Ci metteresti la mano sul fuoco? Sei davvero convinto che oggi siamo in grado di dire che nessun ebreo di tutti i tempi abbia trattato il corpo di un defunto con aromi e unguenti? Sarebbe come pretendere di dire con assoluta sicurezza che nessun ebreo abbia mai mangiato un cibo impuro.perché l'ebreo di tutti i tempi non ha mai trattato il corpo,di un cadavere spalmandolo con olio?
Armando, tu pensi veramente che a Dio interessi se un cadavere è stato trattato con unguento oppure no? "Tornare alla terra" è un insegnamento; costruirci sopra una serie di regole rigide che al Dio onnipotente e trascendente non possono interessare, a chi serve? Forse a chi sceglie di dedicare la sua vita al rispetto di quelle regole. Ora, tu trovami sulla Torah dove esattamente è spiegata la pratica funebre precisa che rispecchia "la volontà di Dio". Non la torah orale, ma quella scritta. Ti rispondo con Yeshùa:
“Egli non è il Dio dei morti, ma dei vivi” — Mt 22:32
Stessa cosa sul sabato, ad esempio. Pensi che a Dio interessi se uno, di sabato, solleva un grammo più del dovuto o fa un passo in più del dovuto? E chi lo ha deciso questo dovuto, Dio? Yeshùa, in una frase, insegna il senso del rispetto del sabato: “Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato” (Mr 2:27). Insegnamento condiviso alla lettera in tempi successivi da Rabbi Simeon ben Menasya. C'è da chiedersi se il saggio ebreo non si sia ispirato all'insegnamento di Yeshua. Stessa cosa sui sacrifici. Che senso ha fare ogni giorno sacrifici per chiedere perdono se nel nostro cuore non siamo davvero pentiti? E pensi che Dio prediliga il sacrificio di un animale oppure il cuore davvero pentito di uno che si umilia davanti a Lui in sincera richiesta di perdono?
“Che m'importa dei vostri numerosi sacrifici?», dice il Signore; «io sono sazio degli olocausti di montoni e del grasso di bestie ingrassate; il sangue dei tori, degli agnelli e dei capri, io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi davanti a me, chi vi ha chiesto di contaminare i miei cortili? Smettete di portare offerte inutili; l'incenso io lo detesto; e quanto ai noviluni, ai sabati, al convocare riunioni, io non posso sopportare l'iniquità unita all'assemblea solenne. L'anima mia odia i vostri noviluni e le vostre feste stabilite; mi sono un peso che sono stanco di portare. Quando stendete le mani, distolgo gli occhi da voi; anche quando moltiplicate le preghiere, io non ascolto; le vostre mani sono piene di sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete davanti ai miei occhi la malvagità delle vostre azioni; smettete di fare il male; imparate a fare il bene; cercate la giustizia, rialzate l'oppresso, fate giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova! Poi venite, e discutiamo», dice il Signore; «anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana.” — Is 1:11-18
Ovviamente, Dio non sta sconfessando la Sua stessa Torah. Sta mettendo in risalto l'importanza primaria della purezza delle intenzioni del cuore.
Adesso, leggi due parole scritte da uno che qualcosina su cosa vuole Dio l'ha capita. Scrive A. J. Heschel in Man's Quest for God. Studies in Prayer and Symbolism:
“Un certo numero di idee riguardanti la legge ebraica si sono rivelate particolarmente ostili alla sua sopravvivenza. Desidero esaminarne un paio. La prima è l'assunzione che si osserva tutto o niente; ogni regola ha eguale importanza, e se un solo mattone viene rimosso, l'intero edificio finirà per crollare. Una simile intransigenza, per quanto sia lodevole se intesa come manifestazione di religiosità, non è giustificabile né sul piano storico né a livello teologico. Vi furono periodi della storia ebraica nei quali alcuni aspetti delle osservanze rituali non venivano contemplati, e questo da parte di persone che per il resto vivevano rispettando pienamente la legge. E dov'è l'uomo che può affermare di esser stato capace di adempiere alla lettera la mizwà: “Ama il prossimo tuo come te stesso”? Dov'è la preoccupazione per l'inadeguatezza spirituale di ciò che a detta di tutti non dovrebbe essere abbandonato? Dov'è l'angoscia per l'aridità della nostra preghiera e per la convenzionalità del nostro obbedire? Il dilemma a cui bisogna senz'altro dare risposta non è allora “tutto o niente”, abbandono totale o piena osservanza della legge. Il problema è se siamo alla ricerca di un'obbedienza autentica oppure contraffatta, genuina o artificiosa. Il problema non è quanto ma come obbedire. Dobbiamo verificare se obbediamo per davvero, oppure se ci prendiamo gioco della parola di Dio.”
Per finire, Yeshùa agli scribi e i farisei:
“Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Così anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.” - Mt 23:16-28 (NR)
Riflettici su.
