AKRAGAS
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Grazie per la risposta, Antonio, amico mio.

L'esempio dei cerottini nelle dita avrebbe altresì la funzione pedagogica di ricordare la giusta condotta morale, tuttavia non si atterrebbe al senso letterale del precetto stesso; il rischio è, in questi casi, di produrre nuove figure non richieste.
Parlando per esempio della circoncisione, Paolo mette in evidenza che è la circoncisione del cuore che ha vero valore davanti al D-o (senso simbolico ) tuttavia ricorda e aggiunge che la circoncisione stessa, quale precetto applicato letteralmente (del prepuzio) non è annullato
Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? Qual è l'utilità della circoncisione? 2 Grande in ogni senso. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio. Rm3:1,2

È vero che altrove Paolo si scaglia sulla eccessiva esteriorizzazione del precetto ma questo lo fa in quanto mette in contrapposizione il pensiero del affidarsi alla carne : si dice infatti "tutta la congrega di Israel ha un posto nel mondo avvenire".
Quindi, Paolo non vuole privare del senso letterale il precetto ma vuole focalizzare il suo discorso sul significato morale dello stesso.

Quindi io vedrei la necessità di concretizzare il precetto letteralmente come scritto e ordinato, senza nulla togliere o aggiungere, ma tenendo a mente che il suo valore è puramente pedagogico.

Attendo considerazioni.
Grazie ancora.
AKRAGAS
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Re: Interpretazione delle Scritture Ebraiche

Messaggio da AKRAGAS »

Certamente l'applicazione alla lettera del precetto se non è accompagnato dalla applicazione nel suo significato figurato perde il suo valore.
Se per esempio attacco sullo stipite della porta di casa la mezhuzhà e poi uscendo di casa offendo il mio prossimo, a cosa varrebbe quella mezhuzhà se non a condannarmi con maggior vigore? Sarei allora un ipocrita che si giustifica da sé mediante un immagine senza valore alla pari o peggio di un pagano che si fa un idolo.
Se invece, mediante caratteri scritti nel cuore per mezzo della fede incontro il fratello e non lo giudico umiliandolo ma lo accolgo con rispetto allora avrò risposto alla volontà divina .

Quale funzione allora della Torah?
Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinchè noi fossimo giustificati per fede. Ma ora che la fede è venuta non siamo più sotto precettore; … (Gl 3:24,25 NR)

Mi chiedo : -Che significa questo-?
Se i precetti della Torah sono serviti per educare l'uomo ad imparare la giusta condotta fino alla venuta della fede in Cristo, venuta la fede decade forse la funzione educatrice della Torah?
No di certo, ma anzi la fede rafforza la mente ad applicare la Torah.

Allora, penso che il punto comprenda la modalità di attuazione del precetto.
Se si tratta di un precetto negativo, per esempio non farsi tatuaggi, è semplice: mi astengo dal compiere ciò che è prescritto.
Ma se il precetto richiede una azione come deve essere attuata quest'ultima? Va manifestata attraverso la comprensione simbolica oppure deve essere attuata insieme al senso più immediato, quello letterale?
Per la mezhuzhà, sempre per fare un esempio, è necessario letteralmente attaccarla sullo stipite della porta della propria casa ?
In altre parole, compreso il senso letterale del precetto, questo deve essere pure esternato come la tradizione dei saggi ha tramandato?
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