Genesi 22: Sacrificio d'Isacco:tentazione-prova-provvide
Inviato: giovedì 31 dicembre 2015, 15:47
Genesi 22: Sacrificio d' Isacco: tentazione - prova - provvidenza.
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Genesi 22: Sacrificio d'Isacco : tentazione- prova- provvidenza
Post aggiunto da Sandro.48 il 31 dicembre 2015
..Abramo, con qualche esitazione, è stato un uomo di fede, ha creduto nella PROMESSA di Dio, nella prontezza a partire in Genesi 12, 1-4, nella sua risposta alla promessa in Genesi 15,6, nella sua accettazione della circoncisione in Genesi 17, 22-27. Ed è stato ricompensato
in Genesi 21, 1-8 con la nascita di Isacco. Ma accadono fatti del tutto inattesi . Solo ora scopriamo quanto sia impegnativa la fede. Le difficoltà iniziano con l'immediata avversione che suscita un Dio che ordini a un padre di uccidere il proprio figlio.
"Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco... (v. 2)
"Figlio mio , Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto" (v.8 )
"NON MI HAI RIFIUTATO tuo figlio, l'unico tuo... ( v. 12 )
Il versetto 2 provoca la crisi, il versetto 12 la risolve.
Non sappiamo perchè Dio inizialmente pretenda da Abramo il sacrificio del figlio, nè perchè alla fine revochi l'ordine. Tra le due affermazioni di "divina imperscrutabilità" , si colloca il versetto 8, che ci propone il più profondo mistero della "fede umana" e dell' "umano patire". Il versetto 2 introduce la prova, lasciando intendere che Dio vuole sapere qualcosa. Dio non sta giocando. Davvero non sa. E il versetto 12 lo conferma: "Ora so". Il progredire della narrazione produce degli effetti sulla consapevolezza di Dio. Egli non sapeva. Ora sa. il racconto va interpretato come una
reale, autentica evoluzione del rapporto tra il SIGNORE e Abramo. L'evoluzione è dal "prendi" (v.2) al "non mi hai rifiutato" (v. 12 ) e dalla "prova" (v.1 ) all' "ora so" (v.12 ), e in entrambi i casi si compie grazie all'affermazione del versetto 8, una ENIGMATICA DICHIARAZIONE DI FEDE INCONDIZIONATA.
Solo grazie al versetto 8 la storia si evolve dal problema alla soluzione. "DIO PROVVEDERA' ". E nello stesso versetto abbiamo anche la rivelazione fondamentale su Abramo: ABRAMO CREDE. Abramo non sa, ma la sua fiducia è senza riserve. Egli ripone la sua fiducia nel SIGNORE, come dice
il Salmo: "Riponi la tua fiducia nel SIGNORE;
confida in Lui ed Egli agirà. (Salmo 37,5 ).
All'inizio, Dio è COLUI CHE METTE ALLA PROVA (v.1);
alla fine Dio è COLUI CHE PROVVEDE (v. 14 ),
Il racconto ha per argomento la tormentata presa di coscienza di Abramo che "Dio è Dio". Lo si potrebbe accostare a Esodo 20,1, ss. Il Dio che LIBERA è il Dio che PROIBISCE ogni altro Dio.
Vuole essere creduto Lui solo, e totalmente.
IL fatto che Dio PROVVEDA rivela la sua magnanima FEDELTA'. Il fatto che Dio METTA ALLA PROVA rivela la sua libera sovranità. Abramo scopre che le due caratteristiche di Dio sono sempre abbinate. Per La FEDE dice di "si" alla PROMESSA, e già non è cosa da poco; e dice di "si" anche all'ordine di Dio. Come Giobbe Abramo è disposto a credere nel Dio che dà e che toglie (cfr. Giobbe 1,21 ).
I tempi della PROVA, per Israele e per tutti noi che di Abramo siamo eredi, sono quei tempi in cui trovare un'alternativa a Dio più semplice e meno esigente, è una TENTAZIONE FORTISSIMA.
Le PROVE CHE SUBIAMO nella storia- quelle che vengono da Dio- ci portano a scoprire se ciò che diciamo della nostra fede, cioè che si fonda unicamente sull'Evangelo, lo intendiamo sul serio.
Questa medesima tematica E ' RIBADITA NEL NUOVO TESTAMENTO NEL" PADRE NOSTRO":
" NON CI ESPORRE ALLA TENTAZIONE " ( Matteo 6,13; Luca 11,4 ). La preghiera che Gesù ci raccomanda di rivolgere a Dio è che non ci metta in una situazione di prova, in cui saremmo costretti a scegliere, decidere e rischiare per la nostra confessione di fede. Supplichiamo che la nostra
situazione di fede non sia mai così drammatica da rivelare tutta la nostra pochezza. La preghiera del Padre Nostro tradisce il timore che se ci toccasse una simile prova noi non ne saremmo all'altezza.
La chiesa primitiva del Nuovo Testamento sapeva bene che vi sono tempi di prova (cfr. Marco 13,9-13; 1° Pietro 1,7; 2° Pietro 2,9 ). Una dimensione della prova è la tentazione di compiacere il mondo, di cedere a quelle pressioni, che portano a una fede di compromesso. E in genere noi "credenti" tremiamo al pensiero di dover prendere una decisione.
Ma Genesi 22 pone anche un interrogativo su Dio abbastanza complesso.
L'affermare che Dio PROVVEDE (v. 8) esige una fede altrettanto intensa quanto quella necessaria che Dio METTE ALLA PROVA. Equivale ad affermare che solo Dio è la fonte della vita. L'affermazione di Abramo (v. 8 ) e la conclusione (v.14) confessano che il montone che sostituisce Isacco non compare per caso, per combinazione, o per fortuna (v.13), ma che lo stesso Dio che con SOVRANITA' mette alla prova, PER GRAZIA poi risolve la prova. In un mondo dominato da umanesimo, scientismo, e naturalismo, affermare che solo Dio provvede non è meno scandaloso che affermare che Dio mette alla prova. Barth basa sul nostro testo tutta la sua interpretazione della "provvidenza", la dottrina secondo cui Dio si premura di fornire alle sue creature tutto ciò di cui necessitano.
L'Antico Testamento riconosce anche altrove la presenza dell'azione provvidenziale e benevola di Dio, per esempio nell'episodio della manna (Esodo 16,15 ). La stessa affermazione radicale su Dio come Colui che provvede è presente nel Nuovo Testamento.
La stessa chiesa che PREGA per NON ESSERE MESSA ALLA PROVA, invoca la divina PROVVIDENZA. Il Padre Nostro riconosce che non esiste altra fonte di provvidenza. Pertanto la chiesa prega per "il pane quotidiano" (Matteo 6,11 e Luca 11,3 ). La comunità neotestamentaria confessa che è soltanto il SOSTEGNO DI DIO a rendere la vita possibile (cfr. Matteo 6,25-33; Matteo 7,11; Marco 6, 30-44 ; Marco 8, 1-10; Efesini 3, 20-21).
PROVA E PROVVIDENZA
Genesi 22 colloca la vita di Abramo al centro della contraddizione tra MESSA ALLA PROVA E PROVVIDENZA. La chiamata di Abramo è una chiamata a vivere alla presenza di questo Dio che viene verso di noi e contemporaneamente ci si sottrae (cfr. Geremia 23,33). Molti credenti saranno tentati di accettare solo la prima parte. Soprattutto una religiosità come quella odierna, tiepida e condiscendente, tollererà solo un Dio che provvede, non un Dio che mette alla prova.
Altri vorranno solo un Dio che mette alla prova, e rifiuteranno la sua generosa provvidenza. Altri ancora, con moderno cinismo, considereranno sciocche entrambe le affermazioni, ritenendo che non dobbiamo rispondere a nessuno, nè confidare in nessuno, dal momento che siamo liberi e capaci di realizzarci da soli. Ma il patriarca Abramo si confessò non-libero di sottrarsi alla prova e in-capace di provvedere autonomamente a se stesso.
IL testo afferma dunque che Dio si comporta così con il suo popolo. Dio non è una premessa logica, tenuto a comportarsi in modo logico. Dio in quanto "Alto e Santo", mette alla prova il suo popolo per vagliarlo, per scoprire chi prende sul serio la fede, di quali vite è veramente Signore. E in quanto soccorritore degli "umili e degli oppressi", provvede buoni doni
imperscrutabili e inattesi e non ci permette di scegliere tra queste caratteristiche (cfr.Isaia 57,15).
Lutero ha detto che questa contraddizione tra prova e provvidenza (promettere Isacco, volerselo riprendere, salvarlo in extremis ) può essere riconciliata solo nella parola di Dio. In sua assenza la nostra ragione e la nostra fede restano disorientate. Quella parola che riconcilia è che colui che è morto vive. E' la parola della risurrezione a guidarci attraverso
questo testo al Dio che ci sorprende con la vita. Ciò non equivale a dire che se Isacco fosse stato ucciso, sarebbe poi stato risuscitato: il testo non lo dice. Ebrei 11,17-19 connette Isacco alla potenza della risurrezione, ma non nel senso che il morto venga risuscitato. Risurrezione è il mantenimento di una promessa in cui non si sperava più.
PREZIOSI RIMANDI AL NUOVO TESTAMENTO
E' legittimo associare questa dialettica prova / provvidenza, togliere / dare alla realtà di Gesù di Nazareth. In tutti e tre i detti ai discepoli sulla passione riportati da Marco: (Marco 8,31; Marco 9,31; Marco 10,33-34), Gesù parla di crocifissione e risurrezione. Questi due eventi sono due facce di un'unica realtà, non possono essere separati. I due insieme, il dare la vita e il riceverne una nuova, riassumono il messaggio di Gesù.
La crocifissione di Gesù è l'espressione estrema della messa alla prova di Dio. Come Abramo, Gesù nel Getsemani (Marco 14,32-42) si trova in una situazione in cui deve scegliere. In quella situazione, Gesù e il Padre verificano che Gesù, come Abramo, confida unicamente nella promessa. E i detti sulla passione, come parlano della prova della crocifissione, così parlano anche della risurrezione come estrema provvidenza di Dio.
La risurrezione è il miracolo con cui Dio provvede nuova vita in una situazione in cui non ci si aspettava che morte. La dialettica PROVA / PROVVIDENZA di Genesi 22 diviene dialettica di CROCIFISSIONE / RISURREZIONE nella fede della chiesa. La struttura del testo trova riscontro in un insegnamento centrale sul discepolato: "Perchè chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio
e del vangelo, la salverà" (Marco 8,35 ).
Paolo lo capì. E nella 1° Corinzi riuscì a congiungere mirabilmente le due tematiche. Riguardo al culto degli idoli, concluse infatti: "Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la TENTAZIONE, PROVVEDERA' anche la via d'uscirne, affinchè la possiate
sopportare " ( 1° Corinzi 10, 13 ). E' lo stesso Dio a tentare e a provvedere. IL nesso tra queste due realtà apparentemente inconciliabili è che Dio è fedele.
In ultima analisi , Genesi 22 non tratta forse dell'accertamento della fedeltà di Abramo,
ma della rivelazione della fedeltà di Dio.
Sandro.48 ( Esegesi dal Commentario del Brueggmann della claudiana ).
finito di scrivere il 31 dicembre 2015
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Genesi 22: Sacrificio d'Isacco : tentazione- prova- provvidenza
Post aggiunto da Sandro.48 il 31 dicembre 2015
..Abramo, con qualche esitazione, è stato un uomo di fede, ha creduto nella PROMESSA di Dio, nella prontezza a partire in Genesi 12, 1-4, nella sua risposta alla promessa in Genesi 15,6, nella sua accettazione della circoncisione in Genesi 17, 22-27. Ed è stato ricompensato
in Genesi 21, 1-8 con la nascita di Isacco. Ma accadono fatti del tutto inattesi . Solo ora scopriamo quanto sia impegnativa la fede. Le difficoltà iniziano con l'immediata avversione che suscita un Dio che ordini a un padre di uccidere il proprio figlio.
"Prendi ora tuo figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco... (v. 2)
"Figlio mio , Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto" (v.8 )
"NON MI HAI RIFIUTATO tuo figlio, l'unico tuo... ( v. 12 )
Il versetto 2 provoca la crisi, il versetto 12 la risolve.
Non sappiamo perchè Dio inizialmente pretenda da Abramo il sacrificio del figlio, nè perchè alla fine revochi l'ordine. Tra le due affermazioni di "divina imperscrutabilità" , si colloca il versetto 8, che ci propone il più profondo mistero della "fede umana" e dell' "umano patire". Il versetto 2 introduce la prova, lasciando intendere che Dio vuole sapere qualcosa. Dio non sta giocando. Davvero non sa. E il versetto 12 lo conferma: "Ora so". Il progredire della narrazione produce degli effetti sulla consapevolezza di Dio. Egli non sapeva. Ora sa. il racconto va interpretato come una
reale, autentica evoluzione del rapporto tra il SIGNORE e Abramo. L'evoluzione è dal "prendi" (v.2) al "non mi hai rifiutato" (v. 12 ) e dalla "prova" (v.1 ) all' "ora so" (v.12 ), e in entrambi i casi si compie grazie all'affermazione del versetto 8, una ENIGMATICA DICHIARAZIONE DI FEDE INCONDIZIONATA.
Solo grazie al versetto 8 la storia si evolve dal problema alla soluzione. "DIO PROVVEDERA' ". E nello stesso versetto abbiamo anche la rivelazione fondamentale su Abramo: ABRAMO CREDE. Abramo non sa, ma la sua fiducia è senza riserve. Egli ripone la sua fiducia nel SIGNORE, come dice
il Salmo: "Riponi la tua fiducia nel SIGNORE;
confida in Lui ed Egli agirà. (Salmo 37,5 ).
All'inizio, Dio è COLUI CHE METTE ALLA PROVA (v.1);
alla fine Dio è COLUI CHE PROVVEDE (v. 14 ),
Il racconto ha per argomento la tormentata presa di coscienza di Abramo che "Dio è Dio". Lo si potrebbe accostare a Esodo 20,1, ss. Il Dio che LIBERA è il Dio che PROIBISCE ogni altro Dio.
Vuole essere creduto Lui solo, e totalmente.
IL fatto che Dio PROVVEDA rivela la sua magnanima FEDELTA'. Il fatto che Dio METTA ALLA PROVA rivela la sua libera sovranità. Abramo scopre che le due caratteristiche di Dio sono sempre abbinate. Per La FEDE dice di "si" alla PROMESSA, e già non è cosa da poco; e dice di "si" anche all'ordine di Dio. Come Giobbe Abramo è disposto a credere nel Dio che dà e che toglie (cfr. Giobbe 1,21 ).
I tempi della PROVA, per Israele e per tutti noi che di Abramo siamo eredi, sono quei tempi in cui trovare un'alternativa a Dio più semplice e meno esigente, è una TENTAZIONE FORTISSIMA.
Le PROVE CHE SUBIAMO nella storia- quelle che vengono da Dio- ci portano a scoprire se ciò che diciamo della nostra fede, cioè che si fonda unicamente sull'Evangelo, lo intendiamo sul serio.
Questa medesima tematica E ' RIBADITA NEL NUOVO TESTAMENTO NEL" PADRE NOSTRO":
" NON CI ESPORRE ALLA TENTAZIONE " ( Matteo 6,13; Luca 11,4 ). La preghiera che Gesù ci raccomanda di rivolgere a Dio è che non ci metta in una situazione di prova, in cui saremmo costretti a scegliere, decidere e rischiare per la nostra confessione di fede. Supplichiamo che la nostra
situazione di fede non sia mai così drammatica da rivelare tutta la nostra pochezza. La preghiera del Padre Nostro tradisce il timore che se ci toccasse una simile prova noi non ne saremmo all'altezza.
La chiesa primitiva del Nuovo Testamento sapeva bene che vi sono tempi di prova (cfr. Marco 13,9-13; 1° Pietro 1,7; 2° Pietro 2,9 ). Una dimensione della prova è la tentazione di compiacere il mondo, di cedere a quelle pressioni, che portano a una fede di compromesso. E in genere noi "credenti" tremiamo al pensiero di dover prendere una decisione.
Ma Genesi 22 pone anche un interrogativo su Dio abbastanza complesso.
L'affermare che Dio PROVVEDE (v. 8) esige una fede altrettanto intensa quanto quella necessaria che Dio METTE ALLA PROVA. Equivale ad affermare che solo Dio è la fonte della vita. L'affermazione di Abramo (v. 8 ) e la conclusione (v.14) confessano che il montone che sostituisce Isacco non compare per caso, per combinazione, o per fortuna (v.13), ma che lo stesso Dio che con SOVRANITA' mette alla prova, PER GRAZIA poi risolve la prova. In un mondo dominato da umanesimo, scientismo, e naturalismo, affermare che solo Dio provvede non è meno scandaloso che affermare che Dio mette alla prova. Barth basa sul nostro testo tutta la sua interpretazione della "provvidenza", la dottrina secondo cui Dio si premura di fornire alle sue creature tutto ciò di cui necessitano.
L'Antico Testamento riconosce anche altrove la presenza dell'azione provvidenziale e benevola di Dio, per esempio nell'episodio della manna (Esodo 16,15 ). La stessa affermazione radicale su Dio come Colui che provvede è presente nel Nuovo Testamento.
La stessa chiesa che PREGA per NON ESSERE MESSA ALLA PROVA, invoca la divina PROVVIDENZA. Il Padre Nostro riconosce che non esiste altra fonte di provvidenza. Pertanto la chiesa prega per "il pane quotidiano" (Matteo 6,11 e Luca 11,3 ). La comunità neotestamentaria confessa che è soltanto il SOSTEGNO DI DIO a rendere la vita possibile (cfr. Matteo 6,25-33; Matteo 7,11; Marco 6, 30-44 ; Marco 8, 1-10; Efesini 3, 20-21).
PROVA E PROVVIDENZA
Genesi 22 colloca la vita di Abramo al centro della contraddizione tra MESSA ALLA PROVA E PROVVIDENZA. La chiamata di Abramo è una chiamata a vivere alla presenza di questo Dio che viene verso di noi e contemporaneamente ci si sottrae (cfr. Geremia 23,33). Molti credenti saranno tentati di accettare solo la prima parte. Soprattutto una religiosità come quella odierna, tiepida e condiscendente, tollererà solo un Dio che provvede, non un Dio che mette alla prova.
Altri vorranno solo un Dio che mette alla prova, e rifiuteranno la sua generosa provvidenza. Altri ancora, con moderno cinismo, considereranno sciocche entrambe le affermazioni, ritenendo che non dobbiamo rispondere a nessuno, nè confidare in nessuno, dal momento che siamo liberi e capaci di realizzarci da soli. Ma il patriarca Abramo si confessò non-libero di sottrarsi alla prova e in-capace di provvedere autonomamente a se stesso.
IL testo afferma dunque che Dio si comporta così con il suo popolo. Dio non è una premessa logica, tenuto a comportarsi in modo logico. Dio in quanto "Alto e Santo", mette alla prova il suo popolo per vagliarlo, per scoprire chi prende sul serio la fede, di quali vite è veramente Signore. E in quanto soccorritore degli "umili e degli oppressi", provvede buoni doni
imperscrutabili e inattesi e non ci permette di scegliere tra queste caratteristiche (cfr.Isaia 57,15).
Lutero ha detto che questa contraddizione tra prova e provvidenza (promettere Isacco, volerselo riprendere, salvarlo in extremis ) può essere riconciliata solo nella parola di Dio. In sua assenza la nostra ragione e la nostra fede restano disorientate. Quella parola che riconcilia è che colui che è morto vive. E' la parola della risurrezione a guidarci attraverso
questo testo al Dio che ci sorprende con la vita. Ciò non equivale a dire che se Isacco fosse stato ucciso, sarebbe poi stato risuscitato: il testo non lo dice. Ebrei 11,17-19 connette Isacco alla potenza della risurrezione, ma non nel senso che il morto venga risuscitato. Risurrezione è il mantenimento di una promessa in cui non si sperava più.
PREZIOSI RIMANDI AL NUOVO TESTAMENTO
E' legittimo associare questa dialettica prova / provvidenza, togliere / dare alla realtà di Gesù di Nazareth. In tutti e tre i detti ai discepoli sulla passione riportati da Marco: (Marco 8,31; Marco 9,31; Marco 10,33-34), Gesù parla di crocifissione e risurrezione. Questi due eventi sono due facce di un'unica realtà, non possono essere separati. I due insieme, il dare la vita e il riceverne una nuova, riassumono il messaggio di Gesù.
La crocifissione di Gesù è l'espressione estrema della messa alla prova di Dio. Come Abramo, Gesù nel Getsemani (Marco 14,32-42) si trova in una situazione in cui deve scegliere. In quella situazione, Gesù e il Padre verificano che Gesù, come Abramo, confida unicamente nella promessa. E i detti sulla passione, come parlano della prova della crocifissione, così parlano anche della risurrezione come estrema provvidenza di Dio.
La risurrezione è il miracolo con cui Dio provvede nuova vita in una situazione in cui non ci si aspettava che morte. La dialettica PROVA / PROVVIDENZA di Genesi 22 diviene dialettica di CROCIFISSIONE / RISURREZIONE nella fede della chiesa. La struttura del testo trova riscontro in un insegnamento centrale sul discepolato: "Perchè chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per amor mio
e del vangelo, la salverà" (Marco 8,35 ).
Paolo lo capì. E nella 1° Corinzi riuscì a congiungere mirabilmente le due tematiche. Riguardo al culto degli idoli, concluse infatti: "Dio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la TENTAZIONE, PROVVEDERA' anche la via d'uscirne, affinchè la possiate
sopportare " ( 1° Corinzi 10, 13 ). E' lo stesso Dio a tentare e a provvedere. IL nesso tra queste due realtà apparentemente inconciliabili è che Dio è fedele.
In ultima analisi , Genesi 22 non tratta forse dell'accertamento della fedeltà di Abramo,
ma della rivelazione della fedeltà di Dio.
Sandro.48 ( Esegesi dal Commentario del Brueggmann della claudiana ).
finito di scrivere il 31 dicembre 2015