Predest. e libero arbitrio: capire attraverso la Bibbia
Inviato: domenica 15 settembre 2019, 18:03
Questa discussione verterà attorno a questi due concetti: predestinazione e libero arbitrio. Mi piacerebbe approfondire questo argomento attraverso lo spunto dato dai vostri interventi.
Premessa
Tempo addietro scrissi testualmente: "se credere al fato significa credere che ogni evento, piccolo o grande che sia, che si verifica in questo mondo è predeterminato da Dio, il Creatore dell’Universo, che lo fa accadere nei modi e nei tempi da Lui prestabiliti per ragioni che non possono essere altro che giuste perché Egli è giusto e che se anche Lui non ce le rivela per certo un giorno ce le farà conoscere, E’ GIUSTO CREDERE AL FATO (e difatti più si crede che dietro agli eventi ci sia una specie di disegno più ci si avvicina al concetto di causa in-causata, Dio)." Alcuni potrebbero meravigliarsi del fatto che accosto un termine di origine pagana come il concetto del "fato" alla predestinazione biblicamente intesa. Si tratta di una scelta certamente originale ma non errata, e di seguito ne illusterò la motivazione. Anzitutto, per comprendere l'insegnamento biblico sulla predestinazione, dobbiamo prendere le mosse dal racconto della Caduta (quella dell'Adam nella Genesi), che pure era compresa nel piano eterno di Dio. Come rivela Paolo in Lettera ai Romani da 1:18 in poi, il rifiuto umano di riconoscere Dio come sovrano, attirano su di lui l'ira di Dio e la condanna. Eppure, nonostante la disubbidienza e la ribellione, Dio non abbandona le creature umane al loro ineluttabile destino. Ciò lo si evince soprattutto a seguito dell'episodio della Genesi quando Dio promette un Redentore che avrebbe "schiacciato il capo" al tentatore e ristabilito ogni cosa (Gn 3:15 N.R. "Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno"). A causa della peccaminosità della creatura umana, però, essa non avrebbe liberamente perseguito la riconciliazione con il Creatore senza che Dio avesse premeditato di stabilire un Messia. Lo si vede nella storia della prima coppia umana spodestata dall'Eden a causa del "peccato originale" e in quella delle generazioni successive: uno dei figli di questi che incorre in un peccato ancor più grave (un'omicidio), l'umanità prediluviana definita malvagia ad eccezione di Noè e la sua famiglia fino a giungere al re Davide che nonostante la carica che rivestì incombette anch'egli nel peccato. Quando si giunge alla differenziazione fra Giacobbe ed Esaù, diventa evidente come già prima che nascessero ed avessero fatto alcunché di bene o di male, Giacobbe è scelto ed Esaù respinto, benché fossero gemelli (Genesi 25:19; Malachia 1:3; Romani 9:10-13 "poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che dipende non da opere, ma da colui che chiama) le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; com'è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù»"). Qui abbiamo la prima chiara affermazione della dottrina della predestinazione.
Vangeli
In un'altra discussione a proposito della nascita del Messia, il Redentore dell'umanità, scrissi quanto segue: "Yeshùa nacque da una vergine di nome Maria, quindi non nacque come tutti gli altri uomini, perché avvenne questo? Perché lo aveva prestabilito Dio ab aeterno e l'aveva "rivelato" a Israele per mezzo del profeta Isaia alcuni secoli prima che l’evento si verificasse. Quindi quando giunse il tempo stabilito da Dio, quella giovane vergine rimase incinta per virtù dello Spirito Santo e diede alla luce dopo nove mesi il Messia. E lo diede alla luce non nella sua città, cioè Nazaret (perché Maria era di Nazaret), ma in un’altra città e cioè in Betleem. Questo evento si verificò in quel luogo perché Dio aveva prestabilito che accadesse in quel luogo e aveva rivelato la cosa per mezzo del profeta Michea. Ma come mai Maria si trovava a Betleem quando partorì Yeshùa? Perché vi era andata con Giuseppe suo marito a farsi registrare per via di un censimento che era uscito per tutto l’impero romano da parte di Cesare Augusto e dato che Giuseppe era della città e della casa di Davide dovette recarvisi. E’ evidente dunque che chi "mise in cuore" all’imperatore di fare in quel preciso periodo quel censimento fu Dio". Questi eventi furono predeterminati o accaddero per libera volontà? Dipende dal criterio di analisi. La capienza di un recipiente solitamente si misura in litri (L) ma il peso del recipiente su una bilancia sarà sempre segnato in Kilogrammi (Kg) o in grammi (G). Da una prospettiva umana, certamente fu, ad esempio, l'imperatore Augusto a ordinare un censimento per la Galilea. Tuttavia, secondo la prospettiva biblica fu Dio "a mettere in cuore" all'imperatore di ordinare ai prefettori della Galilea un censimento della popolazione. Se Dio non fosse intervenuto e non intervenisse direttamente nella creazione, allora non parleremmo del Dio biblico ma degli dei della tradizione greco-romana immanenti rispetto al creato e incuranti dell'umanità. Noi nell'operare certe scelte ci sentiamo liberi perchè rispetto al mondo sensibile non avvertiamo limiti ed imposizioni. Una tale visione però è confinata alla spazialità, equivale, riprendendo la metafora, a misurare la capacità del recipiente in litri (L) senza accorgersi che il liquido possiede un peso specifico assieme alla massa del contenitore (Kg). E' così che, il cristiano porrebbe sull'ago della bilancia l'intero recipiente con il liquido e sottraendo dal peso complessivo la massa del contenitore otterrebbe il peso (in Kg) del liquido che poi convertirebbe in litri (L).
Il libero arbitrio non è quindi la capacità di scelta senza interferenze poichè, come ho illustrato dapprima, Dio interviene nel mondo, ma è lo scegliere sulla base di fattori preordinati. Questi fattori preordinati sono le contingenze storico-spaziali che delimitano il nostro agire. Così come anche la nostra inclinazione personale che ci guida attraverso le scelte. Tuttavia esistono eventi dinnanzi ai quali siamo impotenti come la nascita e la morte (se questa non avviene per suicidio). Giacobbe ed Esaù furono preordinati l'uno ad elezione l'altro all'oblio. Non scelsero nemmeno subirono il "fato" della divinità. Se vogliamo fare un confronto con un mito pagano, il libero arbitrio che l'uomo avverte in sè rispetto all'assenza di imposizioni dal mondo sensibile è l'uomo della caverna di Platone che, incatenato alla parete, si limita ad osservare ed analizzare l'esperienza sensibile mentre colui che fa discendere la libertà dalla predestinazione come fattore vincolante alla nostra personalità e alle contingenze è l'uomo che va oltre le cose e che si accorge che le figure umane proiettate dalla luce di una torcia sono in realtà delle ombre che si estendono.
Premessa
Tempo addietro scrissi testualmente: "se credere al fato significa credere che ogni evento, piccolo o grande che sia, che si verifica in questo mondo è predeterminato da Dio, il Creatore dell’Universo, che lo fa accadere nei modi e nei tempi da Lui prestabiliti per ragioni che non possono essere altro che giuste perché Egli è giusto e che se anche Lui non ce le rivela per certo un giorno ce le farà conoscere, E’ GIUSTO CREDERE AL FATO (e difatti più si crede che dietro agli eventi ci sia una specie di disegno più ci si avvicina al concetto di causa in-causata, Dio)." Alcuni potrebbero meravigliarsi del fatto che accosto un termine di origine pagana come il concetto del "fato" alla predestinazione biblicamente intesa. Si tratta di una scelta certamente originale ma non errata, e di seguito ne illusterò la motivazione. Anzitutto, per comprendere l'insegnamento biblico sulla predestinazione, dobbiamo prendere le mosse dal racconto della Caduta (quella dell'Adam nella Genesi), che pure era compresa nel piano eterno di Dio. Come rivela Paolo in Lettera ai Romani da 1:18 in poi, il rifiuto umano di riconoscere Dio come sovrano, attirano su di lui l'ira di Dio e la condanna. Eppure, nonostante la disubbidienza e la ribellione, Dio non abbandona le creature umane al loro ineluttabile destino. Ciò lo si evince soprattutto a seguito dell'episodio della Genesi quando Dio promette un Redentore che avrebbe "schiacciato il capo" al tentatore e ristabilito ogni cosa (Gn 3:15 N.R. "Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno"). A causa della peccaminosità della creatura umana, però, essa non avrebbe liberamente perseguito la riconciliazione con il Creatore senza che Dio avesse premeditato di stabilire un Messia. Lo si vede nella storia della prima coppia umana spodestata dall'Eden a causa del "peccato originale" e in quella delle generazioni successive: uno dei figli di questi che incorre in un peccato ancor più grave (un'omicidio), l'umanità prediluviana definita malvagia ad eccezione di Noè e la sua famiglia fino a giungere al re Davide che nonostante la carica che rivestì incombette anch'egli nel peccato. Quando si giunge alla differenziazione fra Giacobbe ed Esaù, diventa evidente come già prima che nascessero ed avessero fatto alcunché di bene o di male, Giacobbe è scelto ed Esaù respinto, benché fossero gemelli (Genesi 25:19; Malachia 1:3; Romani 9:10-13 "poiché, prima che i gemelli fossero nati e che avessero fatto del bene o del male (affinché rimanesse fermo il proponimento di Dio, secondo elezione, che dipende non da opere, ma da colui che chiama) le fu detto: «Il maggiore servirà il minore»; com'è scritto: «Ho amato Giacobbe e ho odiato Esaù»"). Qui abbiamo la prima chiara affermazione della dottrina della predestinazione.
Vangeli
In un'altra discussione a proposito della nascita del Messia, il Redentore dell'umanità, scrissi quanto segue: "Yeshùa nacque da una vergine di nome Maria, quindi non nacque come tutti gli altri uomini, perché avvenne questo? Perché lo aveva prestabilito Dio ab aeterno e l'aveva "rivelato" a Israele per mezzo del profeta Isaia alcuni secoli prima che l’evento si verificasse. Quindi quando giunse il tempo stabilito da Dio, quella giovane vergine rimase incinta per virtù dello Spirito Santo e diede alla luce dopo nove mesi il Messia. E lo diede alla luce non nella sua città, cioè Nazaret (perché Maria era di Nazaret), ma in un’altra città e cioè in Betleem. Questo evento si verificò in quel luogo perché Dio aveva prestabilito che accadesse in quel luogo e aveva rivelato la cosa per mezzo del profeta Michea. Ma come mai Maria si trovava a Betleem quando partorì Yeshùa? Perché vi era andata con Giuseppe suo marito a farsi registrare per via di un censimento che era uscito per tutto l’impero romano da parte di Cesare Augusto e dato che Giuseppe era della città e della casa di Davide dovette recarvisi. E’ evidente dunque che chi "mise in cuore" all’imperatore di fare in quel preciso periodo quel censimento fu Dio". Questi eventi furono predeterminati o accaddero per libera volontà? Dipende dal criterio di analisi. La capienza di un recipiente solitamente si misura in litri (L) ma il peso del recipiente su una bilancia sarà sempre segnato in Kilogrammi (Kg) o in grammi (G). Da una prospettiva umana, certamente fu, ad esempio, l'imperatore Augusto a ordinare un censimento per la Galilea. Tuttavia, secondo la prospettiva biblica fu Dio "a mettere in cuore" all'imperatore di ordinare ai prefettori della Galilea un censimento della popolazione. Se Dio non fosse intervenuto e non intervenisse direttamente nella creazione, allora non parleremmo del Dio biblico ma degli dei della tradizione greco-romana immanenti rispetto al creato e incuranti dell'umanità. Noi nell'operare certe scelte ci sentiamo liberi perchè rispetto al mondo sensibile non avvertiamo limiti ed imposizioni. Una tale visione però è confinata alla spazialità, equivale, riprendendo la metafora, a misurare la capacità del recipiente in litri (L) senza accorgersi che il liquido possiede un peso specifico assieme alla massa del contenitore (Kg). E' così che, il cristiano porrebbe sull'ago della bilancia l'intero recipiente con il liquido e sottraendo dal peso complessivo la massa del contenitore otterrebbe il peso (in Kg) del liquido che poi convertirebbe in litri (L).
Il libero arbitrio non è quindi la capacità di scelta senza interferenze poichè, come ho illustrato dapprima, Dio interviene nel mondo, ma è lo scegliere sulla base di fattori preordinati. Questi fattori preordinati sono le contingenze storico-spaziali che delimitano il nostro agire. Così come anche la nostra inclinazione personale che ci guida attraverso le scelte. Tuttavia esistono eventi dinnanzi ai quali siamo impotenti come la nascita e la morte (se questa non avviene per suicidio). Giacobbe ed Esaù furono preordinati l'uno ad elezione l'altro all'oblio. Non scelsero nemmeno subirono il "fato" della divinità. Se vogliamo fare un confronto con un mito pagano, il libero arbitrio che l'uomo avverte in sè rispetto all'assenza di imposizioni dal mondo sensibile è l'uomo della caverna di Platone che, incatenato alla parete, si limita ad osservare ed analizzare l'esperienza sensibile mentre colui che fa discendere la libertà dalla predestinazione come fattore vincolante alla nostra personalità e alle contingenze è l'uomo che va oltre le cose e che si accorge che le figure umane proiettate dalla luce di una torcia sono in realtà delle ombre che si estendono.