Testo e canone della Bibbia
Re: Testo e canone della Bibbia
Come diventa chiaro quando le traduzioni sono fatte da persone competenti!
Pensiamo quanto danno provoca una sola parola tradotta malamente e ,se poi la unisci con le altre, ecco pronta una nuova edizione della Bibbia versione Tradita .
Infatti i termini errati Vecchio e Nuovo Testamento fanno delle due Scritture ,rispettivamente ebraiche e greche , un corpo separato dove si vede il primo privarsi della sua autorità e il secondo assumerne la supremazia.
Bene Gianni, grazie.
Pensiamo quanto danno provoca una sola parola tradotta malamente e ,se poi la unisci con le altre, ecco pronta una nuova edizione della Bibbia versione Tradita .
Infatti i termini errati Vecchio e Nuovo Testamento fanno delle due Scritture ,rispettivamente ebraiche e greche , un corpo separato dove si vede il primo privarsi della sua autorità e il secondo assumerne la supremazia.
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Re: Testo e canone della Bibbia
La terza sezione del Tanàch è costituita dai Ketuvìm (Scritti). La raccolta Ketuvìm (in italiano Scritti; più raramente Agiografi, “scrittori sacri”) è composta da 13 libri sapienziali. Comprende scritti di varie categorie: salmi, libri di saggezza, annali storici. Includono: Salmi, Proverbi, Giobbe, Cantico dei cantici e Lamentazioni; ma includono anche Rut, Ecclesiaste, Ester, Daniele, Esdra, Neemia e Primo e Secondo Cronache. Si noti che Daniele è collocato in questa sezione e non è tra i profeti.
כתובים (Ketuvìm, Scritti)
Nome Sigla Nome ebraico
Salmi Sl תהלים Tehilìym “Lodi”
Proverbi Pr משלי Mishlè “Proverbi”
Gobbe Gb איוב Iyòv “Oggetto di astio”
Cantico Cnt שיר השירים Shiyr hashiyrìym “Canto dei canti”
Rut Rut רות Rut Rut
Lamentazioni Lam איכה Ekàh “Come!”
Ecclesiaste Ec קהלת Qohèlet “Presidente d’assemblea”
Ester Est אסתר Estèr Ester
Daniele Dn דניאל Daniyèl “Dio [è] il mio giudice”
Esdra Esd עזרא Esràh “Aiuto”
Neemia Nee נחמיה Nekhemyàh “Yah consola”
1Cronache 1Cron דברי הימים א Divrè haiyamìm àlef “Fatti dei giorni 1”
2Cronache 2Cron דברי הימים ב Divrè haiyamìm bet “Fatti dei giorni 2”
La sezione biblica chiamata Ketuvìm (“scritti”) raccoglie gli scritti dei saggi, ovvero ciò che l’antica sapienza ebraica ci ha insegnato circa la vita umana. In questa classe di libri si distingue una duplice corrente:
a) Conservativa, tradizionale, fiduciosa, didattica. Comprende i Proverbi, i detti dei consiglieri di Giobbe e alcuni Salmi come il 34, quelli da 12 a 23, il 37, il 127 e 110:10. Questa corrente predomina prima dell’esilio.
b) Radicale, eterodossa, scettica. Coinvolge le parole di Agur (Pr 30:1-4), quanto si dice di Giobbe (l’eroe del poema Giobbe; non i suoi discorsi né quelli dei suoi consiglieri, ma quello che di lui si dice), Qohèlet o Ecclesiaste. Questa corrente predomina con l’esilio e dopo.
I saggi (gli scrittori dei Ketuvìm) si rivolgono più all’individuo che a tutto il popolo: “Perché l'uomo conosca la saggezza, l'istruzione e comprenda i detti sensati” (Pr 1:2); “Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento […]” (Pr 3:1). I profeti, invece, si rivolgono al popolo, alla massa. Secondo i saggi Dio è il creatore dell’universo e base necessaria per l’esistenza dell’uomo; l’uomo è colui che capisce e non capisce (piuttosto che uno che sceglie), che accetta o si ribella alle responsabilità avute da Dio. Per i saggi, Dio rimane misterioso, remoto, inaccessibile, e “non ce ne giunge all'orecchio che un breve sussurro” (Gb 26:14). È oscura la traduzione che ne fa TNM: “E qual sussurro di una questione si è udito riguardo a lui!”. Non si comprende il senso di questa traduzione. Il passo biblico intende dire che quello che noi possiamo vedere delle azioni di Dio è solo un “breve sussurro” o come traduce PdS: “soltanto l’eco di una sua impresa”.
Per i saggi l’anello di congiunzione con Dio non è posto tanto nella parola profetica o nel culto, ma nella sapienza che è dono di Dio. Il fine dei saggi è di raggiungere un equilibrio. Loro principio è “il timore del Signore” (Pr 1:7), che denota la fede in Dio e l’accettazione delle sue norme morali. Più che l’atteggiamento devozionale e la partecipazione a certi riti, per i saggi conta un’attitudine intellettuale e morale nei riguardi di Dio.
In Pr 1:29 la “conoscenza” e il “timore di Dio” sono correlativi: “Hanno odiato la conoscenza, e non hanno scelto il timore di Geova [“Yhvh” nel testo ebraico]” (TNM). Appare quindi chiaro che per i saggi ebrei (gli scrittori dei ketuvìm) il “timore di Dio” costituisce la vera “conoscenza”:
“Figlio mio, se riceverai i miei detti e farai tesoro dei miei propri comandamenti presso di te, in modo da prestare attenzione alla sapienza col tuo orecchio, per inclinare il tuo cuore al discernimento; se, inoltre, chiami l’intendimento stesso e levi la voce per lo stesso discernimento, se continui a cercarlo come l’argento, e continui a ricercarlo come i tesori nascosti, in tal caso comprenderai il timore di Geova, e troverai la medesima conoscenza di Dio” (Pr 2:1-5, TNM).
L’accento posto sulla sapienza è anche un aspetto relativo al re messianico: “Ho consiglio e saggezza. Io, intendimento; ho potenza” (Pr 8:14, TNM), “Io, la saggezza, sto con l'accorgimento e ho trovato la scienza della riflessione. Il timore del Signore è odiare il male” (Pr 8:12,13). La sapienza, riferita al re messianico, è il saper giudicare rettamente: “Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?”, “La sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia” (1Re 3:9,28). Secondo Is 11:2 il re messianico avrà anche “consiglio” e “forza”: “Lo Spirito del Signore riposerà su di lui: spirito di saggezza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”. Il “consiglio” e la “forza” costituiscono la sapienza per governare di fatto: “Tu dici che, per fare la guerra, consiglio e forza sono soltanto parole” (2Re 18:20, “In Dio stanno la saggezza e la potenza” (Gb 12:13). Si tratta di conoscenza e di timore di Dio: la sapienza per venerare Dio in modo giusto.
Lascio il consueto tempo e spazio per domande e osservazioni, poi passerò a parlare brevemente delle Scritture Greche.
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Proverbi Pr משלי Mishlè “Proverbi”
Gobbe Gb איוב Iyòv “Oggetto di astio”
Cantico Cnt שיר השירים Shiyr hashiyrìym “Canto dei canti”
Rut Rut רות Rut Rut
Lamentazioni Lam איכה Ekàh “Come!”
Ecclesiaste Ec קהלת Qohèlet “Presidente d’assemblea”
Ester Est אסתר Estèr Ester
Daniele Dn דניאל Daniyèl “Dio [è] il mio giudice”
Esdra Esd עזרא Esràh “Aiuto”
Neemia Nee נחמיה Nekhemyàh “Yah consola”
1Cronache 1Cron דברי הימים א Divrè haiyamìm àlef “Fatti dei giorni 1”
2Cronache 2Cron דברי הימים ב Divrè haiyamìm bet “Fatti dei giorni 2”
La sezione biblica chiamata Ketuvìm (“scritti”) raccoglie gli scritti dei saggi, ovvero ciò che l’antica sapienza ebraica ci ha insegnato circa la vita umana. In questa classe di libri si distingue una duplice corrente:
a) Conservativa, tradizionale, fiduciosa, didattica. Comprende i Proverbi, i detti dei consiglieri di Giobbe e alcuni Salmi come il 34, quelli da 12 a 23, il 37, il 127 e 110:10. Questa corrente predomina prima dell’esilio.
b) Radicale, eterodossa, scettica. Coinvolge le parole di Agur (Pr 30:1-4), quanto si dice di Giobbe (l’eroe del poema Giobbe; non i suoi discorsi né quelli dei suoi consiglieri, ma quello che di lui si dice), Qohèlet o Ecclesiaste. Questa corrente predomina con l’esilio e dopo.
I saggi (gli scrittori dei Ketuvìm) si rivolgono più all’individuo che a tutto il popolo: “Perché l'uomo conosca la saggezza, l'istruzione e comprenda i detti sensati” (Pr 1:2); “Figlio mio, non dimenticare il mio insegnamento […]” (Pr 3:1). I profeti, invece, si rivolgono al popolo, alla massa. Secondo i saggi Dio è il creatore dell’universo e base necessaria per l’esistenza dell’uomo; l’uomo è colui che capisce e non capisce (piuttosto che uno che sceglie), che accetta o si ribella alle responsabilità avute da Dio. Per i saggi, Dio rimane misterioso, remoto, inaccessibile, e “non ce ne giunge all'orecchio che un breve sussurro” (Gb 26:14). È oscura la traduzione che ne fa TNM: “E qual sussurro di una questione si è udito riguardo a lui!”. Non si comprende il senso di questa traduzione. Il passo biblico intende dire che quello che noi possiamo vedere delle azioni di Dio è solo un “breve sussurro” o come traduce PdS: “soltanto l’eco di una sua impresa”.
Per i saggi l’anello di congiunzione con Dio non è posto tanto nella parola profetica o nel culto, ma nella sapienza che è dono di Dio. Il fine dei saggi è di raggiungere un equilibrio. Loro principio è “il timore del Signore” (Pr 1:7), che denota la fede in Dio e l’accettazione delle sue norme morali. Più che l’atteggiamento devozionale e la partecipazione a certi riti, per i saggi conta un’attitudine intellettuale e morale nei riguardi di Dio.
In Pr 1:29 la “conoscenza” e il “timore di Dio” sono correlativi: “Hanno odiato la conoscenza, e non hanno scelto il timore di Geova [“Yhvh” nel testo ebraico]” (TNM). Appare quindi chiaro che per i saggi ebrei (gli scrittori dei ketuvìm) il “timore di Dio” costituisce la vera “conoscenza”:
“Figlio mio, se riceverai i miei detti e farai tesoro dei miei propri comandamenti presso di te, in modo da prestare attenzione alla sapienza col tuo orecchio, per inclinare il tuo cuore al discernimento; se, inoltre, chiami l’intendimento stesso e levi la voce per lo stesso discernimento, se continui a cercarlo come l’argento, e continui a ricercarlo come i tesori nascosti, in tal caso comprenderai il timore di Geova, e troverai la medesima conoscenza di Dio” (Pr 2:1-5, TNM).
L’accento posto sulla sapienza è anche un aspetto relativo al re messianico: “Ho consiglio e saggezza. Io, intendimento; ho potenza” (Pr 8:14, TNM), “Io, la saggezza, sto con l'accorgimento e ho trovato la scienza della riflessione. Il timore del Signore è odiare il male” (Pr 8:12,13). La sapienza, riferita al re messianico, è il saper giudicare rettamente: “Dà dunque al tuo servo un cuore intelligente perché io possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male; perché chi mai potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo che è così numeroso?”, “La sapienza di Dio era in lui per amministrare la giustizia” (1Re 3:9,28). Secondo Is 11:2 il re messianico avrà anche “consiglio” e “forza”: “Lo Spirito del Signore riposerà su di lui: spirito di saggezza e d'intelligenza, spirito di consiglio e di forza, spirito di conoscenza e di timore del Signore”. Il “consiglio” e la “forza” costituiscono la sapienza per governare di fatto: “Tu dici che, per fare la guerra, consiglio e forza sono soltanto parole” (2Re 18:20, “In Dio stanno la saggezza e la potenza” (Gb 12:13). Si tratta di conoscenza e di timore di Dio: la sapienza per venerare Dio in modo giusto.
Lascio il consueto tempo e spazio per domande e osservazioni, poi passerò a parlare brevemente delle Scritture Greche.
Re: Testo e canone della Bibbia
Gianni non ho domande da fare, ma ti sto seguendo 

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Re: Testo e canone della Bibbia
(Caspita, qualcuno mi segue). 

- Maryam Bat Hagar
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Re: Testo e canone della Bibbia
מְשַׁעֲמֵם
ovviamente scherzo Gianni non lo sei affatto
volevo chiedere:vi è un qualche motivo particolare per cui Daniele non è stato inglobato con i Nevim ma lo è stato con i Ketuvim?


ovviamente scherzo Gianni non lo sei affatto
volevo chiedere:vi è un qualche motivo particolare per cui Daniele non è stato inglobato con i Nevim ma lo è stato con i Ketuvim?
il nostro nemico non è né l'ebreo né il cristiano
il nostro nemico è la nostra stessa ignoranza
Ali ibn Abi Talib(599- 661)
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Re: Testo e canone della Bibbia
Io credo, Daniela, che essendo quel libro alquanto tardivo, la sezione dei Profeti fosse considerata già chiusa. Ma è solo una mia idea. Potrebbe forse rspondere con più precisione Noiman.
Re: Testo e canone della Bibbia
Dei Ketuvím si parla di due correnti: Conservativa; Radicale.
Mi incuriosisce questa classificazione e avrei interesse di sapere come si è giunti a questo.
È forse derivata dagli studi metodici di ermeneutica?
Mi sono piaciuti questi concetti:
Per i saggi l’anello di congiunzione con Dio non è posto tanto nella parola profetica o nel culto, ma nella sapienza che è dono di Dio
Più che l’atteggiamento devozionale e la partecipazione a certi riti, per i saggi conta un’attitudine intellettuale e morale nei riguardi di Dio.
Concetti che se non erro in seguito rileggiamo nelle Scritture greche.
Mi incuriosisce questa classificazione e avrei interesse di sapere come si è giunti a questo.
È forse derivata dagli studi metodici di ermeneutica?
Mi sono piaciuti questi concetti:
Per i saggi l’anello di congiunzione con Dio non è posto tanto nella parola profetica o nel culto, ma nella sapienza che è dono di Dio
Più che l’atteggiamento devozionale e la partecipazione a certi riti, per i saggi conta un’attitudine intellettuale e morale nei riguardi di Dio.
Concetti che se non erro in seguito rileggiamo nelle Scritture greche.
Re: Testo e canone della Bibbia
Non voglio interrompere la tua esposizione, ma se mi è consentito fare un commento, credo la tua frase sia un'affermazione legata alla fede di ognuno. Chi non crede in Gesù riterrà pienamente sufficiente il Tanàch, mentre chi riconosce in lui il messia vedrà le scritture ebraiche come un antecedente che si realizza pienamente solo nelle scritture greche.Gianni ha scritto:il Tanàch sussiste anche senza le Scritture Greche, ma le Scritture Greche senza Tanàch sarebbero come una capanna di canne costruita sulla sabbia e senza fondamento.
Un'altra osservazione che vorrei fare è legata al fatto che i testi delle Sacre Scritture sono il frutto di una tradizione orale che riporta la Rivelazione di Dio. Egli si rivela agli uomini attraverso alcuni testimoni scelti, come Abramo e Mosè, e questi trasmettono con le loro parole a tutto il popolo quanto rivelato da Dio . Quindi prima del testo, avviene un fatto, ovvero la rivelazione agli uomini, solo successivamente questa rivelazione viene fissata per iscritto.
- Gianni
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Re: Testo e canone della Bibbia
Il libro di Dn è una vera profezia. La profezia, in senso biblico, non è tanto l’annuncio di cose future (come popolarmente si pensa) quanto piuttosto la comunicazione del messaggio di Dio. Il profeta è colui che parla a nome di Dio, sia che annunci il futuro sia che dia un insegnamento divino ai contemporanei. Il libro di Dn cerca di incoraggiare i giudei, perseguitati per la loro fede da Antioco IV Epifane, a rimanere fedeli e leali al vero unico Dio. Il messaggio di Daniele vuole anche infondere speranza e sicurezza: Dio è il Signore della storia, controlla lo svolgersi degli eventi, ha già fissato il momento in cui verrà il tempo della fine cui succederà il periodo di pace e di gioia universale. In nome di Dio, Daniele (e, ancora di più, l’ispirato autore anonimo che ha dato la forma definitiva al libro) esorta i credenti ad avere fiducia nel Signore, a resistere al persecutore, a evitare compromessi di ogni genere, a essere pronti anche al martirio con cui arriveranno alla resurrezione e alla gloriosa corona a essi riservata. Il profeta assicura pure una giusta condanna ai persecutori del suo tempo. Il profeta presenta tale suo insegnamento utilizzando due generi letterari particolari: il didattico e l’apocalittico.
si può dire che il libro di Daniele è uno scritto profetico che assieme alla profezia accoglie alcuni elementi didattici e apocalittici, presentando così una complessità di generi letterari, bellamente intrecciati tra loro per l’edificazione del lettore. Anche se essi riguardano problemi esistenziali del 2° secolo a. E. V., di fatto possono applicarsi a situazioni simili in tutti i secoli. In queste situazioni il credente viene a trovarsi nel pericolo di compromettere la sua fede per esigenze socio-politiche. Nessun compromesso tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, tra Dio e satana.
si può dire che il libro di Daniele è uno scritto profetico che assieme alla profezia accoglie alcuni elementi didattici e apocalittici, presentando così una complessità di generi letterari, bellamente intrecciati tra loro per l’edificazione del lettore. Anche se essi riguardano problemi esistenziali del 2° secolo a. E. V., di fatto possono applicarsi a situazioni simili in tutti i secoli. In queste situazioni il credente viene a trovarsi nel pericolo di compromettere la sua fede per esigenze socio-politiche. Nessun compromesso tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, tra Dio e satana.
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Re: Testo e canone della Bibbia
Hai fatto osservazioni molto interessanti, Besaseà.