
I gentili convertiti entrati nel corpo della ekklesia del messia devono sottomettersi al giogo della Torah?
Questo dilemma è uno degli ostacoli che molti credenti gentili oggi si ritrovano ad affrontare nel momento in cui si separano dalle dottrine cristiane.
Come è noto il cristianesimo è portatore di un retaggio dogmatico che identifica la Legge della Torah come abolita dal momento in cui il messia Gesù ha portato a compimento il suo compito.
Il mio abbozzo di studio è teso a voler comprendere, avvalendomi di studi paralleli sul giudaismo, quali fossero le decisioni da parte degli apostoli durante il Concilio di Gerusalemme nei confronti dei novizi credenti stranieri convertiti.
“Alcuni, venuti dalla Giudea, insegnavano ai fratelli, dicendo: -Se voi non siete circoncisi secondo il rito di Mosè, non potete essere salvati- ( At 15:1 – NR)...
Ma alcuni della setta dei Farisei , che erano diventati credenti, si alzarono dicendo: - Bisogna circonciderli, e comandar loro di osservare la legge di Mosè-. (At 15:5 – NR)
Or dunque perchè tentate Dio mettendo sul collo dei discepoli un giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare?Ma noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro. (At 15:10,11 – NR)
A cosa si riferiscono i termini seguenti evidenziati sopra in grassetto? Rito di Mosè, legge di Mosè, giogo che né i padri nostri né noi siamo stati in grado di portare.
In generale nel cristianesimo tali termini vengono fatti corrispondere alla Legge, la Torah Scritta, ma una ricerca nella letteratura giudaica e quindi del pensiero ebraico permette di identificare il reale significato dei termini tecnici.
Nel Concilio di Gerusalemme l'assemblea si trova ad affrontare la novità di come gli stranieri convertiti dovessero vivere insieme ai fratelli ebrei.
Storicamente, all'interno della Giudea, lo straniero che voleva convertirsi al D-o di Israele doveva circoncidersi per essere considerato un proselita (gher).
Il rituale per divenire proselita fa parte infatti della tradizione rabbinica ( Torah orale) e consiste in un rituale che viene ricordato in At 15:1 : circoncisi secondo il rito di Mosè.
Nella Torah scritta non sono descritte le modalità da seguire per lo straniero convertito ma troviamo:
E se uno straniero che soggiorna da voi, o chiunque abiti in mezzo a voi nel futuro...farà come fate voi. (Nm15:14)
Ci sarà una stessa legge e uno stesso diritto per voi e per lo straniero che soggiorna con voi. (Nm 15:16 )
La Torah pertanto mette sullo stesso piano l'ebreo e lo straniero convertito riguardo alla legge.
Ecco il motivo per cui si venne a verificare la necessità di discutere in una assemblea tale problema.
Era lecita infatti la pretesa dei Farisei di dover far uniformare lo straniero alla legge, ma la modalità per entrare nella comunità doveva avvenire attraverso il rituale rabbinico che richiedeva l'accettazione della Torah Orale alla pari di quella Scritta pena l'esclusione dal Mondo Avvenire.
Questa soteriologia della Elezione di Israele che escludeva lo straniero pagano dalla salvezza ha influito quindi sulla opinione finale dei Farisei.
La risposta degli apostoli si contrappone alla richiesta dei fratelli Farisei mediante un ragionamento teologico:
Se la salvezza viene mediante grazia del Signore Gesù allo stesso modo di loro, come affermato da Pietro in At 15:11, nessuno può seguire una qualsiasi altra via.
Il comportamento di Pietro appare teso a voler sottolineare che lo straniero non avrebbe potuto portare giogo pesante richiesto dalla Torah Orale (legge di Mosè) presumibilmente perchè lo straniero novizio convertito non poteva possedere subito l'educazione sui costumi e usanze ebraiche (“derech eretz” via della terra) e quindi non si poteva costringere i gentili ad uniformarsi immediatamente in modo da stravolgere eccessivamente il loro modus vivendi.
Dal Concilio (At 15:20,29) si conclude pertanto che lo straniero convertito deve astenersi inizialmente a quattro precetti fondamentali : astenersi dalle cose sacrificate agli idoli; astenersi dal sangue; astenersi dalle cose soffocate; astenersi dalla fornicazione.
Da questa emanazione si tende ad interpretare che il gentile non sia tenuto ad osservare la legge; altri pensano che la legge sia solo valida per l'ebreo; altri che la legge sia abolita definitivamente e che rimanga semplicemente valido l'aspetto morale della Torah che si convoglia nella parola: amore.
Procediamo oltre:
Nella Torah orale si descrive il precetto per non piegarsi a tre trasgressioni legate al sangue: idolatria, omicidio , rapporti proibiti.
Da dove si deduce?
I precetti del sangue del Korban Pesach (sacrificio dell'agnello) e il sangue della milà (circoncisione), che il popolo ebraico inizialmente esegue in Egitto prima della sua liberazione dalla schiavitù, rappresentano due precetti positivi necessari per essere redenti, pena per la inadempienza è previsto il Karet (tagliato fuori dal popolo).
Le quattro richieste nel concilio di Gerusalemme riguardano il ripudio dell'idolatria e la sacralità della sessualità quali simbolo della purità familiare; esse rappresentano in definitiva il requisito necessario affinchè un convertito straniero possa vivere insieme alla comunità ebraica.
In definitiva la decisione del Concilio non mette in discussione la valenza della Torah, della Legge , che va osservata sia dall'ebreo che dal gentile convertito, ma discute in merito alla modalità di conversione dello straniero e decide, esclusivamente per lo straniero, l'astensione del precetto della milà.
Saluto